Chi rappresenta chi? [di Annalisa Diaz]
Ho accolto molto volentieri di introdurre questo tema perché penso che il problema della rappresentanza sia un nodo cruciale per la nostra democrazia. Cercherò quindi di avviare il discorso indicando alcuni punti sui quali potremo confrontarci: perché si parla di crisi della rappresentanza politica, responsabilità di questa crisi, percorsi per uscirne, che cosa ne pensano le donne. Se la rappresentanza politica è una relazione fra una società e la sua classe politica, sembra di poter dire che proprio questa relazione è venuta a mancare. Da qui la domanda su quali siano gli strumenti con i quali si procede per individuare e proporre i rappresentanti e quale spazio di scelta sia previsto per l’elettorato. Non so voi, ma personalmente trovo offensiva per la mia intelligenza essere costretta ad esprimere il mio voto con una crocetta che serve ad avvalorare criteri decisionali di cui sono all’oscuro. In questo senso si parla da più parte di uno scollamento che sarebbe avvenuto fra la società civile e gli organi rappresentativi e parallelamente di crisi dei partiti politici che, secondo i più recenti sondaggi ottengono la fiducia degli italiani valutabile intorno al 5%. Tutto questo fa dire a Marco Revelli nel suo libro Finale di partito “Ovunque nasce un senso di fastidio verso quella che viene considerata una oligarchia separata dal proprio popolo e portatrice di privilegi ingiustificati” . Simone Weil dopo essersi posta la domanda “oggi i partiti politici rappresentano davvero la volontà dei cittadini o sono semplici organismi che hanno come ultimo fine quello di riprodursi?” conclude che occorra “sopprimere i partiti politici in quanto organizzazioni verticistiche e inquadrate, autoritarie e repressive per definizione”. Personalmente, anche condividendo alcune delle critiche della Weil, non credo che questa sia la soluzione. Credo ancora nella funzione dei partiti ma è evidente che occorra un grande impegno per una loro trasformazione strutturale che risponda alle esigenze di un popolo maturo che esige di essere consultato e rispettato. All’interno di questo rinnovamento si pone anche il problema della candidatura delle donne nei luoghi decisionali, ma soprattutto di mutare i linguaggi con i quali quel problema viene affrontato. Non si tratta di trovare il modo di rappresentare le donne che non sono un gruppo sociale né una minoranza da tutelare, ma di prendere atto che il mondo è composto da uomini e donne con eguali diritti di elettorato attivo e passivo riconosciuti dalle leggi e certamente dalla nostra Costituzione che, se ben usata, permette qualsiasi azione antidiscriminatoria. Nonostante ciò alcune donne hanno pensato di chiedere l’emanazione di una nuova legge che preveda una quota di posti riservati nelle liste elettorali o un sistema di preferenze che dovrebbe garantire la loro presenza nelle liste. Come sappiamo, e ne abbiamo avuto un esempio recente nel nostro Consiglio Regionale è stata utilizzata la forma del voto segreto per scongiurare il successo di quest’ultima iniziativa. Personalmente, e ho inviato la mia opinione alla stampa dopo quel voto, credo che se si vuole veramente un cambiamento delle organizzazioni politiche il conflitto debba avvenire al loro interno esigendo modalità di scelta del personale politico che escluda cooptazioni di comodo (vedi listini preconfezionati per salvare le apparenze), ma che esprimano invece valutazioni di capacità, impegno e soprattutto misura di giudizio autonoma. Sono convinta che molte donne siano capaci di esprimere la loro forza politica se sceglieranno di non inseguire una parità che le omologa a schemi opportunistici e gregari tanto cari ai loro colleghi di partito. *Fondatrice e Presidente Centro di Documentazione e studi delle donne, Coop. La Tarantola **Comunicazione tenuta nella Tavola rotonda Chi rappresenta chi?Sabato 3 Agosto nell’Iniziativa Ripartiamo dal Lavoro delle donne di S’ischola de su Trabagliu organizzata da Lamas a Pattada(SS) 1-4 Agosto 2013 |
e cosi facile da capire