Metacolonizzazione della Sardegna [di Silvano Tagliagambe]
Forse qualcuno, in quest’Isola, si è dimenticato che la Sardegna è stata ed è all’avanguardia in Italia del processo di introduzione e valorizzazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, e che questo giornale è stato il primo quotidiano europeo a essere messo online nel 1994. Forse qualcuno non ha più il ricordo di Video on line, il primo Internet Service provider italiano, nato qui, dei suoi legami con il CRS4 allora guidato dal Nobel Carlo Rubbia, che era stato direttore del CERN, dove è nato il World Wide Web. Forse si è spento il legittimo orgoglio per il fatto, incontestabile, che alla introduzione delle telefonate via Internet e quindi della diffusione di massa di questa rete ha dato un contributo determinante Tiscali. Forse non si ha più memoria della presenza capillare di conoscenze e competenze informatiche in questa terra, proprio in virtù degli eventi appena ricordati. Forse qualcuno qui è affetto da quella che il compianto Placido Cherchi definiva la “vergogna di sé”, un passaggio depressivo che induce a sottovalutare o a dimenticare del tutto le energie e le risorse umane su cui può contare quest’Isola. Altrimenti non si spiegherebbe per quale motivo, nonostante la disponibilità incontestabile di questa cultura informatica di base e di avamposti perfettamente in grado di promuovere e realizzare progetti di alfabetizzazione digitale, anche nelle scuole, dove non mancano certo le esperienze didattiche di eccellenza in materia di integrazione delle tecnologie nella pratica quotidiana dell’insegnamento, si sia sentita la necessità di affidare all’Istituto Nazionale di Documentazione per l’Innovazione e la Ricerca Educativa – INDIRE, una società in house del MIUR, il compito di formare i Master Teacher, cioè il 1000 docenti del sistema scolastico regionale destinati poi a formare, a loro volta l’intero corpo docente del sistema scolastico della Regione Sardegna, (circa 18.000 docenti). A questo peccato originale ora l’Avviso pubblico rivolto a tutte le Autonomie scolastiche della Sardegna, dal titolo «Chiamata di progetti per il proseguimento dell’azione di formazione denominata “Master Teacher”», pubblicato con la Determinazione n. 45 del 12 febbraio 2015, e che vale complessivamente 6,2 milioni di €, aggiunge un’ulteriore perversione. Era ragionevole supporre che l’Indire avrebbe esaurito il suo compito e la sua funzione una volta conclusa la fase di erogazione del suo prezioso e a quanto pare insostituibile sapere d’oltremare ai docenti indigeni. Invece no. L’Avviso appena pubblicato, infatti, istituisce, sopra i Master Teacher, la figura dei “Meta Master Teacher”, cioè di coloro che nella fase precedente hanno svolto il ruolo di formatori dei Master Teacher, vale a dire, ancora una volta, gli esperti dell’Indire, ai quali a questo punto viene assegnata la funzione di autentiche “badanti” del sistema scolastico regionale. Infatti si precisa che “essi, attraverso il coinvolgimento da parte delle Reti, svolgeranno una funzione di raccordo generale del progetto al fine di garantire una condivisione su base regionale, locale e di rete; supporteranno nella definizione del quadro generale dell’intervento e ne monitoreranno il buon andamento; coadiuveranno i Master Teacher nella programmazione dei loro specifici interventi nelle scuole, favoriranno la circolazione delle informazioni e delle idee e daranno un supporto tecnico e organizzativo ai Master Teacher”. Cioè, se capisco bene quello che c’è scritto nell’Avviso, i Master Teacher sono stati formati in modo talmente efficace e compiuto da avere ancora bisogno, dopo essere stati così eruditi, dell’insostituibile apporto dei loro “Meta” per fare quello che costituiva l’oggetto del loro processo formativo e che avrebbero dovuto imparare a svolgere autonomamente. Allora delle due l’una: o l’azione di formazione dei Master Teacher sardi da parte dell’Indire è stata tutt’altro che soddisfacente ed esaustiva e non ha conseguito gli obiettivi affidati a questo istituto; oppure si ritiene, non si capisce bene perché, che i docenti sardi che hanno potuto fruire di due moduli di complessive 75 ore da parte di ben 33 docenti-formatori messi a disposizione dal MIUR con apposita convenzione con l’INDIRE, nonostante siano perfettamente in grado di svolgere le funzioni che sono state materia dell’insegnamento loro impartito, non debbano e non possano svolgere in piena autonomia queste funzioni. Che riguardano, si badi bene, il “raccordo generale del progetto al fine di garantire una condivisione su base non già internazionale o nazionale, bensì regionale, locale e di rete”. Come dire che anche nella programmazione, nell’organizzazione e nel monitoraggio del sistema scolastico regionale abbiamo bisogno di essere guidati dall’esterno, cioè eterodiretti. Una metacolonizzazione in piena regola, sancita e siglata, con tanto di Avviso pubblico, dalla Regione Autonoma della Sardegna, attraverso il cavallo di Troia dei “Meta Master Teacher”. È più che mai vero: nemo propheta in patria. Alla faccia dell’indipendentismo, del sovranismo o, semplicemente, dell’autonomismo. |
Una precisazione: a formare i Master Teacher non è stata l’INDIRE ma sono stati e sono (nei corsi non ancora ultimati) i formatori (futuri Meta Master Teacher), che sono docenti sardi la cui formazione era stata fatta circa due anni fa dall’INDIRE.
