Paura dell’altro e territorialismo [di Pietro Ciarlo]
Le riforme istituzionali che occupano tanta parte della politica italiana riguardano solo in modo marginale l’immigrazione, nel senso che le normative proposte, non coinvolgono le discipline vigenti sull’ immigrazione stessa, se non per le riduzioni dei finanziamenti a sostegno, e per un riassetto del soccorso in mare. Sono cose importanti, anzi importantissime, ma non indicano, almeno per adesso, riconsiderazioni di sistema. Viceversa, soprattutto dopo gli attentati di Parigi, le migrazioni sono diventate ancor più che per il passato oggetto di suggestioni collettive: di esse si fa uno spregiudicato uso comunicativo a fini politici. Il rapporto con l’altro ha inevitabilmente una ricaduta interna agli Stati. Esistono sempre delle coalizioni di interessi politici ed economici che cercano di utilizzare a fini propri la rappresentazione dell’ altro. Il nemico è alle porte, dunque bisogna votare per i veri difensori della patria, della casa, della fede. Comprare più armi. Avere governi forti. Non lasciarsi intenerire dalle vicende umane, più importante è combattere i nemici, sopravvivere. L’ immigrazione genera un’infinità di problemi di accoglienza, di tensioni. E’ un errore grandissimo sottovalutarli o peggio negarli. L’adesione ai principi di solidarietà e di eguaglianza di per se stessa non risolve i conflitti attuali e potenziali. Non si possono creare meccanismi di rimozione. Prima o poi i nodi vengono al pettine. Bisogna essere consapevoli dei problemi e cercare di risolverli, non esorcizzarli e quindi ignorarli. Bisogna misurarsi con la loro concretezza, diversamente finiranno con l’aver ragione quelli che ne fanno un uso strumentale. In questo senso molte organizzazioni non governative e la Caritas mostrano di avere più cultura istituzionale delle istituzioni stesse. La Lega di Salvini passando spregiudicatamente dal federalismo secessionista al nazionalismo forcaiolo, mostra ancora una volta le ambiguità dei riferimenti identitari al sangue e alla terra. Nella comunicazione politica non conta nulla che gli arrivi di immigrati in Italia siano in netto calo. Nel 2013 gli arrivi dall’estero sono stati il 12 % in meno rispetto al 2012. Per il 2014 non ci sono ancora dati definitivi, ma sembra che il calo sul 2013 sia intorno al 15 %. Nel 2013 gli stranieri che hanno lasciato l’Italia sono aumentati del 14 % rispetto all’ anno precedente. Nel Sud sono partiti quasi 100.000 stranieri e ne sono arrivati 66. 000. Nelle Isole si registrano 34.000 partenze e solo 26.000 arrivi. In Sardegna la comunità straniera nel 2011 toccò le 39.000 persone, oggi è a circa 35.000, con il 53 % di europei. Il rapporto con l’altro è sempre difficile anche perché si presta alle più bieche strumentalizzazioni politiche. Localistiche, nazionaliste o imperiali, che siano. Salvini e Putin insegnano. Oltre il terrorismo islamico, la democrazia in Europa ha finalmente trovato un nemico comune: il nazionalismo. |