Meridiana, la crisi infinita. I perché di un flop che pagheranno 1.600 dipendenti [di Fabio Pavesi]

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L’Italia non vola e quando prova a farlo, l’atterraggio è sempre più difficile. Non è una facile metafora della condizione socio-economica del Paese, ma più prosaicamente il quadro del nostro trasporto aereo. Alitalia è alla sua terza ripartenza, sotto l’ala del vettore arabo Etihad, dopo aver spalmato oltre 4 miliardi di oneri sulla collettività nella gestione pubblica e aver bruciato oltre 1,5 miliardi sotto la gestione privata.

Oggi tocca a Meridiana al bivio della sua storia passata, non certo dissimile da Alitalia. L’atto della fine della prima era è la cacciata di 1.600 dipendenti che dopo 4 anni di cassa integrazione verranno messi in mobilità. Un taglio durissimo annunciato nei giorni scorsi assieme a un piano di rilancio con nuove rotte e con un non meglio precisato nuovo assetto industriale. Questa la cronaca con attorno le indiscrezioni sull’ingresso nel capitale, a sorreggere il principe Karim Aga Khan nel tentativo di non fallire, di Qatar airways. Una compagnia snella con due terzi del personale mandati a casa sembra la condizione ideale per attrarre un novello salvatore.

Non si sa come andrà ma certo se questo non è l’epilogo della lunga crisi di Meridiana poco ci manca. Già perchè o questa volta Meridiana comincia a fare utili o la sostenibilità aziendale diventa un fardello sempre più grave da reggere.

La picchiata all’ingiù dei conti viene da lontano: a partire dal lontano 2007 il gruppo viaggia costantemente con margini lordi negativi. Vuol dire che i costi complessivi hanno sempre superato i ricavi. Sarà colpa della crisi, certo, ma la crisi c’è stata per tutti. È solo che Meridiana non ne è mai uscita, anzi ha solo aggravato perdite e debiti in un crescendo rossiniano. Le perdite sono sempre salite e si sono cumulate superando i 300 milioni negli ultimi 7 anni. Tanto che a fine 2013 il bilancio consolidato di Meridiana, che ha nel frattempo incorporato Meridiana Fly, ha un buco patrimoniale da 200 milioni. Non c’è più capitale da tempo e ci sono debiti finanziari per 340 milioni.

Una situazione pre-fallimentare, finora coperta in tutti questi anni dai continui aumenti di capitale supportati dal ricco principe Sua Maestà Karim Aga Khan. Ma non solo da lui, anche dalla Borsa quando il titolo era quotato. Tutti soldi, quelli degli azionisti di minoranza e del principe andati in fumo. Del resto che le cose non abbiano mai funzionato lo dice la caduta dei ricavi. Solo nel 2013 il consolidato ha visto cadere ricavi per 140 milioni, oltre il 20% sul 2012. E nel 2009 il fatturato era di 800 milioni, oggi siamo a malapena a 550 milioni. Un crollo. Certo la manovra sul personale era forse inevitabile, ma il costo del lavoro pesa solo per il 20% sui ricavi. Altri costi operativi andrebbero tagliati per bilanciare il calo dei ricavi.

Ed ecco allora emergere i punti deboli mai superati della compagnia. Il problema sono le rotte e la loro profittabilità. Come per Alitalia, la zavorra non è solo il costo del personale, ma le rotte sempre meno remunerative. E allora è il piano industriale che ha fatto acqua in tutti questi anni. Ecco perchè lo stesso ministro dei Trasporti Lupi ha chiesto con forza un piano industriale credibile con o senza nuovi soci. E poi ci sono le scelte sbagliate. Meridiana ha prima assorbito nel lontano 2006 Eurofly con annesse perdite e poi Air Italy, rivelatesi entrambe dei flop colossali. Air Italy ad esempio ha dimezzato i ricavi tra il 2012 e il 2013 e chiude ovviamente in perdita.

Meridiana non più tardi di inizio 2013 ha comprato il 38% del capitale di Air Italy dagli ex soci storici. L’affare l’hanno evidentemente fatto gli ex soci di Air Italy non certo Meridiana. In testa il comandante pilota Giuseppe Gentile che è stato l’ad di Meridiana, ha preso un bonus (con la compagnia già fiaccata) e ha ottenuto 22 milioni con l’altro socio Notari dalla vendita delle quote della sua Air Italy alla compagnia dell’Aga Khan.

Un colossale harakiri dato che tuttora Air Italy con l’ex Meridiana Fly sono le fonti di perdita più sostenute nei conti consolidati di Meridiana. Facile, troppo facile arrivare all’epilogo di un disastro di strategia industriale e di business liberandosi di 1.600 dipendenti. Che rimarranno a carico della collettività per chissà quanti anni. In questo Meridiana è la fotocopia in piccolo di Alitalia.
*Il Sole24 ore 18 settembre 2014

One Comment

  1. gianni puggioni

    Tutti stanno a pensare ai lavoratori Meridiana, e tutti sono disposti a calarsi le braghe pur di avere I nuovi finanziamenti pubblici. SEmbra quindi quasi certo che circa €300milioni saranno spesi. Questo vuol dire che ogni sardo in aggiunta ai soldi dei biglietti spesi per Meridiana ogni anno, pagherá anche quasi €200 come biglietto aggiuntivo, con una buona probabilitá di usare Ryanair e Easyjet, che costano meno e richiedono sussidi pubblici molto piú bassi).
    Mi chiedo quindi se qualcuno tra I giornalisti, piuttosto che intervistare I dipendenti si sia mai messo il dubbio di pensare a noi cittadini cosa pensiamo di Meridiana. Se effettivamente il governo finanzierá Meridiana, grazie a queste decisioni saremo costretti a usare ancora il loro monopolio su alcune tratte chiave, con tariffe fuori dal mercato attuale e un servizio che dir scadente é poco.
    Posso scommettere che migliaia di Sardi, se avessero voce in capitolo, avrebbero ben altri sogni rispetto a dire che Merdiana debba continuare a esistere. Potremmo fare elenchi infiniti con I casi di ritardo, scortesia e non professionalitá dei dipendenti Meridiana. Credo quindi che una maggioranza dei Sardi sarebbe felice di vederle Meridiana scomparire.
    Meglio un servizio straniero e a basso costo, che un servizio nostrano incasinato, caro e scortese.
    saluti

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