Dacci oggi il nostro rancore quotidiano [di Nicolò Migheli]
Greta e Vanessa sono tornate a casa in lacrime. La magistratura scoprirà se è stata solo incoscienza o se alle due giovani cooperanti è stata tesa una trappola. Se è stato pagato un riscatto non lo si saprà mai. Stato e servizi proteggono bene questi segreti. È bastato però l’annuncio della liberazione perché i professionisti della paura e del risentimento si lanciassero in una campagna forsennata contro le due ragazze e contro chi ha agito per la loro liberazione. In questo si sono distinti Libero, Salvini e il presidente della regione Veneto, il quale vorrebbe obbligare le due cooperanti a rendere, non si sa come, la cifra eventualmente pagata. Agli occhi di Zaia, le parole dei predoni del deserto hanno più autorevolezza di qualsiasi dichiarazione che venga dalle istituzioni. Così sono gli uomini di Stato di questa becera destra. Avrebbero preferito che le due giovani fossero state decapitate in Siria e il video postato nel web? Ogni soluzione possibile avrebbe innescato il rancore e l’odio. Coperti da tanta autorevolezza i lupi da tastiera si sono scatenati. Commenti che è impossibile riportare per decenza. Una deriva che non risparmia neanche i luoghi della cosiddetta borghesia riflessiva. Mi è capitato di sentire in un caffè à la page i discorsi di un gruppo di persone – cachemire e filo di perle, borse di nota marca francese – ammicare a supposte virilità orientali e augurare infibulazioni per le due povere vittime. No, non basta invocare l’eterna crisi, la folla solitaria, la scomparsa dei corpi intermedi che riuscivano a canalizzare la rabbia verso un progetto, la crisi della politica. Non spiega il fenomeno neanche il fatto che l’Italia sia un luogo dove la maggior parte degli abitanti non legge neanche un libro all’anno, o che nelle classifiche europee risulti la più ignorante insieme alla Polonia. C’è qualcosa di più profondo. Una crisi che è sempre più culturale ma che investe la psicologia di massa. Un Paese che è diventato il luogo di elezione di Gustave Le Bon il fondatore della Psicologia delle folle e padre della manipolazione del pubblico. Vent’anni di predicazioni orrende hanno avuto il potere di liberare i verminai dell’anima e dare loro legittimità. Era stato così, si potrebbe dire, quando durante la guerra in Iraq vennero liberate le due Simona e Giuliana Sgrena, in quest’ultimo caso anche con la morte dell’agente dei servizi Calipari. È stato così, solo che ora le reazioni sono più virulente e toccano fasce di popolazione che allora ne erano state indenni. Da crassi e cinici, a poveri e risentiti con le indignazioni a comando. Je souis Charlie e affermare nel contempo che se la sono andata a cercare. Una incoerenza che dimostra fragilità emotive, sottomissione alle tendenze virali omologanti, un sentirsi parte del peggio piacendosi. Impossibilitati ad una riflessione razionale ed autonoma. Nessuno che si sia chiesto, cosa avrei fatto se quelle due ragazze fossero state mie figlie o sorelle? Tutti preda dell’economicismo dominante, vittime dei conti della serva che riducono prestazioni sanitarie, istruzione pubblica, salvo poi a lamentarsene quando tocca pagare. Un Paese privo ormai di qualsiasi empatia, disposto a trovare responsabilità in chiunque fuorché in se stesso. Ecco cosa siamo diventati. Ha vinto il forza leghismo, come diceva il povero Edmondo Berselli. Ha vinto non come condizione politica, ma come condizione culturale. Anche in Sardegna, anche qui. Se è vero che vi siano movimenti che si candidano ad essere i terminali di Salvini nell’isola. Tutti pronti a raccogliere i peggiori istinti che agitano le coscienze impaurite di molti sardi. Greta e Vanessa sono solo l’ultimo tassello di un percorso culturale di lunga durata. L’anomia spinta e il cinismo diffuso non aspettano altro, pregano che ogni giorno venga dato loro un rancore quotidiano, così ci si sente nel mondo. Odio dunque sono. La politica che rimesta nel letame raccoglie consensi. Tempi orrendi. Si spera sempre che giunti al fondo del pozzo non ci venga detto di scavare ancora. L’ottimismo della ragione ora non consola il pessimismo delle emozioni.
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Le riflessioni di Nicolo’Migheli sono proprio quelle che avrei desiderato leggere e che ho letto con molta attenzione.Unirei alle sue una riflessione di Robero Saviano:se un Paese non e’capace di stare accanto a due giovani donne volontarie, che hanno passato in condizioni di sequestro quasi sei mesi della loro vita,allora merita il buio in cui sta vivendo.
Bravo Nicolò, un articolo saggio e convincente, che aiuta a riflettere. Mi addolora vedere questo imbarbarimento progressivo e costante. Siamo ormai un popolo in gran parte pauroso, cinico e egoista. La generosità spontanea ed oblativa di queste ragazze poco più che adolescenti dovrebbe essere un esempio per tanti giovani che leggo in internet e li trovo aridi e desolati come fossero vecchi ormai privi di progetti e prospettive rannicchiati in se stessi e pavidamente nascosti da improbabili pseudonimi. Ascolto, magari nei bus o nei mercati, analoghi discorsi fatti anche da adulti ed anziani e pieni di egoismo diventato ottuso e crudele
Caro Nicolò, condivido ogni sillaba di quello che hai scritto! Purtroppo siamo una paese totalmente in preda all’oscurantismo che prolifera tra le miserie morali, ma ovviamente noi rEsistiamo e mandiamo in onda controcultura, quella della bellezza che come diceva il caro Fedor salverà il mondo…