E va evidenziato che quei formatori nonché futuri Meta Master Teacher sono tra coloro i quali hanno le sopra [giustamente] decantate “esperienze didattiche di eccellenza in materia di integrazione delle tecnologie nella pratica quotidiana dell’insegnamento”.
Ergo, non si tratta di colonizzazione ma di disseminazione ad opera di autoctoni nel proprio territorio.
In fede.
Firmato Anna Rita Vizzari, insegnante/formatrice/futura Meta Master Teacher sardissima nonostante il cognome. Probabilmente non “propheta in patria”, visto che appartiene alla schiera dei cosiddetti “colonizzatori”.
Annarella Perra, formatrice ict sarda doc, lunga esperienza e intensa in ambito sardo, in progetto semid@s con Indire e oltre Indire, in Europa e oltre…Ecco la mia testimonianza, Sardi docent.
Gentilissimo prof. Tagliagambe,
mi rincresce doverle dire che è stato male informato e quindi mi metto sin da subito a sua disposizioni per eventuali ulteriori chiarimenti. I “Meta” Master-teacher (denominazione infelice, ma ormai dobbiamo rassegnarci), e io con loro, sono, siamo, tutti docenti della scuola Sarda, basterebbe guardare i nostri curriculm per capire che provveniamo tutti dalle migliori esperienze digitali sarde, nazionali e internazionali. È vero che INDIRE ha avuto la sua parte, ed è stata quella di individuare (tra i docenti Sardi) coloro che avevano un percorso di formazione adatto per diventare in seguito formatori dei Master Teacher, e mettere a disposizione un’ambiente di scambio e condivisione per assicurare omogeneità alla formazione dei “Meta”. È anche vero che il bando appena pubblicato dalla RAS prevede un affiancamento dei Master Teacher appena formati a opera dei Meta, tale scelta nasce dalla volontà di effettuare, intutto il territorio, una formazione coordinata e omogenea. INDIRE ha avuto un ruolo strumentale nella fase di formazione dei “Meta”, ora esce di scena. Detto questo, non mi sembra che il termine “colonizzazione” non sia adeguato, anzi il lavoro fatto sino a questo momento e merito della Scuola Sarda e dell’impegno di RAS e USR-Sardegna che hanno saputo coordinare gli interventi nell’interesse del territorio e valorizzando quanto di buono già esiste. Non v’è dubbio che siano rimasti fuori da questa prima fase docenti/colleghi altrettanto validi, ma da ora in poi c’è spazio e lavoro per tutti, anche e soprattutto per chi vuole innovare, imparare e per chi non vuole che questa nuova era digitale della nostra scuola faccia la misera fine di altre formazioni. Le critiche sono necessarie e ben accette, a patto che siano fondate.
La ringrazio per l’attenzione e chiedo scusa per la lunghezza del post.
