I Santi martiri governano i luoghi [di Maria Antonietta Mongiu]
L’Unione Sarda 23/07/2014 ( La città in pillole. Efisio e Saturnino: grazie a loro cambia la forma urbis). Cagliari si può riconoscere nell’adagio “Ad avere un ruolo primario non sarà allora questo o quel mattone, ma il grande sistema” di Juri Lotman (“La semisfera”1985). Qualsiasi parte si indaghi non ha senso se non la si colloca nei contesti diacronico e sincronico. La letteratura sulla città ha spesso sposato una visione traumatica e meccanicistica tra le diverse fasi. La visione non aiuta a capire che in ogni damnatio c’è una via di uscita. I luoghi demonizzati dovevano essere risimbolizzati perché la comunità (civitas) gli restituisse senso. In quanto tempo? Quali i mediatori? Il tempo è legato a contingenze. I luoghi di santa Igia, dopo la distruzione nel 1258, solo oggi stanno ridiventando della civitas. La mediazione più efficace – sempre per ragioni funzionali – era agita dal sacro, potente intercessore. I due per eccellenza a Cagliari sono Saturnino ed Efisio. Il primo titolare della più celebre chiesa a cui approda dopo un complesso percorso. Il secondo, non meno rilevante nelle geografie cittadine, da Stampace, pellegrina fino a Nora. Anche il suo martirio è di età dioclezianea ma a differenza di Saturnino si dubita degli episodi della passio e della sua stessa storicità. Grazie ad entrambi la forma urbis tardo antica supera quella del medio impero, delimitata a sud dal mare e dallo stagno di santa Gilla; a nord dall’Anfiteatro e nelle frange orientale ed occidentale dalle necropoli. Gli eventi materiali e culturali messi in essere dal martirio dei due allestiscono un habitat non dissimile da quelli extrainsulari. Una città niente affatto autocefala ed autoreferenziale dove il cristianesimo, come altrove, è vettore di trasformazioni. Le epiche delle passiones, riferiscono delle modifiche delle geografie prospettandosi mediazione e punto di svolta, sotto il segno ed il disegno divini. |