Giornate FAI di Primavera: visitabile l’ex Ospedale di San Francesco di Nuoro [di FAI Sardegna- Delegazione di Nuoro]

Vecchio Ospedale San Francesco

“Risale ai primi del Novecento il primo semplice disadorno nucleo del “Vecchio” Ospedale San Francesco destinato ai degenti e posto a monte di una vasta area al quale fu poi aggiunto un corpo rigidamente bloccato in parti simmetriche e speculari, oscillante per veste esteriore tra Storicismo e Art Dèco”. Franco Masala, Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900, Edizoni Banco di Sardegna, 2001
Per la celebrazione della 23a Giornata FAI a Nuoro la Delegazione FAI di Nuoro apre al pubblico una struttura di particolare pregio architettonico: “il Vecchio Ospedale San Francesco” situata nel centro della città di Nuoro e posta tra le vie Deffenu, Demurtas e Brigata Sassari. Fino alla seconda metà dell’800 a Nuoro non esisteva alcun ospedale e, in occasione delle diverse epidemie di colera e vaiolo, solo il Convento dei Frati Minori Osservanti costituiva luogo di cura e assistenza. Questa situazione si protrasse fino all’autunno del 1854 quando una pandemia colerica provenendo dal sud della Francia invase la Sardegna. Nell’agosto del 1855 si ebbe notizia della morte di 5 detenuti nel Carcere di Nuoro. La causa, tra smentite e conferme sul tipo di malattia, fu attribuita definitivamente a infezione colerica.

Dei due medici presenti in Città, solo uno rimase a gestire l’incipiente epidemia. A quel punto le autorità civili (il sindaco Ciriaco Pala) e quelle religiose (il vicario Zunnui), cavalcando una manifestazione popolare, corsero ai ripari richiedendo l’assegnazione di un medico di grande fama, il prof. Cannas che giunse in città con alcuni collaboratori. Le misure immediatamente prese dalle autorità civili e sanitarie per combattere il morbo, cui diedero un validissimo contributo anche comuni cittadini, si dimostrarono risolutive.

Bisogna dar merito ad alcuni eminenti nuoresi di aver dimostrato nella circostanza sensibilità e disponibilità contribuendo, personalmente e con propri mezzi, a contenere gli effetti della epidemia. Tra essi, oltre l’arciprete Giuseppe Musio vi fu il canonico e deputato Giorgio Asproni. Dal suo diario politico apprendiamo che aveva dirette notizie circa la diffusione del colera dall’Intendente generale di Nuoro Bernardino Muffone e assicurazione che, a metà agosto del 1855, Bitti e Nuoro erano ancora immuni dal morbo. Più volte Asproni esortò a curare e soprattutto a sollecitare un’accurata igiene cittadina “abolizione dei letamai e immondezze nelle strade e nelle case” ; non senza ragione, dato lo stato precario delle strade dell’abitato e delle case. Il 14 agosto Asproni assicurò alle autorità la disponibilità della sua casa nell’attuale piazza Asproni per l’isolamento e la cura dei malati, come aveva già fatto il Rettore Musio ospitando i medici assegnati a Nuoro.

Il colera tra il settembre 1855 e il 1856 uccise 43 persone. Ma il peggio arrivò nel 1860 con una epidemia di vaiolo che colpì gli abitanti di Lollove dove si contarono 29 decessi e ne risultarono colpiti altri 93 su 238 abitanti. L’epidemia di Lollove accentuò nella popolazione di Nuoro l’esigenza di disporre di un ospedale in piena regola. I nuoresi avevano due validi motivi per richiedere con forza la costruzione di un vero ospedale: il primo l’inadeguatezza e l’insufficienza dell’ospedaletto ricavato nel convento dei frati minori e il secondo che Orosei ne aveva uno vero e Nuoro nessuno.

Venne intanto presa la decisione di spostare il presidio sanitario in altro sito della città, in alcuni locali adattabili per la bisogna a ridosso della chiesetta di San Lucifero (per intenderci nell’area delimitata dalle attuali via Roma e via Cavour). “L’azienda civica – annota Elettrio Corda – “aveva interessato il chirurgo Francesco Dore di vedere e relazionare su un magazzeno (una volta usato come Monte di Soccorso) che potrebbe adattarsi a Ospedaletto”. Il Dore dichiarò il locale “sano e conveniente all’uso al quale si vuole da tutti destinare” e determinò l’impegno di spesa in lire 14.000; fuori però dalla portata delle disponibilità comunali.

Nel 1863, il consigliere comunale Deledda avanzò al Consiglio l’idea di costruire un vero ospedale ricorrendo a contribuzioni da parte dei comuni della zona, con uno stanziamento iniziale dell’Amministrazione di Nuoro di lire 3.000. Un’altra proposta poteva essere l’acquisto di un fabbricato in rione San Giovanni (poco sotto l’area di San Lucifero) per lire 6000. Nessuna delle due ipotesi andò avanti e il nosocomio restò ancora nel Convento dei Frati fino al 1869. La sottoprefettura di Nuoro in quella data ingiunse al Comune (sindaco Don Antonio Nieddu) di affrontare e portare a soluzione il problema della costruzione di un ospedale. Il Consiglio discusse, senza alcun esito positivo, in merito alla costituzione di un consorzio fra i comuni limitrofi con l’impegno per ciascuno di versare un contributo di lire mille. L’iter amministrativo si interruppe e, grazie all’intervento di alcuni privati benefattori tra i quali i coniugi Salis e l’avv. Corbu, riprese nel 1878.

