Il paesaggio della Sardegna nei giardini storici Aymerich, Garibaldi, Gennari e Piercy [di Antonino Soddu Pirellas]
A distanza di quasi 150 anni dalla realizzazione dei giardini storici, è possibile rivedere attraverso gli occhi dei protagonisti di fine ‘800 il paesaggio della Sardegna, e trovare le testimonianze di fitte relazioni interpersonali. Il giardino al pari di un’opera d’arte è carico di valori estetici e rappresenta un ritaglio di natura con interazione creativa dell’uomo. I giardini storici della Sardegna sono espressione di almeno tre elementi: il paesaggio dell’Isola, l’acqua e gli alberi che in tutte le culture hanno significati profondi e sono simboli di vita. L’albero del mondo occidentale cristiano è al centro del paradiso (παραδεισος) terrestre di bellezza e godimento dell’Eden nella fecondità delle acque abissali. Il giardino della cultura islamica (Jannah nel Corano) è il luogo di delizie e premio per i beati che avranno frutta abbondante e bevande da fonti sorgive. La Cina ha espresso nel giardino i simboli più alti di saggezza; i percorsi sono rappresentazione della vita dell’uomo e si snodano tra rocce e piccole montagne che emergono dalle acque (sansui) e creano infiniti microcosmi. Il giardino esprime la vita degli uomini che è soggetta a continui cambiamenti come l’acqua, e si rinnova e rifiorisce come i ciliegi ogni primavera. I creatori dei primi giardini giungono in Sardegna perché legati a vicende differenti: il professore Patrizio Gennari, medico e botanico dell’Università realizza l’Orto Botanico (1866) su progetto dell’architetto Gaetano Cima lungo la vallata che discende dall’Anfiteatro di Cagliari verso la villa di Tigellio. Il generale Giuseppe Garibaldi sceglie Caprera come “buen retiro” con l’aiuto dell’amico di La Maddalena Pietro Susini e chiama Patrizio Gennari per uno studio sistematico della vegetazione dell’isola dell’Arcipelago. L’ingegnere gallese Benjamin Piercy si stabilisce in Sardegna per progettare la rete ferroviaria regionale e sceglie il bosco di Badde Salighes dove ritaglia la sua dimora in un villino al centro di un ampio giardino, e a poca distanza dalla vallata di Padru Mannu che sarebbe divenuta negli anni un’impresa agro zootecnica all’avanguardia. Ben presto Piercy stringe amicizia fraterna con Garibaldi; entrambi vedono il paesaggio della Sardegna con occhi incantati per gli aspetti estetici ma anche intravedono subito la enorme risorsa economica. Piercy ha in mente la concezione delle ampie vedute del paesaggismo inglese e introduce accanto ai tassi, querce, agrifogli e castagni locali, i primi calocedri, abeti di Spagna e cedri dell’Himalaya. Garibaldi trova il tempo di studiare botanica nella sua nuova libreria “componibile” in legno speditagli come dono dall’Inghilterra e diventa agricoltore. Il suo amore per gli alberi è talmente grande che dedica alla neo nata figlia Clelia un pino (pino di Clelia, 1867), e scrive nel testamento che un albero sia il luogo della sua cremazione (pino delle ceneri) e la tomba ai piedi di un “agacio” (Juniperus spp.). Il marchese e senatore Ignazio Aymerich realizza a Laconi il giardino all’italiana e il parco per celebrare nobiltà e potere terriero, con alberi monumentali (un faggio pendulo purpureo, lecci, cedri del Libano e gelsi) che insieme alle grotte e alle cascate rimarcano quell’estetica di orrida e sublime bellezza del tardo ‘700. Il parco di San Leonardo di Siete Fuentes di Santu Lussurgiu non ha un protagonista né una data di realizzazione, ma rispecchia l’idea di paesaggio e di giardino diffuso in Sardegna attorno ad antichi elementi essenziali: la bellezza del luogo, l’abbondanza di acque, la salubrità e gli alberi, l’atmosfera conviviale di novenanti e visitatori. L’interesse per i giardini è testimoniato dai numeri: ogni anno in occasione dell’evento di Monumenti aperti, l’Orto Botanico di Cagliari risulta il più visitato, ma rimane chiuso il sabato e la domenica durante il corso di tutto l’anno (al contrario degli altri Orti Botanici italiani, ed europei). La Francia, che ha un patrimonio di giardini storici paragonabile a quello italiano, per incentivare l’apertura al pubblico ha defiscalizzato le spese di manutenzione; ancora di più fa l’Inghilterra dove parchi e giardini sono patrimonio collettivo di interesse nazionale del National Heritage Act. L’Isola giardino di Garibaldi a Caprera (recentemente ripristinato con criteri scientifici da MIBACT e Università) è visitata da oltre centomila persone all’anno provenienti da tutto il mondo. Gli altri tre giardini storici della Sardegna sono molto visitati ma meriterebbero interventi specifici. Il parco di Laconi (gestito dall’Ente Foreste) e il giardino (di proprietà privata) fa intravedere il disegno originale dell’architetto Cima, con disegno delle aiuole all’italiana e pregevoli Fagus sylvatica var. purpurea e Colletia cruciata (erroneamente classificati e confusi nelle guide ufficiali del parco). Laconi rappresenta un esempio pregevole di gestione turistica del ricco patrimonio paesaggistico e storico e fa parte dell’associazione dei Borghi autentici d’Italia così come gli altri due comuni che hanno giardini storici: Santu Lussurgiu e Bolotana. Attraverso i giardini storici è possibile oggi rileggere la storia dell’Isola e dell’Italia. La Sardegna fino a metà dell’800 era ricchissima di boschi e l’albero al centro di un’economia diffusa (terre pubbliche di ademprivio) e segno di bellezza unica del paesaggio. Gli alberi, venduti a grandi gruppi di affaristi (Beltrami, Semenza, e altri, come tristemente noto), sono invece i protagonisti più importanti dei giardini storici. Garibaldi, in occasione di uno dei suoi tanti spostamenti da Caprera scrive: “ … e le mie piante soffriranno di siccità, io con premura innaffiavo le mie care piante; ed esse a poco a poco si rialzavano dal loro abbattimento e sembravano rivolgermi un sorriso di gratitudine ”.
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