It’s the economy, stupid [di Raffaele Deidda]
Anno 1992. James Carville, lo stratega elettorale del partito democratico americano, lanciò lo slogan della vittoriosa campagna presidenziale di Bill Clinton contro George Bush padre: “It’s the economy, stupid”. Il senso era che solo i numeri sulla crescita e sull’occupazione avrebbero determinato l’esito delle elezioni. Con l’economia Usa in grave crisi e la disoccupazione a livelli elevatissimi, l’allora giovane governatore dell’Arkansas combinò le sue capacità oratorie con l’intuizione di Carville. Sconfisse George Bush padre e conquistò la Casa Bianca. Anno 2014. “Un lungo viaggio nella Sardegna che vuole ripartire“. Slogan della giornata conclusiva della campagna elettorale dell’economista Francesco Pigliaru, candidato governatore del centrosinistra che, partito da Cagliari, attraversò l’isola in pullman, fino a Olbia. Fece molte soste per mostrare una Sardegna ferma per cinque anni e che sarebbe potuta finalmente ripartire con azioni concrete e buona amministrazione. Si era presentato al popolo del centrosinistra con lo slogan: “Cominciamo da domani”dopo cinque anni di disastri nei trasporti, strade, occupazione e in tutti i settori economici. Pigliaru sconfisse Ugo Cappellacci col 42,4% dei voti, contro il 39,6 dell’avversario. Perché confrontare il moscerino Sardegna e il gigante USA? Perché il tema delle campagne elettorali di Clinton e di Pigliaru è stato lo stesso: l’economia. Clinton ha lasciato la carica con il più alto indice di gradimento mai ottenuto da un presidente dopo la seconda guerra mondiale. Di lui si ricorderà la riforma del welfare e lo “State Children’s Health Insurance Program”, che ha fornito assistenza sanitaria a milioni di bambini. Durante il suo mandato gli Stati Uniti hanno vissuto uno dei più lunghi periodi di pace e prosperità economica. Francesco Pigliaru ha incentrato il suo programma su lavoro, valorizzazione di competenze e persone, società inclusiva, ambiente sostenibile, collegamenti efficienti, istituzioni di alta qualità. Temi riconducibili tutti all’economia e peculiari di un PD moderno. Premessa per annoverarlo, in caso di successo, fra i migliori presidenti della Regione. La sentenza sulla “vera gloria” sarà a fine legislatura ma qualche considerazione, dopo sei mesi di governo Pigliaru, è azzardabile partendo dai punti programmatici. Lavoro? Non è colpa di Pigliaru se non c’è. A causa della crisi globale manca in gran parte del mondo e in Italia in particolare. Molto di più in Sardegna, ma questo non deve far desistere dal perseguire ogni occasione per crearlo. Quando il presidente parla però di valorizzazione delle competenze, si riferisce alla sistemazione nelle strutture politico-amministrative della Regione delle persone che provengono dall’apparato dei partiti della sua maggioranza? A prescindere dal requisito della competenza – concetto soggettivo, per carità!- che come un mantra ha risuonato nel corso della campagna elettorale. Società inclusiva? Cosa s’intende? Quella basata sul rispetto reciproco e sulla solidarietà, che garantisce pari opportunità e un tenore di vita dignitoso per tutti e considera la diversità come un elemento di forza e non di divisione? Se di questo si tratta va bene, è la visione europea. Cosa ha fatto, finora, la giunta regionale in questa direzione? Ambiente sostenibile? Cosa significa? Ci si augura non sia, aldilà degli slogans ad uso della pubblica opinione, l’adeguarsi alle decisioni del Governo centrale sui poligoni militari che in Sardegna occupano ben 5mila ettari, il 60% dell’intero Paese, assimilati alle aree industriali. Collegamenti efficienti? Quelli definiti dagli assessori del turismo e dei trasporti, già consulente di Cappellacci, efficienti ed economici? Quelli che pochi mesi prima, col centrodestra al governo della Regione, erano per il centrosinistra inadeguati, cari, inefficienti? Istituzioni di alta qualità? Se il riferimento è alla giunta regionale, in cui sono presenti sette professori universitari ordinari e cinque laureati, la qualità dell’istruzione è sicuramente alta. E’ altrettanto alta l’efficienza e l’efficacia della loro azione politico-amministrativa? Come già detto, la sentenza non potrà che essere postuma. Non sarà però necessario aspettare la fine della legislatura per valutare la fragilità delle politiche messe in campo per il rilancio dell’economia sarda malgrado la “folla” dei laureati in giunta. Gli effetti promessi ed attesi, specie quelli sulla crescita e sull’occupazione, non si vedono. Non si vedono inoltre visione e chiarezza, quelle in grado di riconfermare la validità di una squadra e di una coalizione di governo di cui la Sardegna ha necessità. Buon Ferragosto di riflessione .
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