Tre fotografie nella Sardegna centrale + una foto bruciata [di Giuseppe Pilia]
Tre fotografie, nella nitidezza delle immagini, illustrano le zone interne della Sardegna. Meglio di tanti dibattiti sempre più condannati all’inconcludenza delle chiacchiere da bar. Prima foto: a Ottana un imprenditore si scaglia contro i lavoratori che, con la fabbrica chiusa e loro in cassa integrazione, cercano di impedire lo smantellamento dello stabilimento e la vendita sottobanco dei loro “ strumenti di lavoro”. credono ancora che possa esistere uno sviluppo industriale nel Centro Sardegna. “Ti spacco la faccia – ma lo stipendio lo prendevi vero? Questa è roba mia”, dice Paolo Clivati, bresciano, proprietario di Ottana. Imprenditore. Seconda foto: l’area industriale. Trionfano le erbacce, unite ai pannelli solari di una falsa economia, il buio e il ritorno al passato. Solitudine e abbandono, intorno paesi deserti e silenzio. Con una centrale elettrica vecchia di 40 anni legata a fil di ferro che, tra una sbuffata per colorare le pecore e uno scarico di soda nel Tirso, non si capisce perché sia in marcia ed abbia la “essenzialità energetica” per interessi superiori del tessuto produttivo. Terza foto: i lavoratori. Sono giovani, l’età media di Ottana polimeri è 33 anni. Sono tutti perlomeno diplomati tecnici. Non sono più i pastori riconvertiti a operai degli anni ‘70 ma i loro figli; hanno studiato, usano con padronanza le tecnologie attuali; sono stati addestrati da società chimiche multinazionali nella guida di impianti complessi. Hanno formazione tecnica e culturale di buon livello. Hanno il senso del dovere e sono educati. Sono in tutto 92 dipendenti. Imprenditore voglioso di fare a cazzotti, area abbandonata, lavoratori giovani, preparati e educati. E una foto bruciata. Perché è “ bianca”: manca il soggetto, solo ombre diffuse. E’ la foto del vuoto, dell’assenza di protagonisti in grado di mandare via i teppisti ed esaltare invece quei giovani sardi. Soggetto in grado di distinguere tra imbroglio e speranza nel futuro. Eppure doveva essere l’immagine principale del servizio fotografico. Ma gli attori sono assenti, chiusi a Cagliari in via Roma o in qualche facoltà universitaria o in qualche convegno a parlare di prospettive e di cultura e di giovani e, se avanza tempo, magari anche di rilancio delle zone interne. “La prima regola della fotografia è guardare e capire. Poi sviluppare il negativo ed esaltare gli aspetti da valorizzare e scartare l’inutile. Anzi il dannoso”. Otto Pfenninger, fotografo. Se rapidamente non si recupera la foto bruciata, se il soggetto continua ad essere assente e non prende decisioni, avrà vinto il vuoto. E non ci saranno altri servizi fotografici. *Tecnico Ottana Polimeri. Ex segretario Prov.le CGIL chimici Nuoro |
giustissime considerazioni
non arrendetevi