Là sotto c’è l’inferno. E la politica dov’è? [di Anthony Muroni]
Là sotto c’è l’inferno. Lo dicevano loro, gli arrestati di Eon, parlando al telefono. Molti di noi l’hanno gridato – inascoltati e anzi qualche volta contestati – in queste settimane, in questi mesi, in questi anni.Là sotto, come in molti altri angoli di Sardegna, c’è un inferno di veleni, di scorie, di residui tossici. Spazzatura varia che ha inquinato i nostri mari, i nostri campi, le nostre falde acquifere. Lasciata da chi su quest’inquinamento ha lucrato molti milioni di euro, con la scusa delle buste paga da distribuire, dello sviluppo da assecondare, dell’arretratezza da sconfiggere. In troppi sono andati via lasciando tanto disordine, senza che nessun presidente di Regione alzasse un dito, sollevasse la voce e brandisse ordinanze o provvedimenti seri. Nel frattempo si continua a consumare territorio e a inquinare, usando le stesse collaudate tecniche: gli incontri con i politici, i vertici coi sindacati, la promessa dei posti di lavoro e spesso anche qualcos’altro di inconfessabile, antipatico e meschino. Nessuna di queste, è giusto ricordarlo, è arrivata da chi governa o ha governato in tempi recenti la Sardegna: il dibattito politico è sempre stato ancorato ai posti di lavoro, al riconoscimento del regime di essenzialità della centrale di Fiumesanto o attorno alla realizzazione della quinta linea. Mai nessuno che sia disposto a fare battaglie per la salute della gente. Sia mai che a qualcuno salti in mente di chiedere un piano di sviluppo alternativo per creare lavoro.
|