Carla Atzeni (Meta Master Teacher)
Mi fa meraviglia che un docente preparato come il professor Tagliagambe sia potuto incorrere negli errori e nelle imprecisioni evidenziati dai nostri giovani e validi formatori. Invito,però,la dottoressa Atzeni a scrivere “nostri curricula”.
Condivido al 100% l’analisi di Silvano Tagliagambe.
I colleghi qui travisano parecchi passaggi della sua interessante e illuminate presa di posizione. Sono tanti i master teacher che si sono ritirati dalle attività formative perché inconsistenti e improduttive, io sono fra questi. Molti sono rimasti perché, ormai, noi docenti accettiamo tutto, compreso un tablet in regalo. I colleghi meta master teacher (obbrobrio) non erano li a titolo personale ma perché nominati da Indire che ha premiato diversi fra loro (la grandissima maggioranza, non quelli che intervengono qui sopra) in quanto fedeli alla sua linea. Fra questi sono pochi i competenti, la maggior parte facevano semplicemente parte di una lista. Mi chiedo, può la regione Sardegna spendere la somma di circa 240.000 euro per i meta master teacher (obbrobio) senza una procedura di individuazione dei consulenti (così vengono definiti nel bando) saltando una procedura di evidenza pubblica ? La colonizzazione di cui parla il prof. Tagliagambe non si riferisce ai docenti sardi, utilizzati come frontend, ma al backend di chi, da quando il progetto è sorto ha sempre cercato di strumentalizzarlo con protocolli di intesa fasulli fra MIUR e Regione, dove il fine ultimo era di trasformare i sardi in frontend. Non dimentico il fatto che questi signori hanno tentato di vendere alle scuole sarde una lavagna che non esisteva, prodotta dicevano da Finmeccanica. Operazione sventata proprio grazie al direttore scientifico del progetto. Con il senno di poi, posso dire che fummo abbastanza fortunati, i personaggi in questione sono finiti sui giornali per fatti di cronaca giudiziaria.
Ringrazio delle precisazioni, ma quello che intendevo contestare, e contesto ancora con forza, è proprio il ruolo assegnato all’INDIRE nella formazione dei Master Teacher e successivamente anche nella selezione e scelta del “Meta” Master-teacher, come confermato dai tre commenti al mio intervento. E non per mie personali idiosincrasie ma per un fatto di cronaca ben preciso, per riferire il quale mi affido, testualmente, al resoconto che ne ha fatto il Corriere della Sera, Cronaca di Roma, del 6 ottobre 2013:
“Il capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse del Miur (ministero dell’Università e Ricerca), Giovanni Biondi (ora Commissario straordinario dell’INDIRE, S.T.), l’ex direttore generale Massimo Zennaro e Antonio Giunta La Spada, direttore dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica (Ansas, ora INDIRE) sono i tre funzionari pubblici indagati per il presunto abuso d’ufficio relativo all’assegnazione nel 2010 dell’appalto per le «Pillole del sapere», i controversi video di 3 minuti ognuno destinati alle scuole e comprati dal ministero dell’istruzione a un prezzo più che maggiorato.
La gara era stata vinta dal consorzio Alphabet («realizzazione e trasmissione di contenuti per la tv digitale»), il cui azionista di maggioranza col 70% del capitale è la società Interattiva di Ilaria Sbressa. Lei è la moglie del direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset Andrea Ambrogetti, braccio destro di Fedele Confalonieri.
Sbressa e Ambrogetti sono agli arresti dal 24 settembre (lui ai domiciliari) nell’inchiesta milanese sulla bancarotta da 3 milioni della loro srl, nonché per le ipotesi di turbativa d’asta e tentata truffa allo Stato su 5,1 milioni stanziati dal ministero dell’Istruzione (all’epoca guidato da Mariastella Gelmini, che nominò Zennaro) per le «pillole». Secondo una denuncia degli stessi dipendenti della società che li ha realizzati, i filmati sono stati fatti con immagini prese dal Web, realizzati con un costo di mille euro l’uno, ma il Miur li ha pagati 39 volte tanto.
Per accertare come Alphabet abbia ottenuto i finanziamenti dal Miur, l’ex ministro Profumo aveva incaricato un perito indicatogli dal presidente del Tribunale Mario Bresciano, la cui ricostruzione è finita sul tavolo del pm Roberto Felici. Biondi, Zennaro e Giunta La Spada sono stati interrogati nei giorni scorsi in Procura”.
