Cagliari città in espansione? [di Carlo Mannoni]
Com’è bella la città com’è grande la città com’è viva la città com’è allegra la città. Vieni, vieni in città che stai a fare in campagna? Se tu vuoi farti una vita devi venire in città. (Giorgio Gaber) Avevo non pochi dubbi sull’intervento urbanistico nell’area di Su Stangioni a nord della cinta urbana di Cagliari. Una sorta di Cagliari 2 che, come si legge nella locandina di presentazione, “sorgerà in un’area verde di 100 ettari e che nella fase iniziale accoglierà 2.600 abitanti, fino ad arrivare a 15 mila a lavori ultimati”. E’ vero, 100 ettari sono una grande estensione di territorio sottratta alla campagna per farla diventare città, ma che volete che siano quando, come rassicura la citata locandina, “l’obiettivo è quello di realizzare un “quartiere modello”, costruito secondo i moderni canoni di sostenibilità ambientale e sociale?”. Cento ettari di avanzamento della città verso la la campagna, dunque, ed in ciò anche a Cagliari c’è chi vuole contribuire – ognuno fa quel che può – al disastro italiano del cemento che si espande inesorabile divorando il paesaggio rurale.Sull’argomento è stato pubblicato lo scorso 11 ottobre il rapporto redatto da Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale, sulla Qualità dell’Ambiente Urbano) il quale ci ricorda che in Italia perdiamo giornalmente 70 ettari di suoli e che i 51 comuni analizzati nel rapporto hanno cementificato un territorio pari a quasi 220.000 ettari. Saranno state le polemiche che nella città di Cagliari hanno diviso in due le opinioni tra favorevoli e contrari all’intervento urbanistico e sarà stato, forse, lo studio di Ispra appena pubblicato a sollecitare un intervento chiarificatore del Pd cagliaritano, da sempre favorevole, che nella riunione della segreteria cittadina dello scorso 18 ottobre ha preso posizione su tale delicato argomento. Per ridurre le perplessità di chi, come me, è scettico su tale intervento e mette in risalto la prevalenza dei costi ambientali e collettivi diretti ed indiretti, di tale operazione sui relativi vantaggi, il Pd cittadino ha suggerito, tra l’altro, in un documento: ” La realizzazione di un intervento capace di assicurare la sostenibilità ambientale nella pianificazione e nell’utilizzo delle risorse naturali al fine di preservare le valenze economiche ed il valore intrinseco, e di migliorare la qualità ambientale ed i servizi delle aree urbane e dei sistemi territoriali e la loro attrattività”. Ci vorrebbe un traduttore automatico per chiarire, in un linguaggio da non specialisti, quali siano i reali valori da preservare attraverso un intervento che urbanizzerebbe ben 100 ettari di aree rurali. A me tali valori non sono chiari anche se il documento si è soffermato su una serie di dettagli che vanno dalla produzione in situ dell’energia elettrica, ai ridotti consumi dell’acqua potabile per irrigazione, alle ridotte emissioni di CO2, ai confort termici estivi ed invernali compresa la salubrità dell’aria, al risparmio energetico, sino ad occuparsi della luminosità degli ambienti e della raccolta differenziata dei rifiuti attraverso la predisposizione di aree accessibili agli utenti. Tali enunciazioni, che interessano intrinsecamente gli interventi da realizzare, tralasciano di rispondere alla domanda più importante: gli obiettivi del piano prendono in considerazione la questione ambientale più rilevante, ovvero l’enorme consumo del territorio? Su tale quesito la direzione del Partito democratico di Cagliari ha preferito non soffermarsi per la considerazione che l’intervento urbanistico di espansione nell’area di Su Stangioni è stato deliberato all’unanimità più volte dal 2006 al 2011 dal consiglio comunale di Cagliari e confermato, seppure indirettamente, dall’attuale giunta comunale che lo ha inserito nel piano strategico intercomunale approvato nel 2012 dall’assemblea municipale. Insomma ciò che è deciso non può subire ripensamenti anche se Il problema è sentito, eccome, tanto che lo stesso Pd di Cagliari non si esime dall’auspicare la “ridefinizione urbanistica del “margine nord” di Cagliari, possibilmente con la istituzione di una “cintura verde” a volumi zero, che blocchi ulteriori espansioni della periferia”. Ci si preoccupa, quindi, delle espansioni future della città purché siano salvaguardate quelle attuali. Così i miei dubbi, già forti prima del pronunciamento del Pd di Cagliari, ora si sono ulteriormente rafforzati.
