Contro il voto di preferenza: torniamo al “Mattarellum” [di Pietro Ciarlo]
Tra la fine degli anni ’80 e i primi ’90 costituzionalisti e cittadini combatterono fianco a fianco una dura battaglia contro il voto di preferenza giustamente ritenuto uno dei principali fattori di corrompimento della vita politica italiana. Questa battaglia fatta di dibattito pubblico, politica, sentenze della Corte Costituzionale e, soprattutto, referendum popolari fu vinta. Nel 1993 furono adottate le Leggi 276 e 277 che Giovanni Sartori, inaugurando una nuova moda, definì Mattarellum. Come ognuno ricorderà esse si fondavano principalmente sui collegi uninominali del maggioritario a turno unico. Avevano degli inconvenienti: scorporo, liste civetta e la possibilità di risultati diversi nelle due Camere. Ma tali inconvenienti sarebbero stati superabili con poche modifiche. Però i collegi uninominali non piacevano al centrodestra forse perché i candidati avevano un volto riconoscibile, così è arrivato il Porcellum, o “la porcata” che dir si voglia secondo la più realistica definizione del suo autore, nonché Ministro proponente. Parlamentari senza voti e senza volto, quello che serviva. Il Mattarellum non fu abbandonato perché non funzionava, ma perché metteva in difficoltà il centrodestra di Berlusconi e Bossi. Nella necessità di ripristinare la rappresentatività degli eletti, Renzi in un’ intervista al Messaggero del 25 aprile 2012 giustamente si pronunciò a favore dei collegi uninominali. Poi nella mediazione con Berlusconi sono ritornate le preferenze. Sono convinto che la disponibilità alla mediazione sia l’essenza della politica, ma nel nostro caso bisognerebbe chiedersi cosa accadrà quando sarà ripristinata l’anomalia tutta italiana del voto di preferenza. Già oggi la terra di mezzo coincide con il territorio del Paese. E’ prevedibile che con l’instaurarsi delle preferenze anche a livello statale oltre che regionale e comunale, i trasversali legami affaristici e clientelari si estenderanno e approfondiranno ulteriormente, favorendo l’irruzione della criminalità organizzata negli ultimi ambiti ancora esenti. Così il Paese resterà definitivamente soffocato da questa rete. Sono troppo pessimista ? Non credo. Penso che sto descrivendo una storia in parte già scritta e che per la parte ancora da scrivere basta guardare alla capacità pervasiva di mentalità e moduli operativi che si ispirano all’affarismo buio che sta prevalendo. Ma ormai il treno delle preferenze ha preso velocità. La politica è fatta anche così, a volte imbocca una strada e tutto travolge senza orecchie per sentire ed occhi per vedere. L’ introduzione dei collegi uninominali è stata cancellata dal patto del Nazzareno anche dal novero delle mere possibilità. Sono passati più di vent’anni dalla condanna referendaria delle preferenze, i cittadini sono ormai immemori dei danni corruttivi e clientelari che esse inducevano. Non esiste altra narrazione se non quella che per rilegittimare la funzione rappresentativa, per consentire agli elettori di scegliere gli eletti, bisogna reintrodurre il voto di preferenza. La nuova legge elettorale dovrebbe andare alla Camera nel mese di aprile. Sarà difficile cambiarla, ma forse dopo le elezioni del Presidente della Repubblica la partita si potrebbe anche riaprire. Comunque vada, vale la pena ricordare e spiegare ai più giovani cosa erano le elezioni politiche con le preferenze.
|