Il Parlamento del 1355 [di Olivetta Schena]
Pubblichiamo l’intervento letto da Olivetta Schena in piazza Costituzione in occasione della FAIMARATHON Cagliari… tra bianchi colli e piazze svoltasi a Cagliari domenica 12 ottobre un percorso che ha coinvolto 10 piazze della città ed un centinaio di accademici, studiosi, professionisti, intellettuali, artisti che si sono prestati a fare i “ciceroni speciali” per spiegare la bellezza della città del sole (NdR). Il 6 gennaio 1355 giungeva a Cagliari, dopo un travagliato viaggio via mare, Pietro IV il Cerimonioso, il più potente e longevo sovrano della Corona d’Aragona: regnò per ben cinquantuno anni, dal 1336 al 1387. Il re e il suo seguito avevano lasciato da pochi giorni il Logudoro, formalmente rappacificato dopo la campagna militare iniziata il 21 giugno del 1354 con lo sbarco dell’esercito catalano-aragonese sulle coste della Sardegna settentrionale, a Porto Conte, e con l’assedio e l’occupazione di Alghero. Dopo una breve visita a Sassari la naturale destinazione del corteo regio non poteva essere che Cagliari, le solide mura del Castello e la radicata catalanità di questa città garantivano al sovrano e al suo seguito le condizioni ideali di sicurezza e di serenità che avrebbero consentito di trattare nel modo migliore “gli affari del Regno”. A Cagliari, infatti, si concretizzava una decisione presa, forse, subito dopo la pace di Alghero (novembre 1354): la convocazione delle prime Corti generali nella storia del regnum Sardiniae et Corsicae, sul modello delle Corts catalane. La decisione di convocare a Cagliari le Corti fu presa dal sovrano per motivi squisitamente politici; era necessario che l’autorità regia, uscita mortificata nella sua dignità dagli insuccessi dell’anno precedente, si riabilitasse tramite la partecipazione all’Assemblea proprio di coloro che ne avevano minato la credibilità: gli Arborea, i Doria, i rappresentanti del Comune di Pisa. Il 23 gennaio partivano da Cagliari le lettere di convocazione, che fissavano la data d’inizio della riunione per il 15 febbraio. Venivano così informati i rappresentanti del clero, della nobiltà e delle ville regie della Sardegna catalano-aragonese che dovevano formare i tre bracci delle Corti, con l’aggiunta della paretecipazione di un quarto braccio, composto da privati cittadini di nazionalità sarda, il cosiddetto braccio dei Sardi, individuato e compiutamente analizzato da Guseppe Meloni, al quale si deve una nuova edizione degli atti di questo Parlamento, pubblicata nella collana del Consiglio Redionale della Sardegna intitolata Acta Curiarum Regni Sardiniae, una prestigiosa iniziativa editoriale che mette a disposizione degli studiosi, ma anche ad un pubblico più vasto di cultori della storia della nostra isola una fonte preziosa: vero caledoscopio sulle vicende politiche, economiche ed istituzionali della Sardegna dei secoli XIV-XVII. Parteciparono alle Corti i rappresentanti dei tre bracci (ecclesiastico, feudale e reale) e numerose persone che si presentarono a Cagliari nomime proprio, ossia a titolo squisitamente personale, e che confluirono nel quarto braccio, quello dei Sardi. Si trattava di liberi cittadini, provenienti prevalentemente da villaggi della Sardegna meridionale, che non erano rappresentati nei tre bracci classici e che, forse per meriti di fedeltà alla Corona, furono autorizzati a intervenire alle Corti. Il 23 febbraio, quando ancora non erano giunti a Cagliari tutti i convocati, Pietro IV “fra gli splendori della regia e il luccichio delle armi”, alla presenza dei rappresentanti dei quattro bracci, pronunciava in lingua catalana il solenne discorso introduttivo, nel quale fanno spicco numerose citazioni bibliche. Il sovrano si presenta, infatti, all’Assemblea nelle vesti di predestinato, investito direttamente da Dio di quel potere temporale che di diritto esercita suoi sudditi, e quindi anche sui Sardi, da lui assimilati ai Filistei, contro i quali era dovuto intervenire, novello re David, per liberare l’isola e ristabilire la pace, “con la volontà di Dio, con l’accordo degli abitanti e dei quattro bracci riuniti in Parlamento”. Alla prolusione del re Pietro risposero i rappresentanti dei quattro bracci, nel rispetto della procedura delle Corti di Catalogna, alle quali si ispirava questo primo Parlamento sardo; il portavoce della componente locale, riunita nel quarto braccio: pro parte…brachio Sardorum, fu Giovanni Descanno, sindaco di Gerico, una delle due ville logudoresi rappresentate alle Corti. Il primo Parlamento sardo si chiudeva senza che venisse affrontato il problema del donativo da versare alla Corona, secondo la consolidata e istituzionalizzata consuetudine delle Corts catalane. L’apparente irregolarità procedurale è motivata “dal particolare momento politico, certamente uno dei meno favorevoli per consentire un rastrellamento di fondi da una terra impoverita da lunghi anni di guerre, pestilenze, carestie, malgoverno”, ma non intacca la validità giuridica di questo Parlamento; è del resto noto che le spese per far fronte alle varie guerre e ribellioni che continuamente agitavano il regnum Sardiniae et Corsicae erano aumentate di anno in anno ed il costo per l’amministrazione dell’isola gravava sempre più sui regni peninsulari della Corona d’Aragona, che avevano generosamente finanziato anche la spedizione militare di Pietro IV in Sardegna. Le Corti del 1355 si chiudevano, altresì, senza che fossero state appianate le profonde divergenze ancora esistenti fra la Corona e la nobiltà locale, capeggiata dal giudice Mariano IV e da Matteo Doria. Neanche la pace di Sanluri -firmata dopo lunghe trattative nella villa omonima l’11 luglio-, destinata a durare una decina d’anni ed a marcare un’importante cesura nel conflitto sardo-iberico, avrebbe posto fine alla tensione di questo travagliato periodo. Il 26 agosto Pietro IV partiva da Cagliari diretto ad Alghero. Il 6 settembre il re lasciva definitivamente l’isola – quieta ma tutt’altro che pacificata- per far ritorno, dopo oltre un anno di assenza, a Barcellona.
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sono un allievo e un grande estimatore della professoressa Schena: questo non è che un framento di ciò che dà a lezione e nei seminari.
L’articolo è ottimo, puntuale, sintetico al punto giusto; è però in grado di suscitare la curiosità per ulteriori approfondimenti che possono trovarsi comodamente in lavori editi, curati anche dalla stessa professoressa Schena.