Una festa quasi perfetta [di Gianluca Pisano]
Mar Mediterraneo. Sabato, sei del pomeriggio. Katia non apre ancora la porta, lasciando Ivan sulle spine. A volte glielo fa a posta. Sa che il suo fidanzato, quarantacinque anni, ha un rapporto difficile con l’orologio. Stanno insieme da dieci anni, entrambi appartenenti a famiglie facoltose, quella di Ivan soprattutto. Per lui dieci anni entusiasmanti di viaggi e feste. Un idillio. A parte quel discorsetto che, ogni tanto, lei gli ripropone come il rintocco dell’orologio a pendolo. Ogni volta che sta per assopirsi, nel silenzio della grande sala da pranzo, lo fa sobbalzare dal divano. Quante volte avrebbe voluto zittirlo … ma eccola. La giovane donna è elegantissima in un abito impreziosito da un collier di diamanti, che lui le ha regalato per il decimo anniversario. Si avviano sul sentiero in pietra che, arrampicandosi vertiginosamente sulla parete rocciosa a picco sul mare, collega la loro suite alla piattaforma dove li attende un piccolo elicottero. Ivan ha organizzato una festa a sorpresa per il compleanno della sua fidanzata. Quarant’anni, ci vuole qualcosa di grandioso. Sono ospiti del residence da ieri, insieme ai loro amici che, all’insaputa di Katia, hanno già raggiunto il luogo della festa. – Allora dicevi sul serio quella sera! – Stupore ed incredulità compaiono sul viso della donna, alla vista del velivolo. – E le sorprese non sono finite! Appena ti senti pronta, fai un cenno al pilota. – IVAN, MA … MA E’ TUO ??? – Beh, è di mio padre. Erano mezzi di rappresentanza della famiglia di Ivan, nota per una forte realtà industriale, da lui conosciuta ben poco. Perché dedicarle troppo tempo ed energie quando ci si poteva divertire, preoccupando sempre più il padre che, su di lui, aveva riversato troppe aspettative? Il pilota atterra sull’imbarcazione e, finalmente, spegne il motore. Dal ponte coperto esce una ventina di amici, rimasti fino ad allora nascosti per realizzare il desiderio di Ivan. La festa è appena cominciata. Risuona musica barocca con un quartetto d’archi: sono quattro eclettici artisti che, un po’ per passione, un po’ per necessità, hanno imparato ad alternare, e contaminare, la musica classica con generi moderni. Note leggere si mescolano alle conversazioni degli invitati. Katia sta osservando le bollicine che, lentamente, risalgono sul suo calice colmo di champagne. Non vede più Ivan, e nemmeno Stefano ma … meglio scacciar via certi pensieri. Dopo l’entusiasmo iniziale ha cominciato a rievocare altre feste, che le hanno lasciato vuoto ed inquietudine. Dal barocco i musicisti passano al jazz, mantenendo ancora un po’ l’atmosfera giusta per conversare. Ma, ben presto, la renderanno adatta al ballo proponendo vari generi di rock in un programma accuratamente studiato perché il ritmo salga sempre più in alto. I tavolini della grande sala addobbata sono stati prontamente spostati ai lati, e i più abili danzano con naturalezza. Fin qui tutto è magico, Katia non chiederebbe di più. Ma teme che, anche per la sua festa, la magia che gli amici suoi e di Ivan sanno creare, altrettanto rapidamente sia distrutta. Le musiche si fanno sempre più martellanti ed ossessive, le note accompagnano il moltiplicarsi delle bevande alcoliche nei bicchieri. É come se ne seguissero il ritmo indiavolato. Tutti i presenti, eccetto Katia, subiscono la metamorfosi che comincia dal quartetto, il vero “regista” della serata. Dai primi balli di gruppo si passa ai movimenti scomposti di danzatori solitari. Delle allegre risate é rimasto ben