Servirebbe confrontarsi ogni tanto, fra l’alto e il basso [di Umberto Cocco]
Si stanno aprendo cantieri nei comuni, la Regione sta rimettendo risorse in opere pubbliche cantierabili: nelle settimane scorse 70 milioni, e l’assessore Maninchedda ne vorrebbe mettere almeno altrettanti per diffondere ancora di più nel territorio gli effetti anti-crisi del finanziamento. Io non ho dubbi e li vedo nel mio paese gli effetti di alcuni cantieri aperti grazie a bandi della giunta Pigliaru, e mi auguro che anche altri fondi europei che rischiano di tornare indietro vengano messi in opere cantierabili. Si può criticarne la modalità, ogni bando a sportello suscita sospetti per come finisce, e bisognerebbe allontanarli tutti spiegando, senza adontarsi. Se due comuni che hanno rispettivamente il sindaco e il vicesindaco consiglieri regionali di maggioranza si prendono il 15% delle risorse totali, un sospetto nasce, che possano avere conosciuto qualcosa del bando prima della pubblicazione, senza che si sentano coinvolti gli assessori. I sindaci hanno fame di opere pubbliche dopo alcuni anni di blocco, hanno davanti una giunta di sinistra e se pretendono trasparenza vanno rassicurati: con Cappellacci c’erano consiglieri regionali che divulgavano i bandi fra i sindaci amici (a volte anche del centrosinistra) non solo prima della pubblicazione, ma anche prima dell’approvazione in giunta. Non mi stupisce che fra le cinque o dieci persone che preparano il bando ce ne sia qualcuna che ne parla, ma alla mia giunta chiedo di non lasciare adito a sospetti, e più di questo mi interessa che siano introdotti criteri. C’era da fare in fretta stavolta, il bando a sportello è di per sé indistinto, non discrimina, non orienta le risorse, le distribuisce con una griglia molto larga, lasciando a chi fa prima a presentare la domanda nella piattaforma on line. Paradossalmente è questa apparente equanime opportunità in partenza che non è giusta per gli esiti che produce. L’aveva fatto il governo Letta un bando a sportello (“6.000 campanili”) e avevamo protestato a prescindere dalla graduatoria. L’assessore Maninchedda nel suo blog e il presidente Pigliaru nella direzione del Pd a Oristano hanno riconosciuto che un qualche criterio poteva aiutare per esempio a selezionare un progetto per comune. Il governo Renzi senza nemmeno un bando ha speso un miliardo in edilizia scolastica facendo cadere risorse in Sardegna per esempio su almeno tre comuni che non hanno più scuole perché mandano i pochi bambini del paese in scuole del territorio (rimaste invece senza soldi). I sindaci hanno fame di opere pubbliche, torno su questo. Ne abbiamo fatte di sbagliate, di superflue, racconto ogni volta che il mio paese ha tre musei (che non lo sono nemmeno per l’anagrafe regionale), sono ovviamente chiusi come tutti i musei comunali, non possono venire restituiti ad altro uso collettivo per il quale servirebbero, perché c’è sempre una soprintendenza o un occhiuto burocrate che fa la guardia al bidone… Abbiamo rischiato di perdere la tradizione del pellegrinaggio i San Costantino perché i muristenes dove bivaccavano i pellegrini è diventato “museo” (del pellegrinaggio, con le foto dei pellegrini…), solo modo allora per restaurarli. Il sindaco di Cagliari sia pure con garbo ha detto alcune volte davanti ai sindaci dei piccoli comuni: adesso che avete fatto tutto, le belle strade pavimentate in pietra, i musei, il municipi nuovi, le rotonde agli ingressi, la piscina, l’illuminazione a led….. adesso basta soldi, lasciateli alle esigenze vere, ai servizi alle persone reali, ai luoghi dove stanno. Semplifico io il suo ragionamento: adesso che avete fatto tutto, e non è servito a niente, non a invertire il vostro declino, a frenare lo spopolamento, a presidiare il territorio… Adesso basta soldi. E’ una richiesta di riequilibrio nei criteri del fondo unico regionale che privilegia i piccoli comuni, forse effettivamente in maniera eccessiva, scoraggiandoli per esempio dall’aggregazione con gli altri, anche dallo scioglimento quando pure sarebbe opportuno. Allora quali opere? Vanno bene tutte quelle