Comunicato stampa di 8 ONG italiane al lavoro in Palestina [di Federico Dessì]
“Quanti bambini, donne e anziani devono ancora morire per poter usare la parola MASSACRO?”. Per quanto ancora i nostri governi continueranno ad usare definizioni fredde come “uso sproporzionato della forza”, “diritto di difesa”,“ vittime collaterali”, “scudi umani” perché non riescono a condannare uno Stato che occupa, rinchiude e uccide un intero popolo? Fino a quando i nostri governi, paladini a parole dei diritti umani, continueranno a difendere uno Stato che bombarda bambini mentre giocano a calcio su una spiaggia, che colpisce scuole, ospedali e ambulanze o che rade al suolo interi quartieri? A Shajaiyyeh è stata una strage e così dovrà passare alla storia. Oltre 90 i corpi senza vita già ritrovati dopo i bombardamenti della notte del 19 luglio, chissà quanti “riposano” ancora sotto le macerie delle proprie case. A tanti sono tornate in mente le immagini crude e dilanianti di Sabra e Chatila. 32 anni dopo la storia si ripete. Il carnefice è sempre lo stesso come anche le vittime. Oggi come allora sono uomini, donne e bambini che non hanno lasciato la propria casa. Non per eroismo, ma perché non hanno alcun posto dove fuggire e perché quella casa è tutto ciò che hanno. Altri invece sono scappati. Orde di persone hanno deciso di mettersi in cammino, molti sventolando bandiere bianche, verso una meta non ben definita. Orde di persone che a piedi, con pochi beni, raggiungono le scuole dell’UNRWA, la casa di un parente, sperando che questo possa salvare le loro vite. Quando più di 200 mila persone sono costrette a lasciare le proprie case e i propri quartieri senza avere un posto dove andare e senza potersi mettere in salvo; quando gli ospedali sono al collasso e il personale medico è considerato un target, siamo di fronte ad un chiaro CRIMINE DI GUERRA. La rabbia delle persone rivolta contro giornalisti e operatori umanitari, all’indomani del massacro di Shajaiyyeh, in realtà ci ricorda che siamo tutti responsabili. Responsabili perché silenti quando Israele impedisce alle ambulanze di soccorrere i feriti. Responsabili perché silenti quando Israele distrugge e bombarda le case dei civili Responsabili perché i nostri governi sono sordi rispetto a ciò che accade a Gaza da ormai troppo tempo. Responsabili perché i nostri governi si astengono davanti a chi vuole provare a indagare Israele per crimini contro l’umanità. Perché, i nostri governi, non intervengono quando l’oggetto degli attacchi da parte dei militari israeliani diventano le ambulanze che cercano di portare soccorso ai feriti? Eppure la IV Convenzione di Ginevra (art. 20) è chiara: Non garantire l’accesso e la protezione del personale ospedaliero adibito al soccorso e al trasporto dei feriti e dei malati civili è un CRIMINE DI Potremmo adesso continuare riportando il numero di morti palestinesi, ma quando questo comunicato sarà pubblicato questo numero sarà già vecchio; le vittime, come i feriti, saranno molti di più. Ciò che possiamo affermare senza paura di essere smentiti è che il 77% delle vittime sono civili (fonte ONU). Lo ricordiamo una volta per tutte: nessun confine verso cui fuggire, nessuno Stato a cui chiedere asilo. Gaza, per volere di molti, troppi, è una prigione a cielo aperto. Chiediamo alla società civile italiana ed internazionale di continuare a mobilitarsi, come sta avvenendo in questi giorni, per esprimere la solidarietà alla popolazione palestinese vittima di questo massacro. Chiediamo inoltre che gli organi internazionali e i governi si mobilitino per esigere pieno rispetto del Diritto Internazionale Umanitario e del Diritto Internazionale; per un’immediata fine dell’attacco; per la fine dell’assedio a cui la Striscia di Gaza è sottoposta dal 2006; per la fine indiscriminata di arresti di Palestinesi in Cisgiordania ed a Gerusalemme Est da parte dell’esercito. Firmatari: ACS, CISS, COSPE, CRIC, EDUCAID, OVERSEAS, VENTO DI TERRA, VIS |