C’era un francese in Algeria negli anni ’50 [di Enrico Trogu]

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Journaliste : Madame Ministre, expliquez-vous aux citoyens la raison de votre visite
Ministre de la Défense : comme bien les citoyens savent, la République entends suivre dans son œuvre d’implication des terres d’autre mer dans la contribution à la défense de la sécurité de la Nation et de ses alliés . Les terres arrachées au désert, avant que encore naturel, humain, sont un patrimoine de culture militaire fondamentale . Je suis sûre que les populations autochtones avec le temps se rendront compte d’être au centre d’adresses géopolitiques stratégiques qui portent développement et progrès dans territoires qui autrement arriveraient aux niveaux de sousdéveloppement préoccupants. Parler de pollution est fallacieux, nous sommes en train de travailler pourquoi cette problème puisse être résolu avec des lois plus indiquées . Puis, je ne comprends pas pourquoi nous nous inquiétons beaucoup : j’y vais souvent en vacances et je ne remarque aucune situation qui peut être définie grave . Naturellement nous sommes disposés à rencontrer une délégation du gouvernement locale pour écouter tous les doutes, dresser une liste de demandes même si nous n’avons pas signé aucun engagement. Je vous laisse, l’hélicoptère m’attends!

Passavano sulla terra leggeri, praticamente in volo. Ustione in viso com’é costumanza continentale, orde di sciuscià e satrapetti locali ad arrostire maialetti in riva al mare, camicie aperte al terzo bottone, pantalone beige e cardigan d’ordinanza per le signore. I ministri della Repubblica Italiana.

Ministro “ombra” di Veltroni, parlamentare dal 2001, sempre impegnata sul fronte della difesa nazionale, eccetto un lieve inciampo, altrimenti detto “pistada”, alle primarie che videro uscir candidato sindaco di Genova per il centrosinistra Marco Doria (arrivò terza, nonostante i pesanti riconoscimenti nazionali), Roberta Pinotti è l’attuale Ministro della Difesa, prima donna nella storia d’Italia.

L’importante rappresentante governativa il 18 luglio 2014 ha deciso di interrompere le proprie vacanze nell’isola per intraprendere una breve ricognizione nei poligoni di tiro e aree militari presenti in Sardegna; Olbia, Teulada, Quirra in un’unica tranche; la Maddalena al ritorno, il tutto tenendo all’oscuro il governo regionale.

Riassumiamo quanto affermato al TGR Rai dalla stessa:

1. Occorre una “nuova” strategia per le servitù in Sardegna
2. Necessario conciliare esigenze dei territori con quelle della difesa nazionale
3. Il Governo ascolta tutti, in primis “le ragioni (…) della Regione, per ragionare insieme alla Regione”
4. Gli indennizzi per i pescatori sono stati liquidati in 15 giorni dalla richiesta
5. Rispetto al Presidente Pigliaru non c’è nessun documento che sancisca accordi col governo nazionale
6. Senza il decreto “Competitività” non potrebbero partire le bonifiche
7. Faremo in modo di far convivere le Forze Armate con la Sardegna

Se il primo è una frase fatta d’ordinanza, il sesto punto ha dell’inquietante: la convivenza, valore “caldo”, dotato di reciprocità, diventa imposto!

Dopo le prese di posizione del Presidente della Giunta regionale, il presunto tavolo romano rovesciato, la gloriosa non firma del 19 giugno del protocollo con il Ministero, in seguito alla volontà bipartisan d’inaugurare un periodo di dismissioni, lo Stato italiano, mediante un ministro in vacanza che decide di far una gita di sapore “inizio ‘900” nei poligoni, ci dice crudamente che le servitù militari sono affare alieno alle competenze degli enti locali, che qualsiasi concessione è fatto umanitario piuttosto che politico e contrattuale, che per iniziare a bonificare l’indegno sfacelo bombarolo occore che quei territori siano deturpati almeno quanto quelli attorno alla Saras o Porto Torres. Giustificare l’aumento dei limiti di inquinamento con esigenze di tipo economico è pericoloso ma comprensibile, farlo mediante l’arma emotiva di un possibile ripristino dei luoghi è delinquenziale. Dove stia il senso di riconoscere inquinati dei terreni e contemporaneamente certificare la possibilità di un aumento esponenziale di sversamenti e sfruttamento non è dato saperlo.

Roberta Pinotti, col proprio arbitrio (e d’accordo con l’Esercito e col resto del Governo, è fantascientifico che l’abbia progettato in solitaria), compie un atto di forza volto a delegittimare le classi dirigenti locali, in un momento in cui forze armate di paesi NATO si apprestano ad una intensa stagione di addestramento, che significa bombardamenti, esercizio d’armi chimiche ed a “basso” livello radioattivo, ginnastica per tagliagole esportatori di democrazia. Il sangue di Gaza odorerà di cisto.

Ora, per l’ennesima volta, applichiamo a quanto scritto il mantra: “ospitiamo il 65% delle servitù militari italiane”. L’immagine è quello di un infido doppio gioco, prima linguistico che politico; Roma offre “bonifiche, competitività, condivisione, comprensione” ed evita di parlare di percentuali di riduzione, restrizioni della stagione di fuoco, limiti etici rispetto a “chi si addestra e come”.

Cagliari urla, gioca di rimessa ma non mette nero su bianco l’ammontare del nostro “cento”, formale, unanime, realista, d’impatto. Una carta popolare e condivisa che tracci la volontà dei sardi di riappropriarsi del diritto alla terra e alla pace. E che l’Italia, piuttosto che pietire spazio geopolitico in cambio di parcheggi e bersagli per gli eserciti, abbia il coraggio di farsi autore autonomo dello spazio Mediterraneo.

In soldoni: possiamo dimezzar le servitù in due lustri? Sono sempre stato uno che s’accontenta di poco, ma non di nulla, come pare essere abitudine di molti miei conterranei, eletti o meno che siano.

Sappiate però che un maialetto non si nega a nessuno.

 

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