MPS a Cagliari Martedì 23 Settembre. Ecco il Documento [di Movimento Pastori Sardi]
In Sardegna la pastorizia ovi-caprina è costituita da oltre 16.000 aziende, con un patrimonio di capi di oltre 3.000.000 di ovini e oltre 250.000 caprini. Siamo la prima regione italiana produttrice con il 70% del latte ovino e il 50% del latte caprino. Si tratta, dunque, di un settore strategico che dà vita ad altre decine di attività creando interesse economico e sociale e che, soprattutto, svolge un ruolo ambientale fondamentale garantendo la manutenzione di oltre il 70% del territorio isolano. Nonostante il ruolo di gestione e manutenzione del territorio sia, oramai, riconosciuto a tutti i livelli ci siamo accorti, con sorpresa e rammarico, che nella stesura della nuova PAC nazionale, per questo settore non è stato inserito alcunché nel piano zootecnico nazionale. Abbiamo sempre denunciato che, storicamente in Sardegna, il settore Agro-Pastorale e stato appannaggio di una classe politica affaristica e clientelare, priva di una visione di sviluppo, che utilizzava le risorse a fini elettorali e propagandistici. Tutte le volte che presentiamo delle piattaforme, evidenziando le carenze nella programmazione e negli interventi, gli errori, le omissioni, i ritardi e quant’altro, la “politica” fa orecchie da mercante, addossando le responsabilità all’assessore precedente. Ancora oggi, nonostante le promesse di un grande cambiamento nel governo della Regione Sardegna e dell’Assessorato all’Agricoltura (che si è rifiutato più volte di riceverci) in particolare, proviamo una marcata sensazione di abbandono e di non ascolto. Sensazione che è simile a quella che abbiamo provata nel 2010, quando la “politica” rispose alle nostre richieste (presentate con una piattaforma ben articolata) con la legge 15. Legge, da noi rifiutata e mai sottoscritta. Cambiano i governi della regione, cambiano gli assessori, ma l’atteggiamento di chiusura nei nostri confronti è sempre lo stesso. Oggi a quattro anni di distanza la “politica” sta compiendo lo stesso errore di valutazione sia nei confronti del settore sia nei confronti del Movimento che lo rappresenta. In particolare lo fa l’Assessore all’Agricoltura che ignora le nostre richieste di incontro per discutere del comparto e del nuovo PSR. Riteniamo che come Pastori, rappresentati da un Movimento storico, che ha sempre lavorato per migliorare le condizioni degli addetti al settore, con spirito proposito e costruttivo, abbiamo il diritto di esprime il nostro punto di vista sugli investimenti per uno sviluppo sostenibile del settore. Abbiamo, inoltre, l’esigenza ed il dovere di acquisire le informazioni di “prima mano”, direttamente dal massimo rappresentante della Regione Sardegna: il Prof. Francesco Pigliaru, per capire quali sono le linee programmatiche e di indirizzo della Regione Sardegna per i prossimi anni e non apprendere le notizie dai media. In particolare vorremo sentire direttamente dal Presidente Pigliaru perché le risorse del “primo pilastro” della nuova PAC (aiuti diretti) siano inferiori a quelli della vecchia PAC. Vorremo sentire dalla viva voce del Presidente Pigliaru perché ciò possa avvenire nonostante la nuova PAC sia stata pensata per sostenere in particolare l’economia agro-pastorale a cui corrisponde il nostro modello di produzione estensivo. Vorremo capire, nonostante i proclami ed i comunicati, se c’è la effettiva volontà politica di sconfiggere, per sempre, tutte le epizoozie che affliggono il nostro settore, individuarne i modi, i tempi ed i mezzi più efficaci. PER TUTTE QUESTE RAGIONI ALLA POLITICA CHIEDIAMO 1. Che si formi una commissione d’inchiesta consiliare per discutere del problema della Blu-Tongue, della peste suina e di tutte le epizoozie, comprese quelle vegetali, quantificarne il danno già prodotto e debellarne il male alla radice. 2. Annullare il decreto n° 22 del 10 settembre 2014 dell’Assessorato alla Sanità sulla vaccinazione obbligatoria portatore di imposizioni e tensioni, perché il mondo delle campagne ha bisogno di una fidelizzazione con il proprio veterinario, così come avviene in umana con il medico di famiglia. 3. Attivare nei porti e aeroporti delle zone di quarantena con il compito di controllare dal punto di vista sanitario tutto ciò che arriva in Sardegna, potenzialmente pericoloso, garantendo così il territorio Sardo da malattie trasmissibili ad animali e piante. 4. Aprire un tavolo per discutere modifiche ed integrazioni al nuovo P.S.R. 1) Strade rurali: è necessario un intervento radicale per realizzare la sistemazione delle strade che collegano le aziende. L’intervento è fondamentale per abbattere i costi di produzione: in Sardegna raccogliere un litro di latte ovi-caprino costa mediamente da € 0.04 a € 0,08 con questo intervento si dimezzerebbe il costo del 50% e oltre, con un vantaggio evidente sul prezzo del latte. I comuni non hanno più le risorse necessarie per la manutenzione delle strade di campagna. 2) Richiesta all’Enel di un intervento per l’allaccio dell’energia elettrica: centinaia di aziende ancora oggi ne sono prive. L’Enel è dagli anni 60 che non fa interventi strutturali in campagna. 