Perdonali, perché non sanno quello che dicono [di M.Tiziana Putzolu]
Chi non ha sentito l’odore della tuta sporca al rientro dal lavoro notturno. Chi non ha visto quel viso, proprio quello, attaccato al finestrino del tram alle sei del mattino, avvolto nella nebbia. Assonnato. Chi non ha mangiato con loro un panino con la mortadella. Chi non ha fatto la fila alla mensa aziendale con il vassoio in mano e mangiato in allegria con loro. Chi non li ha ascoltati mentre raccontano di quella volta che la pressa ne ha schiacciato uno, lì. Quante storie! Un lenzuolo, uno sguardo abbassato, una lavatina intorno e via, di nuovo al lavoro, che c’è da guardare? Chi non ha sentito chiudersi lo stomaco nel vederne uno con la testa china ed una lettera tra le mani. Chi non ha notato le scarpe consumate di quel giovane seduto, in fila, all’ufficio di collocamento. Chi non ha dato una carezza al figlio che si chiede che destino avrà. Ecco, chi non ha visto tutto questo. Chi non ha sentito tutto questo ed altro ancora non sa. Non può sapere che questi esseri umani, donne e uomini, che hanno un nome ed un cognome. Che sono tanti. E che si chiamano lavoratori quando lavorano. E che si chiamano lavoratori anche quando un lavoro non lo hanno. Ancora. Anche se sono giovani. Forse è perché non sanno tutto questo. Forse è perché non sanno molte altre cose ancora, che gli scrivani prezzolati del progetto chiamato Garanzia Giovani, di ispirazione europea, di declinazione governativa e di attuazione regionale, nato per tentare di arginare il fenomeno occupazionale di giovani fino ai 29 anni (e gli altri?), adottano in vece della bella, corretta e normale parola ‘lavoratori’, ancorché inoccupati, una variante postmoderna, neutra, rassicurante e tanto lontana dal concetto del lavoro che è la parola ‘utenti’. Utente è colui che cerca lavoro. Che vorrebbe frequentare un corso di formazione. Che aspirerebbe a trovarlo, un lavoro. E’ un utente in quanto è in attesa di ricevere un servizio, una merce. Che sarebbe il lavoro. Nell’era del Vangelo secondo Matteo va a compimento, così, un altro miracolo. Viene sacrificato il termine lavoratori e se ne innalza uno più versatile, pronto, agile, veloce, usa e getta. Alieno. Commerciale. Evviva. Trasformazione compiuta. Anche nel linguaggio. Utente è colui che lavora o cerca un lavoro. Il lavoro è il servizio che vorrebbe acquistare. Cioè una merce qualsiasi. Colpo di spugna sul principio che il lavoro non è una merce. Sui principi sanciti dall’OIL. Sul diritto del lavoro e sulla sociologia del lavoro fondati su quel principio. Via. Via tutto. Quando quell’utente si recherà nei prossimi giorni allo sportello di uno di quei posti che dovrebbero aiutarlo a trovarsi un lavoro, sappia che un lavoro certo non lo troverà. Troverà servizi dei quali, sì, è utente, e tra i quali ne spicca uno, nuovo nuovo. Si chiama fantozzianamente Servizio di Profilazione dell’Utente. Non è uno scherzo. E’ uno dei servizi offerti dal Progetto Garanzia Giovani Sardegna. A seconda dell’esito della Profilazione che avrà l’Utente, l’impresa (speriamo!) che lo assumerà (forse!) usufruirà di un Bonus Occupazionale variabile a seconda dell’esito della sua, appunto, profilazione. Questi utenti, in questo caso assai giovani, a cui evidentemente non è bastato offrire PAI (Piano Azione Individuale) o il BdC (Bilancio di Competenze), azioni che avrebbero dovuto aiutarli a capire che lavoro vogliono o quello a cui possono aspirare in base alle loro performance, saranno sottoposti al Servizio di Profilazione dell’Utente. Non si rida. Solo chi non ha mai, proprio mai, sentito l’odore di una tuta sporca al rientro del lavoro notturno. Quello che ti entra nelle narici e rimane aggrappato a te tutta la vita. Chi non ha notato le rughe precoci di quel giovane che non sa che destino avrà può permettersi l’impunita volgarità di chiamarlo utente e di chiamare profilazione un colloquio per aiutarlo a trovarsi un lavoro con annessa compilazione di un banale modulo. Se non un lavoro, almeno il rispetto. Quello sì, bisogna pretenderlo. A costo di due canonici ceffoni. Perché le parole sono importanti. Poi, c’è solo da invocare il perdono. Perché, davvero, non sanno quello che dicono. |
Prima c’era l’Ufficio di Collocamento (che collocava molto poco e in genere i lavoratori di livello più basso), poi sono diventati Centri per l’Impiego con qualche computer in più ma con risultati scarsi (e con un servizio di consulenza e orientamento di basso profilo), ora Tiziana ci informa di questo Progetto Garanzia Giovani Sardegna…Titolo altisonante che, ne sono certo, non garantirà un bel nulla. E poi questo Servizio di Profilazione Utente. Altro titolo ricercato (e vanitoso) che a me, scusate, fa pensare al profilattico…
In Italia i Centri per l’Impiego non hanno mezzi e il personale è insufficiente e mal preparato. In Italia se un giovane vuole perdere tempo deve andare nei Centri per l’Impiego. Se vuole cercare lavoro con impegno deve muoversi autonomamente e forse avrà più successo. In Francia, in Germania, in Inghilterra i Centri per l’impiego sono una cosa seria, hanno mezzi finanziari adeguati e molto personale altamente specializzato. Di questi tempi non direi mai a mio figlio di utilizzare il Servizio di Profilatura, non ci credo. Come si dice da queste parti: è tutta gazzosa.
… gazzosa è una parola grossa