La Terra vista dalla cometa [di Carlo A. Borghi]

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Rosetta ha sgravato una figlioletta. Philea. L’una sonda, l’altra lander. Philea, figlietta di Rosetta, si è attaccata al prosperoso seno della cometa. Il suo latte è ghiaccio. Il cosmo è pieno d’acqua. La Luna, un po’ invidiosa e sospettosa come sempre, tiene gli occhi bassi sulla Terra.

Lei non ha mai partorito nulla, a parte le lune di Giacomo Muccio Leopardi e del suo amico Antonio Totonno Ranieri. Dove sta la cometa?! Laggiù o lassù?! Quaggiù sulla Terra, le cose vanno diversamente. Quaggiù Philea è l’isola del tempo. Dalle nostre parti, siamo ancora governati dagli dei e dalle dee dell’Olimpo, dalle ninfe, dalle naiadi e dalle nereidi, dai satiri e dai centauri. Se il lander succhierà molecole di aminoacidi, saranno cazzi. Molecole vivificanti e fertilizzanti come lo sperma. Al resto ci pensano l’idrogeno e l’ossigeno.

Al momento – dice la scienza – non c’è abbastanza materia esotica per tenere aperti i cunicoli spazio-temporali. Quaggiù, spiove. Metto le mani su un fiore di Ibiscus gocciato di pioggia. Tra il suo arancione e il suo intimo rosa c’è spazio per l’immaginazione di una certa cosa. Lo recido. Dal ramo tagliato gocciano stille di sangue. È chiaro! Nel tronco e nei rami vive una ninfa. I fiori sono i suoi capezzoli. I rami, le mani. I piedi, le radici. Ecco il sole! Cauterizzerà la ferita.

È novembre e non tutte le ninfe sono in letargo… anzi qualcuna è in mare, al largo ma vai a prenderla. Menhir, perdas fittas e betili si drizzano sui piedi per stare più vicini al firmamento. Il monolite è come il Riccio: sa una sola cosa ma è la più importante, solo che non apre mai la sua bocca aniconica.

Intanto, la marcia per il lavoro partita da Terranova-Olbia-Meridiana passa per Ottana-Polimeri. Si infila in Sulcis-Alcoa e tocca chiesa a Cagliari-Regione. Tutto sotto controllo. Passo.

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