Lettera aperta al Governatore della Sardegna [di Ignazio Cirronis]

campagne abbandonate

Caro Presidente, io ho preso sul serio quanto ha detto negli incontri a cui ho partecipato che hanno preceduto le elezioni regionali della Sardegna quando, da economista, ha sostenuto che la rinascita della Sardegna passava per una nuova politica economica. In particolare per l’agricoltura, ha affermato che si doveva puntare sui comparti produttivi e sulle aziende capaci di aggregare le produzioni perché solo così si potevano valorizzare le eccellenze agroalimentari sarde anche sui mercati esteri.

Io sono stato contento di sentire quelle parole dal futuro Presidente della Giunta Regionale. Ancora più felice sono stato quando ha nominato Elisabetta Falchi assessore dell’agricoltura: donna capace e professionalmente preparata per disegnare e cercare di attuare le strategie agricole di cui ha bisogno la Sardegna.

Poi però succede qualcosa che non mi convince: al comparto agricolo non vengono lasciati nel bilancio regionale neppure le briciole e se non fosse per il PSR, si potrebbero mettere in cassa integrazione non solo i 119 funzionari dell’Assessorato, ma anche i 1.341 dipendenti delle diverse Agenzie Regionali e quelli delle Associazioni Allevatori.

E poi arriva la doccia fredda del taglio dei programmi operativi per le OP, le Organizzazioni di Produttori, che in questi giorni hanno ricevuto il taglio o il rigetto delle proposte per il 2015. Tra l’altro la scure non ha interessato tutte allo stesso modo, creando una grave discriminazione tra chi aveva un programma in corso e chi lo stava rinnovando! La Giunta Cappellacci non era arrivata a tanto: tutte le OP avevano avuto il supporto promesso, potendo continuare nel loro impegno che ha accresciuto ogni giorno reddito e occupazione.

Ora, invece, si prevedono tempi durissimi per le 30 OP della Sardegna con oltre 7.000 produttori associati e un fatturato complessivo di quasi 230 milioni di euro. Riferendomi alle OP non parlo di “assistenza”, ma di cooperative che oltre a rispettare le norme generali della cooperazione (per esempio non dividono utili) rappresentano, a detta della Unione Europea, la strada privilegiata per lasciare alla produzione il maggior valore aggiunto dei prodotti agricoli giacché trasformano e commercializzano direttamente, o con il minor numero di intermediazioni, i prodotti dei soci.

Le OP preparano e attuano programmi di attività che supportano la commercializzazione, spesso sui mercati esteri, dei prodotti alimentari sardi. Con questi programmi l’occupazione nelle OP sarde è cresciuta costantemente negli anni. A maggior ragione non è tollerabile una interruzione di queste politiche. Nel bilancio 2015 manca un milione di euro per salvaguardare centinaia di posti di lavoro produttivi e per permettere uno sviluppo dell’occupazione nelle zone rurali, quelle dove non c’è l’alternativa del pubblico impiego e dove l’industria non è più nemmeno un miraggio.

Caro Presidente, se non vogliamo che altri dicano che questa Giunta non mantiene gli impegni presi per il rilancio dell’economia isolana, occorre certo puntare su ambiente e istruzione, ma che ce ne facciamo di persone istruite se poi esportiamo non i nostri prodotti alimentari, bensì i nostri migliori cervelli?

Lungi da me aprire una guerra tra poveri, ma se è possibile trovare 600 milioni per realizzare nuove infrastrutture, se ne trovi uno per finanziare tutti i programmi di attività ed i piani di avviamento delle Organizzazioni di Produttori Agricoli, eliminando le discriminazioni tra diverse OP già dai piani 2015.

E come è possibile che l’Assessorato dell’Industria abbia messo a bando 800.000 euro per supportare le imprese artigianali che vogliono esporre i propri prodotti all’Expo (magari con materie prime non sarde) e non ci sia in bilancio un solo euro per le aziende e cooperative agricole per la stessa finalità?

Sono abituato a giudicare i governi sulla base delle loro azioni. Su queste due emergenze, e più in generale sulla strategia per l’agricoltura sarda, mi piacerebbe che gli impegni presi vengano rispettati: noi la nostra parte la facciamo comunque.
* Copragri Sardegna

 

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