Nel 1883 si costituì la Pia Opera dell’Ospedale San Francesco che, con la partecipazione del Comune di Nuoro, della Congregazione di Carità e il contributo di facoltose famiglie avviò il processo di realizzazione. Soltanto nel 1900 si riuscì a costruire, in località “Sa ‘e Marine”, il primo nucleo dell’Ospedale che divenne operativo nel 1904. Il progetto, curato dall’arch. Pietro Nieddu, prevedeva una spesa di lire 35.000, generosamente coperta dal contributo di quaranta facoltose famiglie che donarono lire 1.000 ciascuna, rendendo così possibile la realizzazione dell’ospedale ai primi del XX secolo.

Anima dell’iniziativa furono due illustri personaggi: il can. Pasquale Lutzu e il dott. Pasquale Muzio rispettivamente tesoriere e medico chirurgo dell’Opera Pia dell’ospedale. Il dott. Muzio rese possibile l’ampliamento del primo edificio e nel 1933, dopo la prima ristrutturazione, assunse l’incarico di direttore del Reparto di Chirurgia. Nello stesso anno l’Ospedale disponeva di 50 posti letto con assistenza limitata alle urgenze chirurgiche, ostetriche e mediche, come risulta dal rapporto stilato dal prof. Francesco Satta Galfrè, neo direttore del nosocomio.

Il 21 aprile del 1933 l’Ospedale venne inaugurato solennemente alla presenza delle autorità civili e religiose. Benito Mussolini, che aveva contribuito a finanziare i vari ampliamenti, visitò la struttura sanitaria nel 1935 e nel 1942. Per consentire l’apertura di nuovi reparti e la collocazione di adeguate apparecchiature scientifiche, tra il 1948 e il 1961, l’ospedale venne ulteriormente ampliato. La necessità di rispondere alla domanda sempre crescente di assistenza sanitaria comportò, già dalla seconda metà degli anni 70, il graduale abbandono del nosocomio che trasferiva, così, le attività sanitarie verso il nuovo presidio ospedaliero, in località Biscollai. Il resto è storia di oggi.

Cronologia di sviluppo del Vecchio Ospedale.

1900 fabbricato via Brigata Sassari e fabbricato interno, oggi demolito
1930 fabbricato via Demurtas e corpo di collegamento con i precedenti
1940/48 nuovo fabbricato cortile interno e corpo di collegamento
1950 corpo d’angolo su via Deffenu e via Demurtas
1960/65 sopraelevazione complesso ante 1950 e realizzazione fabbricato su via Deffenu
1970/80 sopraelevazione e ampliamento corpo d’angolo anni 50, nuovo fabbricato adiacente l’originario edificio degli anni 30 su via Demurtas – Sopraelevazione su via Deffenu.

Restauro Conservativo e Recupero Funzionale del Vecchio Ospedale San Francesco.

L’intervento di Restauro del Vecchio Ospedale San Francesco di Nuoro si caratterizza per le operazioni di straordinaria manutenzione e adeguamento dell’edificio. Nel corso dei lavori sono state demolite le opere risalenti agli anni 60/80 (corpo di fabbrica aggiunto sulla via Demurtas – vecchia cabina elettrica dell’ENEL e scale esterne in cemento armato sulla via Brigata Sassari). Per ragioni normative, storiche e di architettura, il complesso è stato ricondotto alla sua immagine degli anni 50, quando le opere caratterizzanti l’edificio rendevano riconoscibili gli elementi storici della crescita planimetrica e altimetrica di cui si è riqualificata e attualizzata l’immagine. Durante l’intervento si è proceduto al ripristino delle facciate e alla riorganizzazione degli spazi interni nel rispetto delle norme sull’accreditamento sanitario.La conservazione degli elementi più significativi, come il portone d’ingresso, il cancello storico e la pavimentazione interna in granigliato rappresentano gli interventi più qualificanti del restauro, che conta, tra l’altro, anche nella ricostruzione degli spazi verdi antistanti la scalinata monumentale, già esistente nel 1930, riproposta e attualizzata.

Bibliografia
Ugo Carcassi, Marisa Cualbu, Maria Carmela Dessì, Il San Francesco e il Cesare Zonchello – Ospedali di Nuoro – Cronaca e storia, Grafiche Editoriali Solinas2003- Nuoro.

Elettrio Corda, Storia di Nuoro 1830/1950, Rusconi editore 1987, pag.135

Franco Masala, Architettura dall’Unità d’Italia alla fine del ‘900, Edizioni Banco di Sardegna, 2001 pagg.177 e segg.

 

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