Luci ed ombre nel Trentino di mezza estate [di Veronica Rosati]

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La pigrizia estiva ha raggiunto anche le nostre vallate. Non importa se il clima è piuttosto anomalo e se il golfino e l’ombrello sono fra gli accessori più in voga in questo strano luglio. La stanchezza accumulata durante l’anno ha voglia di lasciare il posto ad un senso di leggerezza e di evasione. Un po’ come sulle spiagge. Nessuno ha voglia di annoiarsi con i problemi quotidiani e preferisce appassionarsi al frivolo gossip anziché sonnecchiare su letture impegnative.

Un paio di giorni fa i media locali hanno osannato una grandiosa iniziativa spiegata dal Presidente Rossi. Titoli di prima pagina come “C’è un lavoro per i giovani” seducevano lo sbadato lettore di mezza estate. La Provincia Autonoma di Trento incentiverà e supporterà economicamente il passaggio in orario part-time di qualche centinaio di suoi dipendenti vicini alla pensione, al fine di poter procedere, con i soldi pubblici risparmiati, ad arruolare nel suo esercito nuove giovani leve. Volontari ultrasessantenni ai quali restano non più di cinque anni al raggiungimento dei requisiti per la pensione anticipata o di vecchiaia, potranno godere della riduzione dell’orario settimanale. Ovviamente la Provincia si farà carico di tutto, non solo dei contributi pensionistici e previdenziali, ma anche della quota che spetta al dipendente. Una staffetta generazionale a tutti gli effetti.

Tempistiche e dettagli delle nuove assunzioni non sono ancora noti, in quanto, sarà prima indispensabile quantificare le risorse risparmiate. Non fa niente. Non è certo il momento dell’anno più adatto per perdersi in lungaggini organizzative. Il governo provinciale si sta adoperando per promuovere ed incentivare il “lavoro giovanile”. Non va dimenticato che l’intera operazione farà abbassare l’età media dei dipendenti di Piazza Dante. Le glorie statistiche, infatti, sono sempre il sale della vita pubblica trentina. La macchina contro gli sprechi è ben oliata. Il resto può aspettare. Basta il buonumore dell’iniziativa fra una passeggiata nel bosco e una grigliata domenicale alla baita in montagna. Fra la spensieratezza diffusa sono molte le note stonate che nemmeno il rumore del vento fra gli alberi riesce a coprire. La spending review provinciale non è soltanto un mezzo positivo e democratico contro gli sprechi e i privilegi. Oltre ad essere un potentissimo mezzo di propaganda è una terribile arma a doppio taglio.

Declinata sulle storie private e sulle persone vere, annienta il futuro di dipendenti interinali / atipici / precari che prestano il loro servizio anche in qualche braccio “para-pubblico” degli ingranaggi complessi della ricca P.A.T. Decenni di abusi e di incommensurabili sprechi hanno equiparato questi silenziosi lavoratori che vivono alla giornata alle consulenze dorate e ai contratti ad hoc stipulati per ricollocare personalità note ed indispensabili volti illustri. Nessun lavoratore interinale o atipico nelle pubbliche amministrazioni ha gli stessi diritti / privilegi dei dipendenti ordinari. Se a ciò si aggiunge la cieca spada di Damocle della legge Fornero e l’impossibilità da parte della Provincia di regolarizzare questi lavoratori, l’epilogo dei fatti è matematico.

Anche in Trentino c’è la crisi, ci sono i disoccupati, i precari senza futuro. Ci sono anche le discriminazioni all’italiana e i raccomandati. C’è anche chi con laurea nel cassetto e pluriennale esperienza non ha futuro. Ammettere la loro esistenza significa da queste parti infrangere dei grandi tabù. Si può passare per figli ingrati di una terra generosa. Ma come è possibile? La nostra tranquilla provincia non è sempre e comunque ai vertici delle statistiche in tema di qualità della vita, di servizi alla persona, di reddito medio pro capite? Ancora una volta le larghe maglie della statistica intrappolano i pensieri della nostra gente, della nostra politica e dei nostri giornali.

Entro quest’ottica il Trentino ha un disperato bisogno del confronto col resto d’Italia per quantificare le sue oggettive eccellenze misurabili. Ciò annienta le note stonate, le voci fuori dal coro, il disappunto di chi non ha un lavoro, in virtù del fatto che in altre città della penisola si sta spesso peggio. Si innesca una spirale crudele dove i problemi dei singoli finiscono per cadere nel calderone retorico e un po’ da bar del “Che ci vuoi fare? In giro c’è di peggio.”

Il lavoratore interinale della pubblica amministrazione trentina combatte una guerra persa. Incontra i volti di persone comprensive che si attivano fin dove possono. Nessuno può far nulla, invece, contro il motore immobile della Provincia Autonoma che decanta da anni ormai il blocco delle assunzioni. Nel nome di una lotta agli sprechi così universale da non ricordare più verso chi deve essere indirizzata. Dietro a quei lavoratori sfortunati, nel cosmo lussureggiante della pubblica amministrazione ci sono famiglie vere. Identiche a quelle descritte dai documenti programmatici della politica. Poiché, si sa, ogni buon governo, deve tutelare le famiglie. Ci sono persone trentine come quelle descritte dalla statistiche patinate.

Da queste parti non sono abituali le frasi passionali, più in uso in altre parti d’Italia, come “sono orgoglioso di essere trentino”. Molti lo potranno dire solo quando avranno voce, quando la particolarità delle storie sarà presa in considerazione in maniera seria. Quando ci si renderà conto che oltre alle storicamente note categorie di imprenditori, agricoltori, albergatori, esistono i prodotti più recenti del sistema socio-economico globale? È con questi che vanno fatti i conti. Costoro non si vogliono costruire una villa in bioedilizia. Vogliono solo un futuro, un lavoro!

Ma siamo quasi a fine luglio. I turisti delle grandi metropoli si godono allegramente le nostre bellezze e il clima fresco. Ad essi non importano i dettagli delle iniziative che incentivano e tutelano il lavoro. Ad altri invece interessano. Nell’attesa non resta che fare i bagagli. Non alla volta di qualche gettonata meta vacanziera, ma verso luoghi più ricchi di opportunità. Lontano da qui. Rompendo il tabù locale del Trentino sempre e comuque perfetto per tutti. Orfani di radici che hanno tradito, da soli con la determinazione che si alterna alla paura dell’ignoto. Ma forti come sempre. Come lo erano in Trentino.

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