Un robot racconta la storia [di Maria Antonietta Mongiu]

Statuina-di-S-Adde-ai-Macomer

L’Unione Sarda 20/08/2014. Visitare i musei on line: opere d’arte accessibili direttamente da casa. A quando le visite notturne dei musei italiani da casa come alla Tate Britain di Londra? Il progetto After Dark rende accessibili on line le opere d’arte grazie ai robot. Quale la precondizione perché la fruizione virtuale diventi virale e moltiplichi quella reale con ricadute esponenziali nella formazione individuale e nell’economia? La consapevolezza del ruolo del museo e l’identificazione collettiva con lo stesso.

Il museo nato come luogo della cittadinanza deve essere infatti abitato costantemente dai cittadini. Accade nelle consolidate tradizioni francese ed anglosassone dove i musei sono fondati su tutela dell’opera ed esposizioni didattico-educative, ragione della sperimentazione in corso alla Tate. Niente a che vedere con la sciatteria delle nostre esposizioni dove vetrine zeppe di reperti e illeggibili apparati descrittivi, trasposizioni di lavori editoriali o similia, allontano anche i meglio intenzionati che non riescono neanche a leggere le didascalie dai caratteri miniaturistici e ad altezza di gnomo.

A vent’anni dall’inaugurazione, va detto che il Museo Archeologico ha un allestimento inemendabile. Sarà il caso di riportare il luogo all’originario progetto di Libero Cecchini e Pietro Gazzola (1965-1979).

In attesa godiamoci, tra i tanti, un memorabile reperto: il n. 8 nella II° Vetrina, che merita un museo tutto suo. E’ una donna che testa zoomorfa e seno, sesso, fianchi ipertrofici trasfigurano nell’idolo-guida di comunità di cacciatori che nel basalto meticciarono un animale totem e chi dà la vita. La custodivano nella cavità-santuario di S’adde a Macomer. Malgrado i progressi degli studi paletnologici la raccontano “di stile paleolitico”anziché paleolitica.

E’ la madre di ogni narrazione. Perché negarla? Il robot della Tate semplicemente lo direbbe. Conosceremmo meglio la storia.

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