La questione che ho posto (e che ripropongo) è la seguente: alla luce di questi fatti (e non opinioni) era il caso di affidare proprio all’INDIRE, che tra l’altro ha avuto il grande “merito” (udite, udite!) di validare scientificamente le suddette pillole e di sancirne l’efficacia didattica, tutte le funzioni e le responsabilità, certo non secondarie, che la Regione Autonoma della Sardegna ha attribuito a questa Società in house del MIUR? Sarebbe stato così diffiicile trovare qualcosa di meglio in Sardegna? Potrei farvi un’intera lista di soggetti della nostra Regione che avrebbero potuto fare un lavoro di formazione e selezione eccellente. Quindi lo ribadisco: a mio parere si tratta di un caso di “meta”colonizzazione.
Ecco, Professor Tagliagambe,
forse allora si sarebbe dovuto mettere in evidenza nell’articolo tutto ciò che Lei ha scritto in questo commento che purtroppo ha un minor rilievo visivo.
Infatti l’articolo – a partire dal titolo – si concentra proprio sull’aspetto che intendeva essere più marginale, ossia i “formator de’ formatori”, i quali ne escono come invisi stranieri che si sarebbero impossessati del ruolo a detrimento di eccellenti autoctoni. Ora, se alcuni possono essere invisi (esagero, ma sulla base di quanto leggo dal commento del caro Pes), essi non sono comunque stranieri.
Inoltre, vorrei dire che l’INDIRE è fatta anche da ricercatori validissimi, alcuni dei quali hanno valorizzato (portandoli in Europa) docenti eccellenti sardi ignorati nell’Isola (appunto, “nemo propheta in patria”, come Lei ha scritto nel pezzo).
Spero che la meta master teacher (???) Atzeni non debba insegnare italiano: “a sua disposizioni”, “provveniamo”. Né tantomeno di logica : “Detto questo, non mi sembra che il termine “colonizzazione” non sia adeguato” – la doppia negazione è un’affermazione , quindi il termine “colonizzazione” è adeguato. Oppure no?
Gentile Bardanzellu, la persona poco informata non è certo il prof. Tagliagambe, come chiunque può evincere dalla risposta dell’ex direttore del progetto qui sopra riportata.
A parte questo però, lei mette il dito sulla piaga. Se i meta master teacher scrivono al plurale ‘curriculum’ anziché ‘curricula’ significa che tanto ‘meta’ non sono. Per proseguire la ‘geniale’ trovata del nome in questione, con riferimento a Friedrich Nietzsche, forse può servire citare il titolo di un’ altra opera del filosofo tedesco che mi sembra emblematica : ‘Menschliches, Allzumenschliches. Ein Buch für freie Geister (Umano troppo umano, un libro per spiriti liberi)’. E’ umano fare errori, però è sbagliato pensare di essere oltre gli altri uomini. E’ stupido un nome che colloca alcuni docenti oltre altri docenti, specialmente nella società orizzontale del digitale verso la quale questi colleghi dicono di guardare con favore. Tutte le volte che sentiamo questo termine ‘meta master teacher’, propongo di scrivere qualcosa per negarne l’efficacia tipo ‘obbròbrio’ (prendo a prestito lo stile comunicativo di Otto Neurath : nichts Metaphysik mehr). Lei, preciso come è, avrà sicuramente notato che nel post citato, oltre l’errore da Lei rilevato, sono presenti altri tre errori , ai quali se ne aggiunge un altro di natura logica: due negazioni che affermano e diciamo, non rendono giustizia, al pensiero profondo che il post contiene. Infine, citando Wittgestein, che proponeva di gettare la scala dopo esserci salito, propongo non a lei (sarà stanco, è domenica) ma ai colleghi META MASTER TEACHER (Obbrobrio) un nuovo esercizio: trovare l’errore contenuto nel mio post che si trova, diciamo, quasi a metà dello stesso. Il premio ? Solo per il primo che lo segnala, la mia promessa di non usare (ma solo per il META MASTER TEACHER –obbrobrio- in questione) il termine ‘Obbrobrio’ a seguito del suo titolo di META MASTER TEACHER, obbrobrio.
