Si potrà perdonare la presa in giro di Renzi sulla scuola? [di Umberto Cocco]
Il programma di Renzi per l’edilizia scolastica è una fregatura, una presa in giro dei sindaci, e peggio degli studenti, dei ragazzi, delle famiglie, degli insegnanti che avevano creduto ai proclami del presidente del consiglio. L’operazione è una costosa propaganda di sé che getta via un miliardo di euro, per lo più ridistribuiti a 7mila euro per ciascuna scuola, con qualche finanziamento vero ma a caso, si spera a caso perché sarebbe peggio se fosse per manfrine di amici degli amici. Ieri sul sito del governo sono stati finalmente resi pubblici i dati regione per regione, dopo alcuni mesi di annunci, cantieri aperti a giungo, poi a luglio, diceva Renzi, e la gente gli credeva, e non un giornale a chiedergli conto delle scadenze saltate, del fatto che nessun cantiere man mano poteva più essere avviato nelle scuole esistenti entro le vacanze estive. Renzi non potrà più esser preso sul serio. Aveva chiesto ai sindaci a maggio con una lettera che ciascun comune segnalasse una scuola dove intervenire, una sola, e indicasse le risorse finanziarie da mobilitare. Noi abbiamo segnalato per il nostro paese l’esigenza di rimettere a posto le scuole – materna, elementare e media – accorpandole in un solo edificio e liberandone un altro ormai troppo grande e costoso per la diminuita popolazione scolastica. Risparmi assicurati per 35mila euro ogni anno, con i quali fare la scuola nel pomeriggio e sino a sera, aspettando i soldi della Regione promessi da Pigliaru con un altro programma di edilizia scolastica più di quello di Renzi legato anche alla didattica, alla qualità degli edifici in relazione alla scuola, ai programmi, al tempo pieno, all’apertura verso le comunità. Non era un bando quello di Renzi, con caselle da compilare, un punteggio attribuito sulla base di particolari caratteristiche (la presenza di amianto, la messa in sicurezza, etc.): solo una lettera ci veniva chiesta, poi una seconda per precisare meglio quale scuola, una sola per comune appunto, e infine una scheda di riepilogo, sempre con i dati essenziali e il chiarimento sui soldi da impiegare. Noi abbiamo chiesto di poter spendere i soldi dell’avanzo di amministrazione del Comune, una parte almeno dei 600mila euro fermi nelle nostre casse per effetto del patto di stabilità interno. In una seconda lettera Renzi aveva detto ai sindaci: vi chiameremo, faremo insieme il piano di edilizia scolastica comune per comune, sarà una programmazione personalizzata. Invece a metà giugno i fuochi d’artificio con una serie di slides riepilogative tutte a colori, dove si intravedeva già il trucco della moltiplicazione degli interventi alla voce “scuolebelle”, arredi, decoro, muri ridipinti, e poca roba (122 milioni in tutta Italia per il 2014) di spazi finanziari in deroga al patto di stabilità. Ieri mattina infine quello che doveva essere il botto, che i giornali hanno preso sul serio, a noi (amministratori comunali, genitori, che evidentemente avevano seguito con attenzione questa vicenda) ci ha fatto venire rabbia, mista a scoramento. Forse un sindaco per una cosa così si deve dimettere, se non fosse che il giorno dopo Renzi continua a imperversare e il paese deve pagarsi un commissario. Avevo altro da fare in questi due giorni, la festa del mio paese, San Costantino, che per un sindaco è un evento di molte responsabilità: credo che Renzi pagherà l’averla rovinata con questa disinvolta manovra propagandistica. Mi sforzo con molti miei colleghi di vedere se c’è una ratio nella scelta di finanziare qualche scuola e tutte le altre no. Non si capisce, non c’è stato un bando appunto. Ci sono scuole finanziate con alcune centinaia di migliaia di euro dove non ci sono più bambini (in Marmilla, in Ogliastra). A un paese delle dimensioni del mio, con lo stesso tipo di scuole – materna, elementare e media – sono andati oltre 2 milioni di euro, immagino per costruirle nuove a dispetto del calo demografico. In quello vicino, dove aumenta la popolazione e che raccoglie gli studenti delle superiori compresi quelli che provengono da Sedilo, e che a Sedilo tornano (bocciati in 10 su 17 quest’anno, immagino anche per colpa della scuola), niente soldi. Sembra che non possa che essere tutto sbagliato per qualche computer impazzito, stiamo aspettando una telefonata che dice: scusate, è tutto un errore. Invece i parlamentari nulla sanno, nemmeno i renziani, del cerchio magico sia pure allargato e periferico. Non si potrà perdonare nemmeno a loro questa vergogna di Renzi.
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Mi pare che Sedilo abbia necessità di ridimensionare i suoi edifici scolastici non di ampliarli, non vedo dove sta la necessità. Se si vuole utilizzare uno dei due edifici scolastici per elementari e medie e quello d’avanzo per altri scopi, chi lo impedisce?
A Salvatore Mameli: è quello che abbiamo chiesto di poter fare, accorpare, per risparmiare nella gestione. Ma accorpare in una scuola resa adeguata, con gli impianti messi a norma, gli spazi per i laboratori, la palestra oggi impraticabile, l’idea di un rapporto con l’esterno, fisico e fra generazioni, con la possibilità del tempo pieno. Chiedevamo di poter spendere i soldi del nostro avanzo di amministrazione a uno che lo prometteva a ripetizione in lettere e dichiarazioni. Che poi se ne esce distribuendo caramelline e finanziando a vanvera scuole che non hanno più bambini. E dovrei tacere, fare le cosette del mio paese in silenzio (e senza soldi)? Sbagliato pretendere di partecipare a un dibattito e a una progettazione collettivi per rendere le scuole migliori? Siccome Mameli è un ex insegnante, me la spiega lui la ratio di un investimento di 2.290.000 euro ad Abbasanta che è un paese come il nostro, press’a poco con le stesse esigenze?
Grande Umberto Cocco, sindaco di Sedilo, intellettuale, di sinistra vera, quella che non esiste più. Si preoccupa di Sedilo, della scuola e dice cose verissime sulle promesse non mantenute dal governo Renzi in materia di edilizia scolastica. Poi un grido di dolore, un dato devastante: su 17 ragazzi di Sedilo che frequentano le superiori 10 sono stati bocciati. Non è possibile, non è acccettabile. La scuola è morta.
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