3) Utilizzo delle energie rinnovabili a fine produttivo: fotovoltaico, minieolico, biomasse, etc. Solo la Regione può programmare e realizzare interventi diffusi per tutte le aziende sarde. È facile constatare che i bandi o le misure danno risultati molto limitati, poiché solo pochi privilegiati possono accedervi e non tutti hanno le risorse necessarie per potervi partecipare e sostenere l’intervento. Solo l’Assessorato all’Agricoltura può intervenire, con l’utilizzo degli enti strumentali o di una società creata ad hoc, che abbia il compito di gestire la realizzazione dell’intera opera. I ricavi sarebbero notevoli: per i pastori significherebbe risparmiare e diminuire il costo per litro latte fino a € 0,07 e attraverso il conto energia si pagherebbero tutti i costi d’impianto e le spese istituzionali, il restante dei ricavi contribuirebbe al miglioramento del reddito dei pastori ed alle realizzazioni di opere necessarie per il “miglioramento delle campagne). 4) Acqua potabile: tutte le aziende agro-pastorali del territorio sardo dovrebbero avere a disposizione acqua potabile. Sembra un ovvietà, ma così non è, perché molte aziende ne sono prive. Questo importante intervento risolverebbe due aspetti fondamentali: sarebbe un evidente segnale di civiltà: è quasi impossibile credere che ancora oggi nel 2014, in un paese dell’Unione Europea (non in uno del terzo mondo) si possa lavorare e vivere senza acqua potabile, permetterebbe a migliaia di aziende prive e che, di fatto, non rispettano le prescrizioni comunitarie e regionali per la produzione di latte, di operare con la necessaria tranquillità e non con la paura di somministrazione di sanzioni, derivate dal mancato rispetto dei requisiti previsti dalle norme. 5) Incentivare la produzione di granelle e foraggere proteiche: uno degli aspetti negativi, probabilmente uno dei maggiori, è il reperimento di alimenti proteici per l’alimentazione del bestiame. La coltivazione di granelle e foraggere proteiche contribuisce in modo determinante a raggiungere i seguenti risultati: avere a disposizione alimenti proteici non OGM. Quasi tutti gli alimenti proteici oggi in commercio sono OGM, realizzare economie aziendali derivate dalla coltivazione degli alimenti proteici e migliorare le caratteristiche agronomiche dei suoli, con un minore utilizzo di concimi organici di sintesi e, di conseguenza, contribuire al miglioramento dell’ambiente tutelando il territorio, poiché la presenza di terreni coltivati, può contribuire e limitare il propagarsi degli incendi. Gli strumenti principali per incentivare lo sviluppo di questi alimenti proteici potrebbero essere: contributi agli agricoltori in funzione della tipologia di coltivazione e permettere l’utilizzo dell’acqua per irrigazione ad un prezzo politico. 6) Incentivare e consolidare la presenza dei giovani in campagna. Per incentivare il lavoro dei giovani in campagna è necessario: raddoppiare l’importo iniziale previsto da 35.000 a 70.000 euro, come già previsto in altre regioni cambiare completamente le regole per far si che a beneficiarne siano in primis i giovani che già lavorano in campagna a prescindere dal fatto che siano iscritti o meno all’INPS e raddoppiare l’impegno per l’attività da 5 anni a 10, così si è sicuri che l’investimento è certo e non fittizio rimodulare o integrare tutti gli altri aspetti che portino ad una effettiva facilità di inserimento dei giovani che vogliono effettivamente operare in agricoltura. 7) Rimodulazione dei debiti sia a breve che a lunga scadenza: per le aziende singole e per le loro cooperative di trasformazione. Per rilanciare il settore agropastorale è importante che, definitivamente, si risolva la situazione debitoria delle aziende del settore, dando la possibilità alle imprese di pagare in soluzioni ventennali a tasso minimo europeo. Con questo intervento si darebbe alle aziende la possibilità di risolvere il loro problema debitorio e di potersi riaffacciare al credito per attuare gli interventi di miglioramento indispensabili per poter stare al passo con i tempi e con l’evoluzione tecnologica. 8) Interventi di bonifica radicale nelle aziende: le campagne già dagli anni 50 sono piene di materiali inquinanti (tetti in amianto, etc.) derivati da opere finanziate con soldi pubblici nei vari interventi di sviluppo rurale. Oggi è necessario, per garantire i lavoratori, i prodotti agricoli e l’ambiente in generale, che si possano attuare interventi radicali di smaltimento e di ripristino dei siti interessati, con specifici contributi in conto capitale. 9) Pagamenti Argea: è necessario che la “politica regionale” imponga ad Argea di far arrivare ai pastori i “premi” entro e non oltre il mese di settembre, come già regioni più virtuose fanno. Questo aspetto è di fondamentale importanza in quanto con l’inizio della nuova stagione agraria, sono indispensabili le risorse economiche per gli acquisti delle sementi, del carburante, dei concimi, degli attrezzi per la lavorazione della terra e di tutto quanto è necessario per la gestione dell’attività aziendale. 10) Lotta alla burocrazia: da sempre il movimento ha denunciato che i pastori e gli agricoltori passano più tempo in giro per gli uffici che in campagna, sembra una battuta ma è la verità che ciascun operatore constata annualmente sulla propria pelle. Sarebbe opportuno porre fine a questo annoso problema. Un testo unico con il raggruppamento ed il coordinamento delle leggi esistenti in materia agricola e disposizioni chiare agli uffici preposti e l’affidamento anche a strutture esterne, per l’espletamento delle pratiche.
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E’ un copia incolla dei documenti presentati da coldiretti e organizzazioni di categoria.
Felice & C. all’assalto della cassa della RAS e di qualche poltrona di sottohoverno.