poco; ora molti sorridono con sguardi inespressivi. Sono cominciate le passeggiate verso un divanetto nascosto alla vista dai musicisti, dove Katia teme siano state messe a disposizione le droghe. Sa che le basterebbe percorrere pochi metri per accertarsene. Ma ha paura di vedere e di ammettere che i suoi amici, e il suo Ivan, ne fanno uso. “Se non vuoi vedere girati dall’altra parte e divertiti come preferisci, io faccio così”, le risponde il suo fidanzato, mentendole ogni volta. – Ivan, rinfresco e musica sono ok. Ora però basta con questo rock, dov’é il dj ? – la voce di Omar, il miglior amico di Ivan, è alterata. – Cinque minuti e lo yacht sarà una discoteca galleggiante ma … acqua in bocca, lo sai che mi piacciono le sorprese. – Ti prego, vieni a dormire. – li interrompe Katia – Domani mattina vorrei vedere l’alba con te. Quando mai ci ricapiterà un’occasione come questa? Lo sai che .. – …il mondo é di chi si alza presto al mattino, e il mattino ha l’oro in bocca e bla bla bla … giusto? Che palle con queste cavolate! Possiamo tornare qui quando vogliamo, ok? Dai, non ricominciare! Ora si ball… Un boato accompagnato da luci stroboscopiche fa sussultare tutti, lasciando in piedi solo i pochi invitati rimasti sobri. – RAGAZZI FINALMENTE ECCOMI QUAAAA, Il MITICO DJ-HAMMER, CHE HA APPENA PRESO A MARTELLATE VIOLINI E CHITARRE DI QUELLE QUATTRO MAMMOLETTE! DAAAAI … IN PIIIISTAAA … – NON CREDO CHE TUO … USCIAMO SUL PONTE, NON SI SENTE NULLA! Mi piace ballare, ma non mi piace come stanno andando le cose. Ne abbiamo già discusso tante volte.. Molti sono già sul ponte in preda a malessere, altri giacciono ubriachi sui divanetti. E la festa continua … Domenica, sei del mattino. Con occhi semichiusi Omar vede sei sagome scurissime. – Mmm … ecco i mattinieri. Che cavolo volete, lasciatemi dormire. Ehi, chi siete ? Non vi riconosco, siete in controluce – si lamenta Omar, strascicando le parole. Poi il suo istinto gli suggerisce di scattare in piedi per difendersi: quelli non sono i suoi amici. Ma si alza a stento: ha dormito due ore, ed è uno straccio. Scotta e trema per la febbre. Era così sbronzo e fatto da essersi addormentato sui divanetti del ponte di poppa. Il freddo della notte ha fatto il resto. – Men nga ma dimbale? Da ma xiif. Da ma mar.* – Calmo. Calmo amico. Dice “Aiuti me? Ho fame. Ho sete.” – CHI SIETE? ANDATE VIA O CHIAMO LA POLIZIA! – Ehi, – pronuncia a bassa voce il pilota e capitano, attirando su di sé l’attenzione del giovane armato, sperando così che non accada l’irreparabile – metti giù quel fucile. Tu ed il tuo amico datevi una … Stefano avverte il sibilo della fiocina sull’orecchio sinistro e, dopo alcuni istanti, una sensazione di calore che si diffonde sul collo. I visi impietriti si distendono per un attimo, appena l’asta d’acciaio termina la sua gittata in acqua. Ma il sollievo collettivo viene interrotto dalle urla di Katia, che vede per prima il rivolo rosso scuro scorrere sotto l’orecchio dell’uomo. Ivan inizia a tremare e farfugliare, ma il pilota ferito non perde tempo ad ascoltarlo. – TORNA A DORMIRE! HAI CAPITO?! Qui serve una mano, ma sbronzi, drogati e aspiranti killer non ne vogliamo. – Mamma morta. Barca. – Ivan sussulta ma non si gira, ha dimenticato i nuovi ospiti saliti sul ponte, non invitati alla festa. – Padre no trova. – – Ivan, possiamo tenere il bambino, mentre cercheranno il padre? – Non ci penso nemmeno. Qualcuno laggiù, sulla terraferma, lo troverai. * Frasi in Wolof, la lingua più diffusa in Senegal, anche se é il Francese la lingua ufficiale. |