Audizione alla Camera del FAI con proposte in materia di produzione di energia da impianti geotermici [di Fondo Ambiente Italiano]

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Il FAI, insieme a Italia Nostra e Legambiente, ha partecipato il 7 gennaio 2015 a un’audizione informale alla Camera dei Deputati sulla produzione di energia da impianti geotermici (Commissioni VIII e X Ambiente e Attività produttive).

Gentili Presidenti, on. Realacci e on. Epifani, abbiamo deciso di partecipare volentieri all’audizione in materia di produzione di energia da impianti geotermici perché il FAI – Fondo Ambiente Italiano

– riconosce l’importanza di una economia nazionale sempre più indipendente dalle fonti fossili, nella direzione impressa dall’Unione Europea con la strategia al 2020 20/20/20 (cioè ridurre i gas serra del 20%, ridurre i consumi energetici del 20%, coprire il 20% del fabbisogno energetico con le energie rinnovabili). strategia che al 2030 dovrebbe crescere rispettivamente al 40/27/27.

– mette in atto questa strategia nei propri beni aperti al pubblico oltre che nei beni oggi oggetto di restauro conservativo per essere successivamente aperti al pubblico. Stiamo attuando infatti un percorso di efficientamento energetico attraverso degli audit e, compatibilmente con il vincolo storico architettonico degli edifici, o paesistico ambientale del contesto, stiamo installando impianti ad energia rinnovabile.

– nella sua mission “vigila sulla tutela dei beni paesaggistici e culturali nello spirito dell’art. 9 della costituzione” e anche nel caso della geotermia, come in qualsiasi intervento antropico sul territorio, c’è sempre un impatto da valutare con un’analisi costi/benefici.

Con questi tre punti in premessa, proprio perché su l geotermico (e più in generale sugli impianti di energia rinnovabile) coesistono due aspetti sensibili, cioè la riduzione delle emissioni di CO2 e la tutela del paesaggio, la Fondazione ritiene importante non avere pregiudizi ideologici, in un verso o nell’altro, ma di valutare con attenzione i piani di sviluppo e la singola progettazione caso per caso.

Va però sottolineato che oggi in Italia si è raggiunto un livello tale di frammentazione degli habitat naturali e di consumo del suolo, soprattutto agricolo, che ogni nuova infrastruttura porta con sé forti elementi di stress sul territorio, quindi richiede una attenta valutazione di fattibilità.

Arrivando all’oggetto specifico dell’audizione, cioè le quattro risoluzioni, il FAI ritiene condivisibile negli impegni chiesti al governo l’inserimento di maggiori elementi di cautela. Concorda nella richiesta di subordinare il rilascio delle concessioni alla redazione di un documento di linee guida, soprattutto perché ci troviamo a monte della valutazione di numerose richieste di concessione e quindi è importante fissare delle regole, che diano certezza alle imprese così come ai territori, soprattutto in un mercato incentivato.

Condivide anche la richiesta contenuta nelle risoluzioni di avviare le procedure di zonazione del territorio italiano, secondo le varie tipologie di impianti geotermici, identificando le aree potenzialmente sfruttabili. Riteniamo però utile incrociare più fattori tra loro, non solo relativi al giacimento, ma anche ai dati sui valori naturalistici e del paesaggio.

In questo senso sarebbe utile arrivare alla definizione di veri e propri piani di zonazione, in modo che possano essere successivamente sottoposti a VAS, tramite cui:

– valutare le potenzialità della risorsa attraverso la ricostruzione di un modello del bacino geotermico, in modo da comprendere l’andamento della risorsa nel tempo e di calibrare e giustificare o meno la realizzazione di impianti di sfruttamento a livello industriale. Questo soprattutto perché oggi vengono sottoposte a VIA lotti successivi di progetti, senza poter valutare la loro interconnessione e quindi l’impatto complessivo. Riteniamo invece necessaria una procedura di VIA finale su progetti “unitari”;

– l’esistenza di possibili danni alla salute dei residenti nei comuni dell’area geotermica dovuti principalmente agli inquinanti nell’aria e alla potenziale contaminazione delle falde acquifere, connessi al processo industriale;

– il valore paesaggistico, naturalistico e turistico dell’area interessata, in modo da comparare i modelli di sviluppo esistenti e futuri;

– approfondire la questione della subsidenza e della sismicità indotta.

*A cura di Danele Meregalli- Responsabile nazionale Ambiente del Fondo Ambiente Italiano

 

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