La riforma della politica e dei partiti richiede tenacia, cuore e grande generosità personale [di Walter Piludu]

NY2008c

Pubblichiamo l’intervento tenuto all’Assemblea dei Movimenti svoltasi a Cagliari nel giugno del 2003. E’ di straordinaria attualità ed aiuta a capire i limiti della politica di oggi. Ringraziamo Radio Radicale e Walter per averlo reso disponibile. Il titolo lo abbiamo tratto da una frase dell’intervento (NdR).

Autorizzato dallo slogan molto simpatico e anche un po’ retro perché richiama il Palmiro Togliatti di quarant’anni fa, autorizzato, dicevo, da questo richiamo al pluralismo, mi consentirete – cari amici – se farò qualche osservazione non esattamente in sintonia con lo spirito che anima questa manifestazione. E l’eventuale dissenso che io voglio esporvi non riguarda naturalmente il fatto che i movimenti (che sarebbe più corretto chiamare associazioni) debbano riunirsi e organizzarsi tra di loro e con il sistema dei partiti per migliorare l’efficacia della politica. Il problema non nasce dal dissenso sul merito, quanto dal modo concreto con il quale si intende declinare il problema dell’organizzazione e del rapporto con la politica.

Vedete, cari amici, dal giorno del famoso urlo di Piazza Navona di Moretti – famoso ormai quanto l’urlo di Munch – che diceva “con questi dirigenti non vinceremo mai”, volendo così fare una forte, giusta, legittima protesta politica verso il modo con il quale il centrosinistra veniva diretto, questa affermazione di Moretti è un po’, come dire, tracimata ed stata interpretata localmente secondo – mi consentirete lo schematismo – questo sillogismo: per battere Berlusconi ci vuole una forte opposizione, l’attuale leadership a livello locale e nazionale del centrosinistra non garantisce questa forza, quindi per battere Berlusconi bisogna cambiare le leadership locali e, forse, anche nazionali del centrosinistra.

Io premetto, a scanso di equivoci, che ho una pessima idea del ceto politico, come dire, in carriera, nella nostra Regione, centro, sinistra e destra. Io penso solo – scusatemi la citazione – alla vergognosa ultima vicenda che abbiamo vissuto nella Regione sarda, quella delle nuove quattro province. Accenno solo e non sviluppo il tema. E quindi capisco bene che ci sia un problema di rinnovamento della classe politica ma il problema è che, sull’altare di questa esigenza, non è possibile, non è giusto che quanto di nuovo era stato manifestato dalle associazioni, dai movimenti in questi due anni smarrisca la sua funzione propulsiva, smarrisca la sua anima.

Cari amici, mentre i partiti per il loro, e i movimenti per il nostro, ci guardavamo l’ombelico, è passato in questo paese un ulteriore attacco alla legalità civile e democratica dell’Italia.
La vicenda del condono fiscale: io non so quanti di voi sappiano che, ad esempio, Mediaset ha guadagnato dalla vicenda del condono fiscale 65 milioni di euro. Ecco, su questo, nessuno è stato in grado di organizzare una grande, diffusa, convinta campagna di mobilitazione popolare. Quante migliaia e forse milioni di lavoratori autonomi, di liberi professionisti, di piccoli imprenditori hanno preferito pagare un’autentica taglia allo Stato piuttosto che subire la minaccia del controllo fiscale. Contribuenti che avevano magari onestamente pagato quanto dovuto al fisco?

Su questo nulla si è fatto. Cito questo esempio per dire che la partecipazione non può essere solo evocata sperando che prima o poi si realizzi. La partecipazione, per chi fa l’operatore politico, è frutto di sudore, di fatica, di tenacia, di sangue. Ma se non c’è il sangue nella politica, cari amici, rimane solo della politica quella seconda materia organica di una famosa definizione di Formica, ministro socialista degli anni Ottanta. Allora noi dobbiamo evitare – questa è la mia opinione – che la nostra vicenda si trasformi, anche involontariamente, in una mediocre vicenda, come dire, di entrismo. Io ho molta paura, lo dico senza peli sulla lingua, quando si dice “in Sardegna dobbiamo fare in fretta perché ci sono le elezioni regionali”, palesando, minacciando l’ipotesi che, se il centrosinistra non accetterà le nostre candidature o autocandidature, potremmo pensare anche di fare una lista autonoma.

Io ho molta paura di questo. Che cioè ci si imbarchi in un mediocre pertugio di carattere elettorale. Cerchiamo di evitarlo. Io so bene e voi sapete quanto me che il cambiamento, la riforma della politica e dei partiti richiede tenacia, cuore e grande generosità personale. Senza questi valori, cari amici, non lo difenderemo questo paese. Questo paese che sta scivolando nel ridicolo e, temo, nella tragedia. Allora l’augurio che io mi sento di fare è che noi riprendiamo con tenacia a lavorare in mezzo alla gente, suscitando la protesta e coordinandola anche nazionalmente, cercando di evitare la tragedia o perlomeno evitando di contribuire al ridicolo.

 

4 Comments

  1. Romano Cannas

    Quanta attualità e quanta profondità nel pensiero politico di Walter Piludu! La Politica, quella con la P maiuscola, dovrebbe sostenere con passione e generosità la battaglia di Walter, oggi malato di Sla, che si batte perché il Parlamento dia agli italiani una legge equilibrata e coraggiosa sul “fine vita”. La civiltà di una Nazione non si misura solo con un punto in più o in meno di Pil. Il Consiglio regionale, i parlamentari sardi, i rappresentati sardi a Strasburgo, siano protagonisti di una stagione di buona politica.

  2. Grazie per questo contributo che viene dal passato ma che guarda al futuro. Dopo dodici anni (do-di-ci!) la situazione è essenzialmente ancora quella descritta: poca tenacia, poco cuore, nessuna generosità personale. E basta aprire i giornali per accorgersene.
    Grazie presidente Piludu per queste parole.

  3. Maria Paola Masala

    Paradossalmente c’è da essere sollevati che ciò che Walter Piludu dice in questo intervento di dodici anni fa sia ancora attuale… E non spaventosamente superato dal peggio….significa che ancora si può fare. …

  4. Walter,profondo tenace e coerente…e purtroppo lungimirante..

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