Cristolu alfa [di Franco Meloni]
L’agriturismo è accogliente e anni luce diverso da algidi professionalità alberghi ormai indistinguibili. Tra marmellate e biscotti fatti in casa si parla di un grande: Cristolu. Guida e custode attento della sua vasta comunità, in grado di prevedere pericoli o di trovare fonti in una campagna quasi sempre scoscesa. E’ stato nel senso più reale, il maschio alfa del gregge. Caprone forte testimonia con le sue lunghe corna come necessità ed eleganza hanno trovato una bellissima sintesi evolutiva. Il Festival non è solo libri. Per le strade si vede come l’occasione per rivedere i parenti e gli amici che, centrifugati in tutto il mondo, si ritrovano ricordando legami forti e misurando la crescita degli innumerevoli nipoti. E’ iniziata la verifica estiva delle speranze realizzate e dei progetti in corso. Sempre e comunque con l’idea di ampliare una vecchia casa, ora disabitata, per un sognato ritorno. Il Paese reagisce all’invasione aliena. Con la riservatezza che ci rende famosi, gli anziani commentano in una lingua non proprio comune gli ospiti etichettati con cartellini che riportano nomi a volte impronunciabili. Un aspetto importante riguarda la sezione per i bambini. Se esiste un’arma capace di combattere la progressiva disgregazione della società, questa deve essere impugnata dai bambini. Se si riuscisse a sostituire una gracchiante scatoletta in grado di evocare incubi elettronici con un normale, colorato e rassicurante libro, forse il futuro sembrerà meno scuro. Le Scuole Elementari brulicano di bambini che toccano e spalmano colori con la gioiosa libertà di essere partecipi alla creazione di storie. Compro la settima o ottava copia del Piccolo Principe da leggere quest’estate ai miei bimbi notando la grande differenza con i libri della mia ormai lontana infanzia dove le figure erano poche e quasi sempre scure. Poco più in là, vicino al sagrato della chiesa, punto di incontro paragonabile al putto alato nel famoso Circus londinese, i collages di Wislawa Szymborska coniugano una grande ironia con profumi di terre lontane nel tempo. Le fotografie di Antonio Rovaldi usano l’orizzonte come I tappeti di Samugheo, alcuni creati prima dell’unità di Italia, fanno notare che l’arte, nel tempo, non subisce crisi di anzianità. Gavoi sembra, soprattutto nei giorni del Festival, una piccola nicchia dove la qualità della vita è ottenuta grazie ad una sapiente miscela di valori che spiegano come sia naturale il desiderio di tornare in Sardegna malgrado la follia degli uomini che, poco al di là dei monti bruciano un patrimonio di tutti.
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