Rettorismi, ovvero aforismi su campagna e-rettorale e dintorni [di Giuseppe Pulina]

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Ora che la campagna elettorale per l’elezione del rettore di Cagliari entra nel vivo (campagna e-rettorale), avendo partecipato infruttuosamente a quella per il rettore di Sassari, mi posso permettere di scriverne con irriverenza convinto che molti dei seguenti (pochi) aforismi possano costituire un divertente viatico per i colleghi ai quali toccherà vivere questa particolarissima vicenda fra poco. Con un grande “in bocca al lupo” alla persona candidata mia prediletta.

Un utile consiglio preliminare: non perdete tempo a fare programmi. Il programma che si presenta, si discute e si confronta con quelli degli altri candidati è una figura ret(t)orica: non solo non ha alcun peso nella campagna e-rettorale, ma chi vince non lo applicherà mai.
Passiamo ora al dettaglio.
1. Chi prima delle elezioni dichiara pubblicamente la squadra di governo dell’ateneo è destinato a perdere. Chi la concorda privatamente, è destinato a vincere.
2. Gli unici abilitati a elaborare sondaggi sugli esiti delle elezioni a rettore di un ateneo sono gli scommettitori.
3. In campagna e-rettorale occorre prestare molta attenzione a quello che ti dicono gli amici, ma soprattutto non sottovalutare quello che non ti dicono.
4. Nella patologia accademica dalla forma lieve di ordinarite, si passa a quella più acuta di direttorite che può sfociare nella gravissima rettorite.
5. Nelle elezioni rettorali alla coscienza si oppone, spuntandola immancabilmente, la convenienza.
6. Quando un collega che dice di sostenerti ti chiede “chi te l’ha fatto fare a candidarti!” allora non è affatto vero che ti sostiene.
7. Nella corsa a rettore occorre guardarsi di continuo alle spalle, per distinguere bene coloro che ti hanno spinto a candidarti da coloro che ti hanno spinto e basta.
8. Se i parenti capitano e il coniuge lo si sceglie, il rettore è esattamente quello che si merita un ateneo.
9. Quando ti dicono di non fidarti dei colleghi vogliono esattamente dire di “non fidarti”.
10. I confronti pubblici fra i candidati a rettore sono una sublime perdita di tempo: non interessano ai cittadini, perché non votano; non interessano al corpo accademico, perché ha già scelto.
11. La cosa più complicata di un sito web di un candidato a rettore è trovare una foto decente.
12. Tutti i candidati a rettore dichiarano che perseguiranno la qualità, ma i loro elettori la vogliono applicata esclusivamente ai colleghi.
13. Le uniche a guadagnarci davvero in una campagna e-rettorale sono le compagnie telefoniche.
14. Se la stampa dà per vincente un candidato a rettore, costui allora è destinato sicuramente a perdere.
15. La ponderazione del voto degli studenti per l’elezione a rettore è un algoritmo studiato apposta per renderlo assolutamente ininfluente.
16. Il personale tecnico-amministrativo reclama parità di voto con il personale docente ai fini dell’elezione del rettore. E’ solo l’inizio di un percorso che lo porterà a pretendere una cattedra di analisi spettrale o di epigrafia latina.
17. I precari del personale tecnico-amministrativo protestano perché non hanno facoltà di voto per l’elezione del rettore. Ma quanti diritti pretendono costoro!
18. Nel dibattito e-rettorale, il personale tecnico-amministrativo punta il dito sulle parentopoli dei docenti. Quelle che lo riguardano, non valgono.
19. Per l’elezione del rettore i sindacati del personale tecnico-amministrativo dichiarano inevitabilmente la loro imparzialità a scegliere fra i candidati indicati da Roma.
20. Il tempo perso e l’intelligenza impegnata in una campagna e-rettorale sarebbero sufficienti per scrivere lavori scientifici utili per giustificare tre anni di attività accademica.
21. Spiegare il proprio programma e-rettorale ai colleghi docenti è un esercizio di stile; al personale tecnico amministrativo, un esercizio re(t)torico; agli studenti, un esercizio di democrazia.
22. Quando si sente dire che in un ateneo c’è davvero democrazia, allora non è quello l’ateneo per cui correte a rettore.
23. Il principio di indifferenza in una campagna e-rettorale recita più o meno così: prendete dei colleghi ben preparati per l’ufficio di rettore e mischiateli lungamente con colleghi assolutamente non preparati e otterrete tutti i candidati uguali agli occhi degli elettori.
24. Il principio di qualità in una campagna e-rettorale recita più o meno così: per quanti sforzi faccia un candidato per mettere in evidenza le proprie qualità, vi sarà sempre un fatto totalmente inventato capace di distruggerne la reputazione.
25. Nella campagna e-rettorale gli studenti sono gli unici realmente interessati alla reputazione dei candidati: i docenti sono interessati ai pretesti, il personale tecnico amministrativo ai pettegolezzi.
26. Nelle elezioni rettorali esistono tre tipi di colleghi: quelli che ti dicono che ti voteranno e ti votano; quelli che ti dicono che non ti voteranno e non ti votano; quelli che sull’identità del padre abbiamo seri dubbi.
27. Nella campagna e-rettorale il principio di colleganza recita più o meno così: siamo tutti colleghi, fino a prova contraria. E la prova contraria immancabilmente si verifica al momento dello spoglio!
28. Se si prende un programma rettorale a caso di uno dei candidati a rettore delle precedenti elezioni e lo si presenta a questa competizione, nessuno se ne accorge, neanche gli ex-candidati.
29. Nel programma e-rettorale non dite nulla di preciso: potrebbe essere utilizzato contro di voi.

Epilogo.
Un giornalista è inviato speciale nel paese di Universa per le rettoriadi, giochi che si celebrano ogni sessennio, con il fine di intervistare i competitori (competitors, come si dice con linguaggio moderno). Non ci mette molto a individuarli: in una popolazione di mugugnanti, sono gli unici che sorridono e stringono incessantemente la mano a tutti coloro che incontrano.

Fissa gli appuntamenti per le interviste il giorno successivo, ma, mentre si avvia in albergo, è avvicinato incessantemente da individui che, avendolo riconosciuto come “organo di stampa”, lo assillano tessendo lodi sperticate per uno dei candidati e rivolgendo accuse o insinuazioni verso tutti gli altri.

A fine serata, liberatosi dai molestatori, il giornalista riesce ad arrivare in albergo e, con il materiale raccolto, facendo una media fra pareri così marcatamente discordanti, stende una bozza delle interviste al fine di risparmiare tempo.

Per scrupolo, il giorno successivo sente al telefono i candidati per raffinare i testi e si rende conto, con sconcerto, che questi confermano punto per punto il contenuto preconfezionato delle interviste.

Mestamente il giornalista torna in redazione, si rifiuta di pubblicare l’articolo e chiede di essere destinato più proficuamente alla cronaca dei combattimenti dei galli in Mexico.

One Comment

  1. Esilarante e profondamente vero. Uno dei punti più divertenti è il numero 11.

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