Adesso tocca a Sardegna1 e domani a chi? [di Gianfranca Fois]
E così si è completato il piano di licenziamenti che ha colpito giornalisti e tecnici dell’emittente sarda Sardegna1 rendendo ancora più asfittico lo spazio dell’informazione in Sardegna. Già nel novembre scorso infatti avevamo assistito alla sparizione dal giornale sassarese La Nuova Sardegna della pagina dedicata a Cagliari. Diventa perciò sempre più difficile per i cittadini sardi accedere a un’informazione libera e pluralista, che è il fondamento di una democrazia reale, infatti quando i giornalisti non possono svolgere il loro ruolo sociale la democrazia si indebolisce. Con questa pesante riduzione degli spazi informativi, e in particolar modo di quello del sud della Sardegna la più densamente popolata e sede del governo della Regione, si afferma il monopolio dell’informazione stampata e televisiva del gruppo controllato dall’editore Zuncheddu, con tutto ciò che questo comporta in termini di trasparenza e autonomia dell’informazione. Anche sul web assistiamo a pericolosi tentativi di creare bavagli e ostacoli, vedi le recentissime vicende del sito SassariNotizie in cui l’editore ha cambiato d’autorità il direttore e la password dei pc dei redattori colpevoli di aver protestato per il ritardo degli stipendi. Proprio questa notizia ci riporta allo stato dell’informazione in Italia, infatti ai problemi legati alla grave crisi economica che dura ormai da diversi anni e che ha ricadute anche nella gestione dei vari mezzi di comunicazione si aggiunge la situazione dei giovani, e meno giovani, giornalisti che sembrano condannati a una vita di precari sottopagati. Gli articoli sono pagati pochi Euro e per questo motivo bisogna cercare di pubblicarne il più possibile a scapito non solo della forma ma anche del contenuto, spesso sciatto e impreciso anche perché il giornalista precario, per cercare di sopravvivere, deve scrivere su qualsiasi argomento senza avere la possibilità di di approfondire o di diventare un giornalista specializzato, in economia o in finanza, in scienze o in cronaca politica, come è successo ai giornalisti di un tempo. Con giornalisti pagati poco e in balia dell’editore a cui devono essere graditi per continuare a lavorare, dal momento che che non esistono in Italia gli editori puri ma solo gruppi di potere economico e politico, sarà sempre più difficile avere un’ informazione corretta e completa. Per non parlare poi dei giornalisti che in questo clima sono costretti a subire minacce, intimidazioni, anche fisiche, dai poteri mafiosi ma non solo. In Sardegna ad esempio l’anno scorso ci sono state, in diverse parti dell’isola, attacchi e percosse da parte di parenti e amici di persone che erano finite sui giornali per episodi di cronaca. Non ultimo problema in una siffatta situazione è che a fronte di un impoverimento dell’informazione si fanno più incerte le tutele dei diritti oltre che le riflessioni e le denunce su quanto accade da parte di riviste, giornali, blog on line che per i loro approfondimenti e le loro analisi possono contare sempre meno su un’informazione pluralistica, libera e indipendente. Non vorremo che si verificasse anche in Italia quanto sta succedendo negli USA i cui siti più recenti sono interessati non a cosa si vuole dire ma solo a come lo si vuole dire con nuovi linguaggi e nuove tecniche narrative. |
Tutto ciò è la conseguenza del peggioramento della qualità della società nella quale ci ritroviamo a vivero oggi. Tutto è iniziato vent’anni fa: perdita di valori etici, esaltazione dell’apparenza, svilimento del valore della cultura, peggioramento della scuola, imperversare di una televisione spazzatura, eccetera. Oggi si vendono meno giornali, meno periodici, meno libri. Prevale la logica del profitto e i datori di lavoro (editori e simili) hanno buon gioco a fare e disfare a seconda dell’andamento del mercato. Comanda il mercato, i lavoratori (i giornalisti) hanno sempre meno importanza (siccome la qualità è bandita, un articolo di giornale o di una redazione tv, se non lo prepara un buon giornalista non fa niente, si trova sempre un qualunque giornalistuccolo di basso livello che lo scrive. Tanto ciò che conta è la pubblicità che raccolgo sul giornale o sulla tv). La massa si è instupidita, e dorme. Chissà…se tutto va bene ci vorranno altri vent’anni per tornare a come eravamo. Sempre che la società (e la politica, e i sindacati, e i lavoratori) si risvegli.