Una pavoncella contro l’accaparramento di terre [di Nicolò Migheli]

pavoncella de frores 2014 3

Tziu Giuanneddu Cualbu aveva messo in conto tutto: la troppa pioggia e la siccità, il latte pagato meno dell’acqua minerale e il rischio che le malattie gli portassero via il gregge. L’aveva messo in conto come suo padre e il padre di suo padre ed il nonno di suo padre. Non si aspettava che la Flumini Mannu – sede legale a Londra e fiscale a Macomer – si interessasse ai suoi ottanta ettari tra Decimoputzu e Villasor, l’azienda che da lavoro alla sua famiglia e ad altri tre dipendenti.

Quegli ottanta ettari servono alla multinazionale per realizzare con gli altri 180 in suo possesso, un impianto termodinamico di 55 Mwe per un investimento di 200 milioni di euro. Prima furono offerte consistenti di denaro, alla fine la minaccia di espropriazione per opera di pubblica utilità. I Cualbu hanno sempre detto di no. Quella terra è qualcosa di più, lì ci vivono, è la storia della loro famiglia, il luogo del cuore dove si riconoscono.

Per fortuna in questa resistenza non sono soli, hanno l’appoggio di comitati di cittadini e dei sindaci dei due paesi dove dovrebbe essere realizzato l’impianto. Il segno della loro resistenza oggi lo si può vedere dal cielo e con Google map. Antonino Soddu Pirelas, a mezzadria tra la ricerca in agricoltura e l’arte, ha realizzato un intervento di Land art in quei terreni contesi.

L’artista fonnese non è nuovo ad opere d’arte di grande dimensione. Nel 2002 aveva realizzato ad Ussana una pavoncella verde che spiccava nel giallo delle stoppie. Il disegno riprendeva l’elemento decorativo più diffuso nella nostra isola. Chi arrivava in aereo poteva intravedere quel segno verde nella pianura del Campidano e se lo ritrovava ripetuto nei tappeti, nelle cassepanche, nel pane. Negli anni seguenti un intervento simile a Monte Spada a 1440 metri d’altezza, realizzato con piante officinali. Una forma d’arte temporanea che dura lo spazio di una stagione, ma che l’elettronica e la fotografia consegnano alla nostra memoria.

Nei terreni dei Cualbu, Antonino Pirellas con la collaborazione di: Salvatore Cualbu, Maurizio Mulliri, Marcella Maxia, Lino Cianciotto, Marco Urpi, Maurizio Garau e Francesco Cubeddu, ha realizzato un gigantesco ricamo di 1250 m, grande come 16 campi di calcio, visibile dal cielo (39°22’10’’N – 8°51’29’’E). Non è stato facile, il disegno su carta riportato al computer e poi eseguito dal trattore sulle indicazioni di un GPS.

Chi sorvola quei terreni può vedere incisa nel terreno, la pavoncella de frores, che a Fonni viene realizzata con il pane ed inastata su di un bastone ornato di nastri di seta. Bastone che i cavalieri portano nella processione equestre per la festa di San Giovanni. Un simbolo che rimanda alla Madre Terra, al ringraziamento per l’annata, alla raccolta e suddivisione dei frutti del lavoro faticoso. Un’opera che durerà sino a settembre quando le piogge cancelleranno la traccia del trattore sulla terra.

Il rischio che il terreno dei Cualbu venga espropriato per al centrale fotovoltaica rimarrà. Oggi come non mai il terreno agricolo si dimostra essere un bene strategico. Bene comune. In assenza però di qualsiasi piano energetico siamo oggetto di speculatori che possono, come hanno fatto con i Cualbu, contare su pareri tecnici di parte che dichiarano l’impresa agricola poco produttiva e quindi sacrificabile per qualsiasi altra iniziativa. Questo dovrà essere impedito.

Con i tempi che verranno ogni ettaro di terreno fertile dovrà essere salvato per produrre cibo. A volte un’opera d’arte può essere più efficace di qualsiasi discorso. Tziu Giuanneddu, Antonino Soddu Pirellas e i suoi amici, un gesto forte l’hanno già fatto. Ora è tempo che la politica e le istituzioni traggano le dovute conseguenze. Sempre che ci sia un interesse.

PS. La mostra personale di Antonino Soddu Pirellas” Colori d’ambiente della pittura alla Land Art” è visitabile nel Museo Naturalistico del Territorio, strada Lunamatrona-Collinas dal 13 giugno al 14 luglio 2014.

2 Comments

  1. articolo molto bello e intenso ! in difesa della bellezza del paesaggio della Sardegna e della dignità del lavoro, che produce ricchezza in un’isola di emergenze …

  2. Maria Luisa Vargiu

    Questo deve essere impedito.
    Su ” Guida degli UCCELLI D’ EUROPA ” R. Peterson , G. Mountfort , P. A.D. Hollom scrivono : la Pavoncella ( Vanellus vanellus ) é tipica delle zone coltivate . Un piviere grande (30 cm ), verde nero iridescente e bianco, riconoscibile per una lunga ” arruffata ” cresta e una larga banda pettorale nera che contrasta con il bianco puro delle parti inferiori…..
    Habitat : Terreni coltivati , paludi , marcite , lande e zone melmose .
    Nidifica nei terreni da arare , nelle paludi , nelle marcite , ecc.
    Tanto tempo fa le osservai in piccolo gruppo nell’ Oristanese . Grazia , eleganza , bellezza da salvare come ogni ettaro di terreno fertile che produce cibo !

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