Archeologia fa rima con turismo [di Maria Antonietta Mongiu]

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L’Unione Sarda 1704/2015. Un patrimonio culturale sistemasticamente ignorato e occultato. In quanti sanno di trovarsi in una domus romana quando in un locale s’imbattono in una cisterna antica? Quanti riconoscono nei muri in via Mameli – tra le vie Sassari e Angioy – quelli del Chiostro di San Francesco, nelle cui tessiture murarie persistono tracce di costruzioni romane, altomedievali, e di un convento benedettino?

Nel primo caso al massimo sono componenti di arredo e nel secondo le pareti sopravvissute soffocano tra cassonetti e improbabili ulivi, in attesa di essere occultate da lavori che stravolgeranno il prezioso manufatto.

Eppure le antiche persistenze potrebbero essere occasione di promozione dell’archeologia urbana dalle rilevanti ricadute educative e turistiche. Basterebbero semplici ricostruzioni multimediali e qualche spiegazione dei caratteri edilizi e architettonici, e ognuno dei ristoranti e negozi, con poca spesa, farebbe parte di un grande museo che racconta la forma urbis di Cagliari nei millenni.

Non c’è infatti locale al piano terra e talvolta al primo – a seconda della quota del banco roccioso – in cui non ci si imbatta in fondaci, cave, cisterne interfaccia dell’ intensità insediativa. Dismessa l’originaria funzione, hanno resistito in ottime condizioni fino ad oggi.

I romani fecero la differenza perché infrastrutturarono i territori con ponti, strade, terrapieni, acquedotti, modificando profili naturali e vie d’acqua. Artefici di un modello economico fondato sulle opere pubbliche, a Cagliari trovarono tecniche e modelli costruttivi avanzati.

La calce ottenuta dalle colline calcaree mischiata a sabbia e a cocci polverizzati impermeabilizzava cisterne o rendeva possibili raffinati pavimenti in cui crustae di calcare disegnavano Tanit o un Caduceo. Piacquero ai nuovi venuti che li conservarono.

One Comment

  1. SEBASTIANO MARIO FIORI

    La valorizzazione del prezioso patrimonio archeologico presente in città e paesi della Sardegna potrebbe rappresentare una straordinaria opportunità di sviluppo e di crescita culturale, ma anche economico-sociale, per via dei significativi risvolti di carattere occupazionale. Eppure le risorse destinate a questo settore sono sempre estremamente limitate, per non dire insignificanti. In molti casi, purtroppo, le aree archeologiche urbane non vengono neanche adeguatamente segnalate e, spesso, prevalgono abbandono, incuria, degrado, vandalismo.
    La sensibilità di tanti cittadini, l’impegno delle associazioni e dei singoli volontari cercano di restituire dignità a questi luoghi. Non sempre, invece, le istituzioni dimostrano attenzione e interesse nei confronti di una straordinaria risorsa che, altrove, è diventata ricchezza.

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