Novant’anni di radio [di Franco Masala]
La memoria spazia dai “Concerti Martini&Rossi” alle “Interviste impossibili”, dal’”Motivo in maschera” a “Sorella Radio” o al “Convegno dei cinque” passando per “Alto Gradimento”, “Bandiera gialla”, “Tutto il calcio mi nuto per minuto”, “Farehnheit” e “La barcaccia”, così da attraversare anni e anni di trasmissioni radio. Chi non ricorda almeno una delle innumerevoli rubriche che hanno accompagnato la vita di molti prima dell’esplosione di tv e altri media ? Chi non ha passato un minuto, un’ora ad ascoltare un programma davanti alla radio ? Apparecchio radio che un tempo era un vero e proprio mobile con tanto di scomparto foderato, all’interno, di piccoli specchi e adibito a bar casalingo. Sul fronte si leggevano in colonne sghembe i nomi delle moltissime stazioni estere – da New York a Leipzig – che costringevano a spostare le manopole per la ricerca. E sovente questi apparecchi “svalvolavano”, azzittendosi e costringendo alla sostituzione delle valvole per potere ripartire. Poi i transistor, i PC e tutti gli strumenti di oggi che, certamente, hanno via via sottratto utenti e ascoltatori alla radio. Ma la radio resiste e il 6 ottobre la Radio, prima EIAR (Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche) poi RAI (Radio Audizioni Italiane), compie novanta anni dalla sua prima trasmissione del 1924, mostrando ancora una vitalità che si rifugia soprattutto su Radio3, partita in sordina per poche ore al giorno nel 1950 come Terzo programma, e divenuta ormai l’asse portante e innovativo della radio italiana. È appena il caso di ricordare il ruolo preminente della radio nella propaganda fascista tanto da suggerire al premio Cremona di pittura, istituito dal gerarca Roberto Farinacci, un tema come “Ascoltando alla radio un discorso del Duce” (1939) e da divenire autentica colonna sonora nel bellissimo film “Una giornata particolare” di Ettore Scola (1977). Dopo l’interruzione bellica la radio libera riprese le trasmissioni proprio dalla Sardegna, prima a Bortigali poi a Cagliari, ponendo le premesse per la ripresa successiva a livello nazionale. Quattro orchestre sinfoniche (oggi resiste solo la Sinfonica nazionale a Torino), le compagnie di prosa e di rivista, le orchestre ritmo-melodiche e le innumerevoli dirette da sale da concerto e teatri lirici di mezzo mondo sono altrettanti tasselli di quell’offerta culturale che la radio italiana ha contribuito a diffondere per decenni. E l’utente può anche riascoltare molte delle trasmissioni nelle teche http://www.radiomillevoci.it/ Oggi, dopo un periodo messo in crisi dai mezzi più nuovi, riprende decisamente quota con le premesse per una vita altrettanto lunga. W la Radio ! *Primo numero del Radiorario (18 gennaio 1925) poi Radiocorriere, pubblicato fino al 1995.
|
Qualcuno diceva che con l’arrivo della televisione sarebbe morta.