Le memorie della menta piperita [di Elena Morando]
Pubblichiamo l’ultima parte di un racconto lungo. Le precedenti parti sono state pubblicate il 13, 19, 26 maggio, 2 giugno (NdR).XIV- BAMBINE DI CARTA 14.1. Mia nonna costruisce bambine di carta fatte di giornali e queste bambine sono tutte attaccate per le braccia. Lei dice che si tengono per mano ma io le mani non le vedo. A me le bambine di carta fanno paura; le tengo tutte dentro una scatola con i fiori azzurri dipinti, dove prima c’erano i biscotti. Può essere che di notte le bambine di carta si svegliano e così allacciate e senza mani vanno a fare un giro dove c’è abbastanza spazio per la loro ombra, che diventa lunga oppure larga appena c’è un po’ di luce. 14.2. Ma questo succede solo di notte quando le luci servono per illuminare qualcosa e l’ombra può giocare a diventare molte cose diverse. Io credo che tutto di notte diventa diverso. Perchè al buio c’è più libertà e la libertà dipende dallo spazio che abbiamo e da chi ci sta guardando. Di notte nessuno vede niente perchè gli occhi si spengono per dormire e quindi siamo più liberi, e dato che c’è buio una stanza può sembrare più grande di quello che è e abbiamo più spazio. Le bambine di carta che stanno chiuse nella scatola e non hanno mani non possono aprire il coperchio e anche se io ho paura della loro libertà, di notte le tengo aperte così possono fare il girotondo vicino al soffitto e se c’è un po’ di luce posso vedere nel muro l’ombra che cambia forma e poi scompare. XV- CASE 15.1. Ci sono case abitate da insetti e case vuote dentro i mattoni della stalla, sono case da dove esce qualche filo di fieno e dentro non ci passa nemmeno un dito. In queste case si possono inventare le storie e si può abitarle con qualche sassolino e un pezzetto di corda oppure un legno. Io passo molto tempo a trovare le case vuote e ad abitarle, anche se le parole delle storie non possono essere sempre le stesse e il giorno dopo le parole che dimentico diventano delle canzoni tutte uguali fatte da un suono. E questo suono uguale è il suono che si fa per riempire un vuoto e cercare qualcosa che va bene da dire nelle storie inventate. 15.2. Nessuno mi vede quando abito le case vuote perchè certe cose vanno fatte senza sentire gli occhi degli altri che guardano; quando è giorno e c’è tutta la luce per guardare e allora lo spazio della libertà diventa davvero piccolo. Nonno quando passa con il secchio per mungere non mi guarda mai. La casa delle mucche non esiste, loro hanno solo un recinto e in mezzo al recinto c’è un palo che serve per attacarla con la fune. 15.3. Le tette delle mucche sono fatte apposta per ciucciare e hanno tanto latte caldo dentro che esce e fa la schiuma, il latte si scalda perchè le mucche possono avere ogni anno un figlio e più si fanno figli più il latte si deve scaldare dentro la pancia per farli crescere senza casa. Io una casa ce l’ho, vicino al recinto delle mucche e vicino alla stalla delle case vuote. XVI-TORTE DI FANGO 16.1. Io vado nell’orto con mia sorella a giocare mentre nonno annaffia. L’orto ha bisogno di essere innaffiato per far crescere le piante che si mangiano quando sono mature e hanno scoppiato il seme che ha nella pancia tutte le cose che servono. 16.2. La terra bagnata si chiama fango e il fango può servire per fare le torte. Io so fare torte di fango grandi e piccole e dopo che sono pronte, sopra ci metto i petali dei fiori che stanno bene, perchè solo di fango neanche i cani le annusano e quando ne ho fatto tante le metto in fila sotto il roseto così prendono il profumo e sembrano vere. 16.3. Ma io non so fare solo le torte, io so anche correre quando la strada è in discesa e salire sopra le roccie più alte senza chiedere aiuto. Da sopra le roccie vado a trovare la città del sole che si cerca con i suoni di cose vere oppure che passano e lasciano sempre qualcosa: le foglie prese da qualche albero e i sassi tondi e lisci come il pelo del cane bagnato. 16.4. I suoni tornano sempre da dove sono venuti ed è per questo che la città del sole non può durare per sempre, perchè i suoni abitano nel buio e diventano luce solo quando ci sono le orecchie ad ascoltare. Nel buco buio di tutti i suoni è tutto mischiato e nero come le torte di fango prima dei petali. XVII- BATTITI E CADUTE 17.1. Il cuore batte dentro il corpo di tutti quelli che vivono e si ferma solo se abbiamo paura o urliamo. Il cuore non può battere sempre perchè si consuma come le scarpe e anche come la matita. Per questo ogni tanto è giusto avere paura e anche urlare così il cuore si riposa. Quando cado allora sento il cuore rimbalzare perchè lo spazio che ha dentro per muoversi è molto oppure perchè è tondo e non ha spigoli come le cose dure. 17.2. Tutto le cose morbide stanno vicine alle cose dure, la lingua vicino ai denti, le unghie vicino alla terra per scavare. Dopo che si è scavato abbastanza il buco diventa umido e serve per i semini o per mettere un po’ d’acqua così la terra beve e fa crescere l’erba. L’erba e i fiori sono i capelli della terra e i sassi sono i denti, il corpo della terra è grandissimo e arriva fino all’Africa dove c’è la pancia che si gonfia quando i leoni stanno cantando. Ma gli animali dell’Africa sono lontani e io conosco solo gli animali che abitano qui. 17.3. Il mio animale preferito è la volpe. La volpe è arancione come un frutto e corre più veloce di una capra, quando fa i cuccioli, mostra i denti anche se non c’è nessuno, così tutti hanno paura. Io aspetto la volpe fino a che non viene alla vigna a mangiare sul sasso liscio. XVIII- I FIORI TRA LE CARTE 18.1 Tra le carte ci sono i fiori, sono fiori secchi che prima erano rossi. Sono rose, le ho messe io dentro il quaderno, così diventano trasparenti e sembrano disegnati. I fiori che erano prima rose ora servono per segnare le cose scritte e andare con il dito alla pagina giusta, è sempre difficile ricominciare a scrivere da dove si è terminato e ogni lettera è una cosa difficile che ha tante curve. 18.2. Nessuna lettera è bella come la effe, la effe sembra una bambina con il vestito che va a passeggiare. 18.3. Le parole esistono senza scriverle anche di notte mentre dormiamo quando facciamo finta di essere morti e sogniamo con le parole che sono mute. Le parole mute sono piene di colori come gli uccelli dell’Africa. XIX- PANCIA 19.1. La mia pancia è fatta giusta per respirare e c’è un buco in mezzo che è l’ombelico da dove entra l’aria buona e dove è legata la vita da quando sono nata. Mi hanno legata facendo un nodo e il resto del filo lo hanno buttato. Tutti i fili buttati di tutti i bambini servono per dare da mangiare alla terra, così anche gli alberi possono crescere con le loro radici che arrivano in fondo dove scorre il fiume che da da bere alle piante. |