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E’ il solito problema dell’assenza di pianificazione, quella fatta bene con chiari e misurabili obiettivi, con strategie ben definite da cui discendono gli interventi a cui tutti gli investitori si devono adeguare. Da noi invece si ragiona al contrario, si parte dall’intervento e poi, se va bene, si individuano gli obiettivi a ritroso. E’ un po’ quando si vede un bell’oggetto ‘inutile’ in un negozio e si cercano le motivazioni per comprarlo
Il problema del consumo del suolo è sicuramente importante e io sono fra coloro che ne parlano da oltre 15 anni. La soluzione non è però negare le trasformazioni, che non risolve le ampie contraddizioni di sistemi urbani sempre più impattanti e insostenibili, ma trovare strumenti per riqualificare in modo coerente e sostenibile l’esistente integrando limitate parti di nuovi interventi, da progettare con criteri ecologici e con razionalità. Le nostre città sono progettate malissimo, abbiamo bisogno di nuovi criteri urbanistici e costruttivi, di architettura naturale, di verde, di un nuovo rapporto con l’ambiente che ci circonda, che è difficile creare da zero e con poche risorse disponibili negli spazi già trasformati.
Le altre città europee (Friburgo, Copenhaghen, Berlino, Stoccolma, Londra) creano parchi, quartieri verdi, spazi di sostenibilità. Noi siamo fermi. Su Stangioni può non essere il progetto migliore possibile , ma in questo momento non abbiamo altre proposte, e dire di no a questo progetto senza qualche alternativa concreta significa condannare Cagliari ad altri 15 anni di totale insostenibilità e di immobilismo urbanistico. Ma forse qualcuno può avere l’interesse a mantenere tutto esattamente come sta ora…
Siamo tutti contro la bassa densità (le villette) perché consumano suolo, ma anche contro l’alta densita’ (S.Gilla) perché simbolo della cementificazione. Che si fa? Io non ho alcun dubbio. L’immobilismo invece nasce quando non si sa da che parte andare o non si ha il coraggio di andare in una direzione specifica per paura di essere massacrati dall’una o dall’altra parte (che spesso coincidono).
Mi spiace immensamente vedere all’orizzonte l’ennesima pianificazione di scatole urbane, era quindi pura illusione quella che anni fa quando l’Arch. Campus era Assessore, mise i paletti per un quartiere ECOLOGICO, che sarebbe stato un esempio di vivere in Città in maniera nordeuropea, con auto elettriche o bici per la mobilità interna, parchi giochi e bimbi liberi, perchè zero pericoli, arrivo della metro per la mobilità Sostenibile…..cicli ambientali chiusi, recupero acque, solare termico e fotovoltaico in ogni edificio, Bioedilizia e orientamento solare corretto dei moduli abitativi, giardini e boschetti per la climatizzazione naturale……in pratica un pezzetto di Paradiso a Cagliari su 100 ettari di verde pubblico……chissà se è solo un sogno, preferire mattone selvaggio e cattiva edificazione solo a fini speculativi è una rapina al paesaggio già ferito in quell’ area vasta che ha fatto dell’intorno di Cagliari un’anonimo e triste comparto edilizio che non diverge poi tanto dai brutti esempi del Nord Italia dove la ragione a costruire palazzi è data dal rapporto terra/abitanti che in Sardegna non esiste……..pertanto chi comanda ripensi, la responsabilità di consentire………..comporta scomparsa di territori per sempre irreversibilimente…………
Il punto chiave di questa vicenda è quello che ha evidenziato graziellacaria, la ragione per cui oggi diverse voci esprimono posizioni negative nei confronti di questo progetto è perchè pensano che in fondo si tratti del solito quartiere speculativo, e non capiscono il senso e i contenuti di un progetto che invece è assolutamente innovativo ed ecologico. Per questo, forse, l’Amministrazione Comunale ha proposto di realizzare l’intervento in un’altra area, senza considerare che un progetto come questo non si può realizzare con le stesse caratteristiche da qualche altra parte.
Certo, un quartiere “ordinario” a Su Stangioni sarebbe un grave errore, ma realizzare un quartiere veramente ecologico invece sarebbe un grande passo in avanti per una città che vive tanti problemi.
Chi si oppone alla cementificazione, invece che “negare” il progetto, dovrebbe spingere per fare in modo che i presupposti ecologici che lo caratterizzano siano garantiti e ampliati.