che servono a mettere in sicurezza il territorio, gli argini dei fiumi, le cave abbandonate, le strade di penetrazione agraria esistenti, quelle per il risparmio energetico, e io sento fortissima l’esigenza della razionalizzazione degli spazi. Si vede qualcosa nel bando Maninchedda-Paci e nei buoni propositi per l’edilizia scolastica del presidente Pigliaru, si premia il risparmio e la razionalizzazione, efficientamento energetico e accorpamenti. Insistete, mi permetto di suggerire. Incoraggiate la trasformazione delle scuole abbandonate in case popolari, o case per anziani, comunità alloggio, magari chiedendo all’assessore alla sanità che destini risorse a queste strutture anziché alle assai più costose “residenze sanitarie assistenziali”. Facciamo che almeno gli anziani possano stare nei loro paesi, in luoghi dignitosi. Non ho niente da insegnare a nessuno, di come e cosa si programma. Il Gal del quale fa parte Sedilo ha restituito 12 milioni di euro che non ha saputo spendere nello sviluppo locale, non ce l’abbiamo fatta a evitare una gestione disastrosa, ma ho dubbi che li avremmo utilizzati proficuamente anche senza il management sciatto che l’ha gestito. Perché non sappiamo dove far andare lo sviluppo almeno per la parte che dipende da noi, questa è la verità. E non arrivano ancora dalla Regione gli impulsi giusti, le grandi politiche per l’energia, i rifiuti, l’industria, sul quale sfondo far giocare anche un ruolo alle comunità locali. Servirebbe confrontarsi ogni tanto, fra l’alto e il basso, istituzionale e sociale. Non la regione con i sindaci, c’è sempre qualche fregatura dietro il partito dei sindaci. *Sindaco di Sedilo |
la popolazione invecchia e c’è bisogno come dici tu di servizi per gli anziani, di strade, edifici con accessi facilitati, e perchè no di
persone che si occupino di loro e che possano anche vivere da liberi nei paesi e non come schiavi 24/24h del loro lavoro.
Articolo puntuale e sincero; le realtà dei nostri paesi impone alla Regione l’individuazione di criteri di finanziamento legati alle situazioni e alle condizioni certe e sopratutto di prospettiva. Ma il rischio latente è sempre quello che tu citi: in ogni Paese/città il Sindaco, una volta indossata la fascia tricolore, si abbraccia il suo campanile, la piazzetta, il museo che deve esaltare la peculiarità, la scuola sempre più vuota da difendere senza se e senza ma. Ed i paesi muoiono, vuoti e tristi. Fino a quando non riusciremo a superare questa pochezza politica non ci sono finanziamenti che possano invertire la marginalità. Non essendoci, salvo qualche encomiabile eccezione, la percezione a livello locale che su questo aspetto si decide il futuro, bisogna che sia la Regione sarda e i suoi migliori uomini a farsi carico di questo percorso, prima culturale che politico. Ma questo deve essere ciò che distingue una amministrazione di centrosinistra dalla precedente.
Caro Giuseppe, ho visto la finanziaria regionale ieri prima dell’approvazione, era tutto tranne che una politica di una classe dirigente regionale. Piena zeppa di marchette, finanziamenti ad associazioni di casa dei consiglieri regionali, a cominciare dalla casa e dal paese del capogruppo del mio e spero anche tuo partito, il Pd.
Se c’è corto respiro lì, a cosa guardiamo da queste periferie?
Anche a Luciana, grazie. Mi sembra così evidente che gli anziani nei nostri paesi sono (quasi paradossalmente, ma non tanto) un elemento di …. dinamismo, anche economico, che non si capisce perché non ce la facciamo a farlo diventare cosciente fattore di sviluppo, umano e sociale e appunto economico. Ci sono due comunità a Sedilo, con una trentina di ospiti ben trattati e a volte egregiamente trattati, in luoghi sociali, caldi, accoglienti, di scambio di impressionante umanità. E nelle case un centinaio di badanti rumene nella condizione che dici tu. Sarà o no un tema delle politiche regionali, anche delle politiche per la casa, per il recupero dell’enorme patrimonio edilizio privato nei centri storici? Invece non ce la stiamo facendo, nemmeno a porre all’ordine del giorno la questione. Aiutiamoci.