Piazza del Carmine: ascesa e declino (II) [di Pietro Ciarlo]

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Con mia moglie abbiamo preso casa a Piazza del Carmine 25 anni fa. Siamo stati testimoni della sua grande trasformazione funzionale e del suo attuale decadimento. All’ inizio nella Piazza c’erano modeste bancarelle e le cabillac. Era un mercatino e il capolinea per le persone che venivano dall’ entroterra. Tutt’intorno c’erano negozi per l’agricoltura, per gli attrezzi, per la casa, per i corredi dei matrimoni, poco lontano gli ospedali.

Arrivavano i cabilli, appellativo che i cagliaritani davano a quelli del contado, più con amichevole ironia che con spregio. Tanto si sa, tutti abbiamo almeno un nonno cabillo. Credo che l’etimo di questa parola abbia a che fare con l’orgoglio di possedere un cavallo o più semplicemente con il fatto di usarlo. Sicuro, invece, è l’etimo di “cabillac”, frutto della felice crasi tra “cabillo” e “cadillac”. Infatti, i cabilli arrivavano a piazza del Carmine a bordo di scassatissimi macchinoni da nolo o più spesso di altrettanto scassati furgoni: le cadillac dei cabilli. Cabilli e cagliaritani, tutti ridevano di questa ironica crasi.

Non mancava qualche attempata prostituta, non si sa mai. Grandi cinema all’antica. Gente con abiti sempre un po’ più pesanti di quanto era necessario. Questo ambiente, sul paesano accaldato, persone che aspettavano di ripartire piene di pacchi, qualche afrore, a noi piaceva da morire, ma non poteva durare. Ormai eravamo giunti all’epoca del web e dei centri commerciali. Nel ‘94-’95, la grande svolta.

Viene abbattuta la cancellata che separava il porto da via Roma e ristrutturata Piazza del Carmine. La Piazza non è più la cerniera tra treni, corriere e città. Chiudono il ferramenta, l’orologiaio, il salumiere, la merceria, il negozio di stoffe, arrivano cinesi e pizzetterie, ma la Piazza ha un’altra vita. Diviene il salotto di Cagliari, il salotto di tutti, delle famiglie con i bambini, degli appuntamenti, degli eventi politici, di piccole mostre di pittura, di mercatini di modernariato. La madre di tutte le piazze della città. Gradualmente viene adeguato il contesto urbano circostante, entrano in esercizio i parcheggi della Ferrovia e di viale La Plaia. La zona viene liberata dallo sciamare di automobili alla perenne ricerca di una sosta.

Man mano che vengono ristrutturati i quartieri di Marina, Stampace e Castello, essi divengono i luoghi della movida e di una residenza variegata. Zone pedonali. E ancora, più di recente, aprono la MEM di via Pola e il teatro Massimo. Da Via Eleonora d’ Arborea, a via Sulis, alla Marina, al lungo mare con il porto turistico. Il Corso, via Mameli e viale Trieste che confluiscono verso la MEM. La città cambia volto e trova una nuova vita, turismo ma non solo.

Il naturale cardine funzionale di tutto questo è Piazza del Carmine, ma proprio quando questa grande trasformazione urbana sembra consolidarsi, inizia il decadimento della nostra Piazza. Ma del suo declino parleremo più avanti.

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