Il mostro del nazionalismo tra Veneto e Russia [di Pietro Ciarlo]

RUSSIA_(f)_0708_-_Nazionalisti_ortdossi

La Regione Veneto nel 2014 ha approvato le leggi n. 15, “Referendum consultivo sull’ autonomia del Veneto” e n. 16, addirittura, “Indizione del referendum consultivo sull’ indipendenza del Veneto”. Giustamente ambedue le leggi sono state impugnate dal Governo con i ricorsi nn. 67 e 68 del 2 settembre 2014. Giustamente e fortunatamente, perché non è detto che un esecutivo ad egemonia leghista lo avrebbe ugualmente fatto, benché quasi ogni parola di queste leggi sia un motivo di illegittimità costituzionale.

Comunque, bisognerebbe chiedersi cosa altro sia ipotizzabile perché si ritenga di procedere ad uno scioglimento del Consiglio regionale per “atti contrari alla Costituzione”, ai sensi dell’ art. 126 Cost., anche considerando che la Repubblica dovrebbe essere una e indivisibile. Siamo dinanzi ad un referendum regionale sull’ indipendenza del Veneto prospettato non da uno sparuto movimento, ma dalla Regione con una sua legge. Eppure di tutto questo i mezzi di informazione nazionale non hanno dato praticamente notizia.

Nel nostro Paese l’ idea che ogni diritto ha i suoi limiti, da anni ormai non gode di grande fortuna. Un anarchismo anti istituzionale dissimulato dietro la parola “libertà” ha consentito quasi tutto, nella vita pubblica come in quella privata. Il cosiddetto diritto a decidere più degli altri sembra non tollerare limitazioni.

Tutto può essere assecondato in cambio di qualche voto. Non a caso quelle leggi del Veneto risultano approvate anche grazie ad un atteggiamento acquiescente delle opposizioni. La sordina forse faceva comodo a molti. Tanti hanno ritenuto di mostrarsi indipendentisti in Veneto e Italiani a Roma. Nessuno ha ritenuto doveroso o utile rinfacciare a chi ne è protagonista politiche così avventurose.

Nelle relazioni ai disegni di legge regionali la maggioranza proponente espressamente dichiara di ispirarsi alle esperienze referendarie di Scozia e di Catalogna, ma a parte le debite differenze storico-politiche, ci interessa evidenziare lo slittamento progressivo dal federalismo, al secessionismo, al nazionalismo, con alcuni corollari. Con il territorialismo si sa da dove si inizia, ma non si sa dove si va a finire.

Il passaggio al nazionalismo regionale in Veneto ha segnato altresì l’assunzione di una posizione nettamente avversa all’Europa e antitedesca, non avversa alle politiche che la Germania persegue in Europa, anti tedesca che è una altra cosa, è una politica nazionalista. Una nuova e perniciosa pedagogia politica circola nel Paese. Tutto questo si traduce in una inedita operatività politico-istituzionale.

La Lega-Nord cerca di trasformarsi, un po’ goffamente, in un partito nazionale sfruttando massimamente la vena xenofoba. Ma cosa che credo ancor più rilevante, questo partito pur non avendo i numeri nel Parlamento europeo per formare un gruppo insieme al Front Nationale ha con quest’ultimo, con i Belgi del Vlaams Belang e gli Austriaci FPO uno strettissimo coordinamento politico.

D’altra parte la Lega nell’ Assemblea parlamentare del Consiglio d’ Europa si integra con il partito Russia unita di Putin. Infine, Putin, per stessa ammissione della Le Pen, finanzia generosamente il Front Nationale (nove milioni di euro per la prossima campagna elettorale). Dunque, il cerchio dei nazionalismi xenofobi e anti europei si chiude. C’è ne quanto basta per riconsiderare il senso politico generale del territorialismo nell’ Europa di oggi, percorsa dalle fiamme nazionaliste.

Bisogna chiedersi se la Gran Bretagna, la Spagna e l’ Italia siano degli Stati così liberticidi da giustificare movimenti indipendentisti che in modi diversi, a volte criptici e indiretti, a volte palesi, di fatto si collegano alle forze che vogliono destabilizzare l’ Europa e riportare la guerra nel nostro continente. Dinanzi a leggi regionali come quelle del Veneto non credo sia un bene far finta di niente ed aspettare le sentenze della Corte Costituzionale, come si trattasse di ordinaria amministrazione.

Credo viceversa sia necessario aprire una battaglia culturale contro il nazionalismo in nome della Costituzione e dell’ Europa, diversamente le giovani generazioni si ritroveranno sprovvedute dinanzi ad una storia che potrebbe vendicarsi per essere stata dimenticata. Finalmente la democrazia europea ha un nemico comune: il nazionalismo. Non è una novità ma purtroppo è così.

Lascia un commento