Mi scusi, cara professoressa Vizzari, ma nel mio articolo mi sembrava di essere stato abbastanza esplicito nel dire che nella scuola sarda “non mancano certo le esperienze didattiche di eccellenza in materia di integrazione delle tecnologie nella pratica quotidiana dell’insegnamento”. Quello che non mi va giù, e lo ribadisco e con questo chiudo i miei interventi sul tema, è che il compito di “formare” e selezionare queste eccellenze sia stato affidato all’Indire. Non dubito che, come scrive lei, anche lì ci siano ricercatori validissimi: ma siamo in una Regione circondata dal mare e sappiamo benissimo che la qualità di una nave dipende da chi la comanda (caso Schettino docet!) e non da alcuni membri dell’equipaggio. E coloro che comandano la nave Indire sono i personaggi alle cui gesta mi sono riferito nel mio precedente commento. E se la magistratura sarda mettesse le mani sulle vicende di Scuola digitale, imitando ciò che hanno fatto a Roma e a Milano, sono sicuro che ne vedremmo delle belle! La vicenda del bando da 40 milioni di € pubblicato con tutti i crismi e poi revocato senza spiegazioni e senza il seguito solennemente promesso, lasciando il sistema scolastico regionale pieno zeppo di Lim e senza contenuti con cui usarle, è ancora lì, tutta da scoprire. Basterebbe sollevare il coperchio.
Mi verrebbe da parafrasare, o usare integralmente, le frasi di Edoardo Bennato in “Dotti, medici e sapienti”: “Permettete una parola, io non sono mai andato a scuola
e fra gente importante, io che non valgo niente
forse non dovrei neanche parlare,
Ma dopo quanto avete detto, io non posso più stare zitto
e perciò prima che mi possiate fermare
devo urlare, e gridare, io lo devo avvisare,
di alzarsi e scappare anche se si sente male,
che se si vuole salvare, deve subito scappare…”
Il malato chi è? Forse noi poveri insegnanti che lottiamo ogni giorno per far apprendere quattro nozioni a ragazzi sempre più demotivati. Forse gli stessi ragazzi che non riescono a capire noi insegnanti non trovando, in noi, delle guide autorevoli. O forse i politici sempre più mascherati di ipocrisia: a sbandierare che i tagli servono per migliorare la qualità dell’ istruzione.
O semplicemente sono io, docente di periferia, cinquantunenne con la prospettiva di lavorare ancora 16\17 anni per avere poi una pensione da fame?
I pedagoghi, i formatori, gli psicologi dell’ età evolutiva, discutono, dibattono, si confrontano su importanti questioni relative alla didattica e noi a lavorare in trincea ; a sbattere il muso sulla realtà VERA; LIM che ci sono ma non funzionano; fotocopiatrici senza toner; servizi sms che non si possono attivare perchè aspetti burocratici ne impediscono l’ uso ecc. ecc.
Non posso certo dibattere col prof. Tagliagambe, mio illustre docente di Storia della filosofia contemporanea, o con altri colleghi molto più ferrati in aspetti metodologici ma io, docente di una scuola media, ho disperato bisogno di sapere come comportarmi in certi casi di didattica VERA. Lo straniero che non spiccica parola in italiano; DSA in classi sempre più numerose; ore di recupero che non si possono attivare; dispersione scolastica; ragazzi difficili nelle classi.
Discutere di tutto va bene ma l’ aspetto più importante è trovarsi nelle condizioni migliori affinché gli alunni apprendano davvero.
Con l’ occasione saluto il mio compaesano prof Luciano Pes
chiedo scusa per i refusi (infastidiscono anche me), ho commesso il fatale errore di inviare senza rileggere, non dovrebbe capitare ma capita! Per il resto quoto la collega Anna Rita “forse allora si sarebbe dovuto mettere in evidenza nell’articolo tutto ciò che Lei ha scritto in questo commento che purtroppo ha un minor rilievo visivo”.
Sopratutto a Luciano Pes.
Anche Wittenstaing concorderebbe che il tempo passato é perduto, non ritorna più, é inutile recriminare. Cambiano i tempi e cambiano le persone. Per esempio Katy Corona irreperibile.
