Cessi il silenzio complice di Caino [di Raffaele Deidda]

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Papa Francesco, commemorando il centenario del Mmetz Yeghern (Il Grande Male), lo sterminio di oltre un milione e mezzo di armeni compiuto nel 1915 dai turchi, ha detto: “Purtroppo ancora oggi sentiamo il grido soffocato e trascurato di tanti nostri fratelli e sorelle inermi, che a causa della loro fede in Cristo o della loro appartenenza etnica vengono pubblicamente e atrocemente uccisi, decapitati, crocifissi, bruciati vivi, oppure costretti ad abbandonare la loro terra”. Il governo turco in risposta ha convocato il nunzio apostolico ad Ankara, monsignor Antonio Lucibello, per esprimere il proprio disappunto. Non sono piaciute le parole del Pontefice che ha definito quello degli armeni “Il primo genocidio del XX secolo“.

Ancora oggi in Turchia chi parla di genocidio armeno rischia il carcere in base all’art. 301 del Codice penale (Offesa alla dignità nazionale turca). La versione che si vuole far passare è quella del danno collaterale del conflitto, la risposta all’insurrezione degli armeni e la necessità di difendere le frontiere turche. Risposta che avrebbe causato l’uccisione di “solo” 300.000 armeni. E’ respinta l’ipotesi di un programma di annientamento di un popolo attuato con determinazione.

In questa rivista è stato precedentemente richiamato il caso emblematico di Doğu Perinçek, presidente del Partito dei Lavoratori, il partito comunista più grande della Turchia, che in una manifestazione della comunità turca in Svizzera parlava del genocidio armeno come di “Una bugia internazionale, diffusa dalle potenze imperialiste che avevano invaso il nostro paese dopo il 1918″. Condannato da due corti svizzere (in Svizzera la negazione del genocidio armeno costituisce reato) è stato assolto dalla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo che ha invece condannato la Svizzera per violazione dell’art.10 della Convenzione, che attiene alla libertà di espressione. Doğu Perinçek aveva affermato a sua difesa: “Considero l’accusa di razzismo un insulto alla mia persona, io sono comunista e lotto per la fratellanza dei popoli.

Stridono le parole del “comunista” Perinçek con quelle del Papa: “Ancora oggi stiamo vivendo una sorta di genocidio causato dall’indifferenza generale e collettiva, dal silenzio complice di Caino”. Per il Pontefice il primo genocidio del XX secolo ha colpito gli Armeni con lo sterminio di religiosi, donne, uomini, anziani e bambini. Prima di lui lo disse, nel 2001, Giovanni Paolo II. Ad oggi sono 23 i paesi che lo hanno riconosciuto. Fra quelli europei ci sono Francia, Italia, Germania.

Sono moltissimi quelli che non usano la parola genocidio, fra questi Stati Uniti e Israele, che ritengono più opportuno non deteriorare i rapporti con la Turchia. E’ confermata così la riflessione del Pontefice che richiama quella di Pietro Kuciukian, Console Onorario della Repubblica di Armenia in Italia: “La negazione della Turchia fino ad oggi non è altro che la continuazione del genocidio, e quindi noi armeni siamo stati continuamente genocidati negli ultimi cento anni”.

Non occorre essere cristiani, musulmani, atei o credenti per concordare col Papa che non è certo col “silenzio complice di Caino” che si può evitare il ripetersi delle tragedie che ha vissuto l’umanità. Impossibile non riconoscere che “Fare memoria di quanto accaduto è doveroso non solo per il popolo armeno e per la Chiesa universale, ma per l’intera famiglia umana”.

 

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