Auguri, Gigi ! [di Franco Masala]
Era la seconda metà degli anni Sessanta e tutte le mattine, ad ogni arrivo in facoltà, all’Università degli Studi di Firenze, la domanda rituale era sempre la stessa : “Chi hanno rapito oggi ?”. In Sardegna, infatti, era in piena attività l’Anonima Sequestri e in quei mesi, in quegli anni si susseguivano incessantemente i rapimenti, anche di persone purtroppo mai più rientrate a casa. Perfino il cinema aveva approfittato degli accadimenti, producendo film tutt’altro che indimenticabili come “Sequestro di persona” di Gianfranco Mingozzi (1967) per sfruttare il momento. Ed ecco improvvisamente l’asso nella manica: il primato calcistico del Cagliari, dal 1964-65 in serie A e spesso in prima pagina, grazie anche a Gigi Riva, più volte capocannoniere del campionato. Era la riscossa della Sardegna intera (e degli studenti fuori sede …) fattasi ancor più accesa con la conquista dello scudetto di Campione d’Italia nel 1970 nel vecchio e glorioso stadio Amsicora. Si era nel tempo in cui i calciatori erano ragazzi normali e atletici ma ben lontani dai fisici palestrati e tatuati di oggi e, tanto meno, si accompagnavano a ragazze vistose e desiderose di visibilità, salve rarissime eccezioni. Con la sua aria scorbutica (almeno in apparenza) Gigi Riva impersonava perfettamente il modello di bravo ragazzo che si era riscattato da infanzia e adolescenza difficili grazie alla caparbietà, alla tenacia, alle sue doti umane prima ancora che sportive. E, arrivato per caso a Cagliari, volle farsi sardo e cagliaritano più dei concittadini, rimanendo initerrottamente nel capoluogo regionale. Schivo, discreto, appartato, ha preferito sempre i fatti e le azioni alle parole con una dignità che è difficile trovare in altri ambiti. Per questo, e non solo, un augurio a cent’anni da parte di chi non è mai stato tifoso ma apprezza, innanzi tutto, i valori umani. Grazie per questi settanta anni, Gigi! Dopo Giovanni Lilliu ed Antonio Cao, Luigi Riva merita di essere insignito del titolo di Sardus Pater. Le persone che animano Sardegna Soprattutto si associano a quanti già lo stanno chiedendo al Presidente della Regione.
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Era il 1972 e facevo il servizio militare. Avevo rinunciato al rinvio per motivi di studio perché mi aspettava un lavoro che avrei potuto avere solo a servizio militare espletato. Dopo il “CAR” ad Arezzo ebbi la fortuna di essere destinato al Ministero della Difesa – Stato Maggiore dell’Esercito di Roma. Ne fui felice perché per i sardi allora le principali destinazioni erano in fredde e tristi località del Nord Italia. Ancora più felice perché nell’ufficio in cui fui inviato ad operare c’era anche personale civile oltre che militare. Più felice ancora perché venni accolto con cordialità da generali, colonnelli e impiegati civili come il conterraneo di Gigi Riva. Si, perché Riva era considerato sardo a tutti gli effetti, nessuno ricordava quasi più che fosse nato a Leggiuno. Erano tutti tifosi di lui e del Cagliari! Quasi quotidianamente il discorso cadeva sulle sue prodezze calcistiche ma anche sulla Sardegna e sui sardi. Lentamente, gli stereotipi che coltivavano sull’isola e gli isolani venivano meno. Quando mi congedai ebbi la sorpresa di trovare organizzata in mio onore una cena di commiato, con tanto di regalo. Il colonnello che dirigeva l’Ufficio mi disse: “E’ stato un piacere averti un anno con noi, ci hai fatto capire perché Gigi Riva ami così tanto la Sardegna”. In quel momento realizzai che grazie al mitico “Giggirriva” avevo fatto il miglior servizio militare possibile!
1971, primi giorni di Giugno e primi giorni da sposato. Viaggio di nozze in Bulgaria. Un amico, affidabile quanto il Mago Otelma, aveva consigliato la strada – bellissima e facilissima – per arrivare da Dubrovnik a Skopje. Lasciata la città veneziana, non ancora sfregiata dalle cannonate in una folle guerra, costeggiamo il mare fino alle Bocche di Scutari. Il viaggio sembrava ripercorrere terre con antichi pirati e serenissimi galeoni. La nostra 6cavalli affrontava baldamente la strada con paesaggi riposanti. Per aggirare l’Albania dove gli occidentali erano guardati come portatori di corruzione morale nel felice scrigno del comunismo reale, ci siamo addentrati nel Montenegro, luogo un po’ deserto ma sicuramente affascinante. E non dimentichiamo che è la patria di Nero Wolfe. La strada diventava sempre più impervia, attraversando valli e risalendo passi montani. Ad un certo punto, fermati da bandiere rosse non per ideali politici, sentiamo forti detonazioni che, poi abbiamo capito, servivano e creare la strada mentre noi cercavamo di passare. Gli abitanti manifestavano la loro gioia nel lanciarci sassi in senso affettivo. Noi avremmo preferito il riso e qualche petalo, ma non si può avere tutto. In minuscolo supermercato, tra donne velate e caffettani, non sono riuscito a pagare pane e formaggio perché hanno guardato diffidenti e contrariati l’immagine di Giorgio Washington. E’ l’unico posto al mondo in cui mi è capitato. Alla fine, al calar della sera e delle tenebre, siamo usciti da quello che ci è sembrato una prova iniziatica per la Parigi-Dakar e abbiamo visto, come segno di ritrovata civiltà un distributore di benzina.
Un ragazzo, vista la targa ha esclamato felice: Italia, Cagliari, Gigi Riva!
Ancora auguri, futuro Sardus Pater!
Mi ricordo che da piccoli quando si giocava ha calcio per la strada si faceva a botte per accaparrarsi il nome Gigi Riva.
Tanti auguri