Ora, che non siamo colonizzati, meglio mettersi a lavorare perché In un mondo di risorse limitate chissà a chi verrà l’idea di investire soldi per la scuola e i docenti di cust’isola dissiperada. Se falliamo alla grande..
Mi sembrano poco confutabili le affermazioni del prof. Tagliagambe, ciò che sta succedendo è sotto gli occhi di tutti.
Si è scelto Indire anziché invitare la scuola sarda a valorizzare le proprie risorse professionali, che non sono quella manciata di meta illuminati che insegnano a 1000 docenti i misteri della tecnologia applicata. Si stanno portando avanti corsi spesso di livello infimo (non tutti ma molti) in cui si insegna l’uso della LIM senza LIM (non scherzo nei corsi della provincia di Oristano si utilizzano videoproiettori ma credo in tutta la regione).
Ora, con l’ultimo bando, si rischia di buttare altri sei milioni di euro costringendo master teacher e docenti ad iniziare un percorso formativo complicato (60 ore) da concludere entro ottobre, tutto ciò senza programmazione, senza coinvolgimento dei collegi docenti, inseguendo i tempi della burocrazia regionale.
Il bando costruisce una inutile struttura barocca che sottrae le risorse alle istituzioni scolastiche.
Se si riuscirà ad ottenere qualche risultato sarà esclusivamente merito degli ulteriori sacrifici dei docenti, master e no.
Però questa cosa non va più bene, le scuole non sono il bancomat di nessuno.
La questione dei metamasterteachers non riesce neanche ad interessarmi, tutto sommato é un modo come un altro di distribuire qualche € a docenti di norma mal palgati. Mi preoccupa, invece, che il progetto sardegna digitale nato con qualche ruga ormai tanti anni fa non sia ancora concluso anzi non se ne vede la fine, ad ogni (faticosa) tappa produce esiti non sempre adeguati. Fa bene il prof. Tagliagambe a ricordare le eccellenze tecnologiche del passato e potrebbe aggiungere che la caratteristica di quelle innovazioni era la tempestività (giungere momento giusto) mentre invece “sardegna digitale” perde continuamente il passo, e rimane perennemente indietro e (a volte) facendo pensare ad un mero spreco di risorse.
‘Pillole del sapere’: prosciolti tre funzionari Miur
Si è chiusa con un nulla di fatto giudiziario la vicenda delle “pillole del sapere”. “Non luogo a procedere perché il fatto non costituisce reato”, ha sentenziato il gup di Firenze, Tommaso Picazio. Sono così stati prosciolti l’ex capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse del Miur, Giovanni Biondi, l’ex direttore generale del Dipartimento per lo Studente del dicastero di viale Trastevere Massimo Zennaro e il direttore dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica, Antonio Giunta La Spada.
I tre funzionari pubblici erano stati accusati di irregolarità nella gestione dei fondi del ministero dell’Istruzione destinati alla ricerca e legati a prodotti didattici multimediali.
Il procedimento era stato avviato dalla procura di Roma alla luce di un dossier anonimo che faceva riferimento in particolare all’affidamento nel 2010 dell’appalto per le ‘Pillole del sapere’: spot educativi di 3 minuti ognuno destinati alle scuole.
Nel dicembre 2011 la direzione generale dello studente, diretta allora da Massimo Zennaro, assegnava ad Ansas 1.300.000 euro per sviluppare il tema della digitalizzazione e della multimedialità nelle scuole.
Il Capo dipartimento Biondi nel gennaio 2012 costituiva la commissione congiunta Miur-Ansas per dare un supporto tecnico e didattico all’individuazione delle tematiche più urgenti e più sentite all’interno degli istituti. L’Ansas a quel punto decideva di acquistare attraverso Consip, l’ente del Ministero delle Finanze per la trasparenza degli acquisti nella Pubblica Amministrazione, contenuti multimediali dell’azienda Abc per 730.000 euro.
La trasmissione Report parlava di “soldi a palate all’azienda di Ilaria Sbressa, moglie di Andrea Ambrogetti, direttore delle relazioni istituzionali di Mediaset e presidente dell’associazione del digitale terrestre”.
Dopo tre anni sono cadute le accuse di abuso d’ufficio e la vicenda è stata chiusa.