All’insegna del fair play [di Raffaele Deidda]
Gli anglosassoni con l’espressione fair play intendono regole e princìpi del rispetto e della correttezza in ambito sportivo. In Italia è utilizzata anche in politica. Una sorta di galateo nei confronti dell’avversario. Talvolta è un modo singolare di intenderla. E’ più che altro uno strumento per deradicalizzare il confronto e sfuggire al conflitto. Tutt’altro rispetto al concetto di democrazia partecipata, animata, discussa, litigata. Gli storici ricorderanno un esemplare fair play “a modo mio”. Quello di Berlusconi nell’aprile 2006: “Ho troppa stima per l’intelligenza degli italiani per credere che ci possono essere in giro tanti coglioni che votano per il proprio disinteresse”. Si riferiva, con bella prosa, agli elettori del centrosinistra. I tempi però cambiano e il fair play politico è una forma di volemose bene, di abbracciamoci senza rancore, di toni pacati e distensivi. Pare che lo chieda l’Europa e persino Obama! Così, con il governo delle larghe intese l’agone politico muore. Non ci sono buoni e cattivi. Languono i talk show che vengono animati più dalle risse fra appartenenti ad uno stesso partito o area politica che fra avversari. Così si è assistito al fair play del Pd verso il centrodestra durante la vicenda della decadenza di Berlusconi con autorevoli esponenti democratici che sostenevano che andava sconfitto per via politica, non giudiziaria. Sempre nel PD difficile dimenticare lo scontro fra Renzi e Bersani sul regolamento delle Primarie, alla faccia del fair play dopo un precedente confronto televisivo, in un clima sereno e cortese. Oggi Renzi chiede ad Epifani di garantire il fair play: correttezza e rispetto delle regole nel Congresso nazionale in cui si candiderà alla segreteria. Sorprendente che nel Pd si debba richiedere il rispetto del galateo politico! Anche in Sardegna episodi di fair play con attacchi poco cortesi fra candidati alle Primarie del 29 settembre. Sono volate accuse di incontri segreti e violazioni delle regole con utilizzo di pubblicità extra regolamento, a cui hanno fatto seguito risposte stizzite con neologismi quali paragrillismo e paraberlusconismo (!). Il fair play, più utile ed efficace, si conferma sempre più come modalità di approccio verso l’avversario politico piuttosto che verso il compagno di partito o di coalizione. A riprova i media riferiscono di recenti confronti all’insegna del fair play fra potenziali candidati alla presidenza della Regione: l’esponente del centrodestra Cappellacci (molto potenziale viste le richieste di rinvio a giudizio e di condanna) e quella di centrosinistra Barracciu (messa in forse dagli alleati che sollevano la questione morale). Confronti su ambiente, territorio, impresa e zona franca. Cappellacci ha chiamato l’avversaria col nome di battesimo. Prodigo di auguri e di complimenti per la sua passione politica (sic!). Affabile e gentile. Un vero“cavaliere”. Per far dimenticare il cavalier Berlusconi, di cui si ricordano le scurrilità pronunciate nei confronti delle donne della sinistra? O forse per delegittimare il ruolo di pari dell’avversaria? A livello nazionale le larghe intese sono una realtà. A livello regionale sono evidentemente in corso. In tutti casi su tutti pendono le vicende giudiziarie. Speriamo che le dichiarazioni del centro sinistra non siano del tipo: “Cappellacci va sconfitto politicamente e non per via giudiziaria”. Non sarebbero opportune e non solo in nome del far play.
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