Il FAI Sardegna chiede che vengano tutelati i beni culturali all’interno delle basi militari [di Maria Antonietta Mongiu]

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Sarebbe uno scandalo internazionale rendere oggetto di azioni militari il Colosseo, il tempio di Selinunte, il teatro di Siracusa, come lo è stato nel recente passato la distruzione dei Buddah dei Bamiyan .

Nell’800, a prova dell’interdipendenza in Sardegna tra natura e cultura Alberto La Marmora usò i nuraghi come punti trigonometrici per la prima cartografia scientifica dell’isola e fu un bene. Diverso è l’utilizzo dei nuraghi e di altre emergenze archeologiche come infrastruttura militare. E’ già successo in tempo di guerra. Due esempi tra i tanti: il nuraghe Diana a Quartu Sant’Elena ed il colle di Tuvixeddu a Cagliari, parti integranti della contraerea durante la seconda guerra mondiale.

Oggi, in tempo di pace, l’uso militare di territori pregiati dal punto di vista paesaggistico, unici per
l’intensità archeologica, tradisce lo spirito della Costituzione che all’articolo 9 dichiara che la Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione. Pertanto la cura della millenaria tradizione storica materiale ed immateriale sono i fondamenti sì di uno sviluppo sostenibile, ma in primis dello spirito stesso della Stato democratico.

Il FAI Sardegna ritiene sia fondamentale che le Forze Armate, pure necessarie, chiariscano l’impiego dei siti presenti all’interno delle aree sottoposte a servitù militari, perché alla luce della Costituzione e del PPR ciò rappresenta o una violazione o l’attestazione che all’interno del territorio nazionale esistano extraterritorialità.

Li bonifichino, li mettano in sicurezza col contributo degli stessi operatori militari, dei professionisti del settore col coordinamento del MIBACT, li restituiscano alla fruizione e impediscano ulteriori ferite al patrimonio culturale e naturale isolani.
*Presidente Regionale FAI Sardegna

2 Comments

  1. Maria Luisa Vargiu

    Anni fa, in occasione di Monumenti Aperti, mi recai a visitare la torre di S. Pancrazio che in ” Guida della città di Cagliari ” (1861) il Canonico Giovanni Spano così in parte descrive :
    Questa torre, detta anticamente del Leone, perchè aveva scolpito un leone, sta sopra il livello del mare metri 129. E’ la più alta della città, contando di altezza 30 metri e più, dalla cui cima si scuopre gran parte del mare e della Sardegna. Servì di punto trigonometrico al Generale Alb. Della Marmora per il lavoro della carta della Sardegna.
    Giunta quindi con altri visitatori presso la sommità della torre, il volenteroso studente che ci faceva da guida, informò il gruppo dell’ importante punto trigonometrico, individuato e utilizzato da… un certo La Marmora, così parlò.
    Sorrisi in silenzio, divertita per quel… certo, anzi certissimo esploratore, naturalista, geologo, geografo, cartografo, ispettore delle miniere, commissario straordinario della Sardegna, senatore del Regno, generale, conte, e tanto altro.
    Come uomo generoso, facile al riso, l’ enciclopedico studioso ne avrebbe di certo sorriso anche Lui.
    Come politico serio, facile allo sdegno, avrebbe oggi fatto di tutto per far rispettare quel certo, anzi certissimo articolo 9 della Costituzione, la Nostra !

  2. Graziano

    Bisogna riconoscere che l’on. Pili, con la sua parossistica quanto tardiva e spesso poco credibile attività di denuncia, in questo caso ha reso un servizio utile.

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