#ISTAT(e)sereni [di Raffaele Deidda]
Impietosi i dati ISTAT che evidenziano la marcia indietro dell’Italia che, con il Pil a – 0,2% va in recessione tecnica poiché si tratta del secondo trimestre consecutivo con una crescita negativa. Nel primo era infatti diminuito dello 0,1%. Le parole di Renzi, ai parlamentari della maggioranza: “In queste ore i dati negativi sulla crescita non devono portarci alla solita difesa d’ufficio. Dobbiamo avere il coraggio e la voglia di guardare la realtà: l’Italia ha tutto per farcela e per uscire dalla crisi. Nel 2012 abbiamo fatto meno 2,4%. Nel 2013 abbiamo fatto meno 1,6%. Nei primi sei mesi siamo a meno 0,3%. Dobbiamo invertire la rotta. Ma dipende solo da noi. Dal nostro lavoro in Parlamento e nel Paese”. Rimarca che rispetto ai governi precedenti l’Italia è decresciuta “solo” dello 0,3% ma tralascia che le previsioni del Governo davano il Pil in crescita dello 0,8% e non in calo. “Un dato negativo ma ci sono anche aspetti positivi, la produzione industriale sta andando molto meglio e i consumi continuano seppur lentamente a crescere”, commenta il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan. Di diverso tenore l’economista Giacomo Vaciago: “Il Paese è da ricostruire, ma non servono altre manovre, piuttosto ci vogliono investimenti in nuove fabbriche e infrastrutture. Il Paese non cresce da venti anni e va indietro da cinque. È stato come un terremoto, abbiamo perso il 20% delle nostre fabbriche”. I cittadini non addentro alle dinamiche dell’economia, ma dotati di buon senso, si domandano : “Ma insomma, l’Italia va meglio o, come dice Vaciago, è un paese da ricostruire? E anche: “Ma il governo Renzi sta lavorando bene per la crescita e lo sviluppo o si sta pericolosamente incartando nella riforma del Senato e della legge elettorale?” Una risposta politica è arrivata da Romano Prodi, prima che fossero resi noti i dati ISTAT. Ha sollecitato Renzi a mettere in atto le riforme economiche. Ricordando come l’Italia sia l’unico dei grandi paesi ad avere un PIL inferiore a quello del 2008 e che, con + 0,3%, abbia le più basse previsioni di crescita anche per il 2014 (per l’ISTAT il segno più si è trasformato in meno!). L’occupazione non aumenta per la crescita inesistente, commenta Prodi, rimarcando l’urgenza di svolgere “i compiti a casa”: riforma della Pubblica Amministrazione, Job Act, spending review,lotta all’evasione fiscale, provvedimenti dello “sblocca Italia”. Il richiamo dell’ex presidente del Consiglio agli spagnoli che “non hanno fatto grandi riforme e molte ne hanno da fare (forse anche più di noi), ma quelle che hanno deciso le hanno eseguite subito” è emblematico. Conclude “Non discuto sulla precedenza data dal Governo alle riforme istituzionali. Insisto solo sul fatto che se non si prendono subito le decisioni in campo economico non vi sarà tempo nemmeno per quelle istituzionali”. Ci si era già chiesti (http://www.sardegnasoprattutto.com/archives/3866) che fine avessero fatto i provvedimenti annunciati e non attuati, compreso l’aumento del Pil dello 0.8%, declinato oggi in un preoccupante -0,3%. Anche perché erano ancora vive le parole pronunciate il 2 luglio da Renzi a Strasburgo all’avvio del semestre di Presidenza italiana nell’UE “L’Italia sa che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi stessi la forza di cambiare per essere credibili. L’Italia non viene in Europa per chiedere ma per dare” e per portare “una storia straordinaria e un futuro all’altezza del nostro passato”. In conclusione un commento, quasi un tweet a cui il premier spesso ricorre: “Con estrema preoccupazione devo dire che se l’Europa oggi si facesse un selfie emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione: mostrerebbe il volto della noia”. Se a farsi un selfie oggi fosse l’Italia dopo la lettura dei dati ISTAT, che volto emergerebbe? Certamente non quello della #italiastaiserena che Renzi vorrebbe.
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