Un palazzo a Oristano [di Franco Masala]

So.Ti.Co.

Forse potrà sembrare fuori scala ma il palazzo della Società Tirrena Costruzioni, più noto come SO.TI.CO., è tra i non numerosi interventi del secondo dopoguerra, a Oristano, che abbiano lasciato un “segno d’autore”. Tanto più che contribuì a rompere il torpore edilizio che aveva contraddistinto la città di Eleonora durante il Ventennio fascista, interrotto soltanto da poche costruzioni, tra le quali si può ricordare l’interessante Consorzio di Bonifica del Campidano nella via Cagliari (1939), di gusto razionalista.

Con la demolizione e il trasferimento del mercato civico si pose il problema della riqualificazione della piazza Roma, dominata dalla torre medioevale di Mariano II ma già alterata negli anni Trenta dalla distruzione della chiesa di S. Caterina, sostituita da un palazzetto tuttora esistente. La presenza della torre non era facile da eludere e così, con la cessione dell’area comunale alla Società Tirrena Costruzioni venne realizzato, tra il 1954 e il 1956, il palazzo su progetto dell’architetto Vico Mossa (Serramanna 1914 – Sassari 2003).

Con intelligenza Mossa suddivise l’edificio in due parti, portando il corpo più basso verso la torre medioevale e innalzando invece il blocco di sette piani nel lato più estremo della piazza, dove si apre un passaggio pubblico verso la via De Castro, nel retro della costruzione, decisamente riuscito nonostante la posizione defilata. La parte alta del palazzo è ritmata da pilastri che giungono fino a terra con portali obliqui e inquadrano in una sorta di griglia regolare le aperture delle finestre con balconi “tamponati” mediante pannelli pieni.

Il palazzo SO.TI.CO. fa compagnia ad un discreto numero di costruzioni realizzate nel primo quindicennio del dopoguerra anche in Sardegna – dai “grattacieli” di Sassari al palazzo SES/ENEL di Cagliari – rientranti nell’adeguamento generale all’edificio multipiano. Successivamente l’edificio rischiò la demolizione dopo un favore inizialmente positivo. Oggi, tuttavia, anche il palazzo oristanese stempera le polemiche sulla sua voluminosità, soprattutto quando si considerino i risultati contemporanei e successivi di un’edilizia corrente, priva della forza discutibile, forse, di costruzioni che invece appaiono ponderate e studiate.

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