Che fine hanno fatto i GAL a regia regionale? [di Umberto Cocco]

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Passano le settimane, i mesi, e non si vedono ancora i bandi a regia regionale con i quali la Regione si era impegnata a reinvestire “con celerità” a fine 2014 i soldi rimasti inutilizzati nei Gal della Sardegna. Non basta la volontà dell’assessore all’Agricoltura, evidentemente. Sono i tempi degli uffici, ma la politica non è giustificata, anzi. Sembra che la politica, la giunta, la maggioranza, la stiano lasciando prosperare questa burocrazia che basta vedere all’opera in un giorno qualsiasi in un assessorato qualsiasi, per capire come riesce a rimanere fuori da ogni razionalizzazione, spending review, a prendere premi di produttività quando la Regione Sardegna è fra le ultime in Europa nella capacità di spesa.

Dai Gal che non li hanno saputi o potuti spendere nel corso degli ultimi anni, la regione si è ripresa alcune decine di milioni, qualcuno dice oltre cento. Si tratta dei fondi destinati allo sviluppo locale, all’imprenditoria che ha incontrato ostacoli di ogni tipo, e fondamentalmente quello dell’incomunicabilità fra il sistema delle piccole imprese soprattutto agricole e le banche, che non se ne fidano. Una parte dei soldi, più di dieci milioni, provengono da un solo Gal, quello del nord della provincia di Oristano, fra il Campidano di Milis, la bassa valle del Tirso, il Montiferru, il Guilcier, il Barigadu.

Qui è finita nell’ignominia l’esperienza gestionale di una rete di associazioni che si sono arrogate il diritto di rappresentare l’impresa e non solo non l’hanno tutelata, ma l’hanno irrisa, usata a difesa di un piccolo circuito di figure minori della politichetta oristanese, una specie di abbuffata da spuntino di strapaese. Ce ne siamo accorti tardi, e tuttavia già due anni fa, gli amministratori locali, senza distinzione di appartenenze politiche. Numerosi ma con quote azionarie irrilevanti. Surclassati dalle sigle per dire dell’associazione dei capi condominio, dei cuochi del risotto, cementati con la Confcommercio, la Confesercenti, l’associazione degli industriali, Coldiretti, etc. In minoranza nella compagine del Gal, tenuti fuori e lontani dalla gestione, ripetutamente, siamo riusciti a salvare la gran parte dei progetti dei privati, fotovoltaico, b&b, agriturismo. Non tutti: ce ne sono alcuni che la Regione non si decide a definire, di imprenditori che hanno già fatto l’investimento sapendo di essere in una graduatoria del Gal e di poter contare sul contributo.

Sono rimasti non finanziati i progetti dei comuni, delle associazioni dei comuni anzi, che si erano costituite per concorrere all’equa ripartizione delle risorse fra i territori diversi dello stesso Gal Terre Shardana. Oltre dieci milioni di euro, sottratti al territorio in questi anni… E’ assai più grave dello sciupìo di soldi in alberghi ad Alghero e riunioni del Cda a tavola nei ristoranti, che fa indignare di più. Sono progetti di agricoltura sociale, che prevedevano l’impiego di persone in difficoltà in attività agricole di reinserimento lavorativo e appunto, sociale; progetti per la gestione di aree pubbliche, parchi, sentieri, da parte di imprenditori agricoli; un progetto di educazione ambientale nelle scuole preparato insieme ai Ceas del territorio, con le fattorie didattiche. Infine progetti per la banda larga nelle biblioteche, nei centri culturali, nelle piazze medesime dei nostri paesi spesso isolati più dalle nuove tecnologie che dalle strade.

Certo, colpa nostra, colpa del territorio. Ma cosa ha impedito alla Regione, all’Autorità di gestione che è il direttore generale dell’assessorato all’Agricoltura, di far prendere in mano dai suoi uffici e istruire le pratiche lasciate inevase dal Gal, è un mistero, o meglio, sembra una scelta di pigrizia, di comodità, “non mi riguarda”, “affari loro”. Ci penserà qualche giudice a chiarire se ha ragione o torto la burocrazia a dichiararsi estranea alla sorte dei progetti del Gal, quando questo ha dimostrato di non farcela, avvolto nei suoi stessi garbugli. Abbiamo dato tutto a uno studio legale, compreso il compito di denunciare i responsabili per i soldi delle quote pubbliche così malamente sperperati.

Ma anche ammesso che non potesse istruire con proprio personale le pratiche dei progetti comunali e intercomunali già in graduatoria, si capisce ancor meno ora  cosa impedisca alla Regione – che si è ripresi i soldi – di riprogrammarli sia pure sull’intero territorio regionale, magari prevedendo un leggero vantaggio per chi non li ha avuti finanziati sinora; sono le cosiddette Azioni dello sviluppo locale, nulla sembra più coerente, nessun’altra spesa. Si sta invece scegliendo la strada di comprare mezzi, fuoristrada per i comuni, macchine per decespugliare, riparare i sentieri. E ora anche i pullman per i ragazzi dei paesi rimasti senza scuola per effetto delle scelte della giunta Pigliaru.

I comuni se li prendono, questi mezzi, ma c’è già chi ha il problema di non avere chi li conduca, dove non ci sono operai comunali con la patente giusta, e a volte non ce n’è nemmeno senza patente. Hanno provato a vedere se si potevano comprare defibrillatori, un elicottero, consultano uffici (perché non fanno nulla senza consultarsi, da un ufficio che stia appena sopra, e che copra tutto, le scelte fatte e non fatte….). Ora starebbero studiando di finanziare sentieri e percorsi legandoli all’Expo di Milano, che finirebbe nell’acquisto di cartellonistica, segnaletica, per chissà quali sentieri che si aggiungono e si sovrappongono a quelli già in passato “segnalati”, tracciati, illustrati da bei libretti, e intanto di nuovo sommersi di frasche, inagibili, riconquistati dai privati che bellamente se li recintano. Sembra la metafora del fallimento anche delle classi dirigenti locali e della loro capacità di programmazione. Musei e sentieri, chiusi i primi, impraticabili i secondi…. questo è il nostro sviluppo locale.

Fanno queste scelte che li sta tenendo impegnati a discutere da settimane e mesi, perché devono trovare le strade per spendere le risorse entro il 2015, spenderle e rendicontarle, altrimenti vanno restituite all’Unione Europea. Ma mentre un assessorato ha già fatto un paio di bandi a sportello per opere immediatamente cantierabili, e all’Assessorato all’Agricoltura hanno dunque lì a portata di mano un procedimento che pur essendo apparso un tantino sbrigativo ha comunque consentito di mettere in circolazioni molte decine di milioni di euro e di aprire decine di cantieri comunali a un mese dal bando, non riescono a copiare, non se ne fidano, chiedono consulto e si sentono dire: cautela, meglio comprare beni e poi distribuirli. Come i pacchi di spaghetti, o meglio la scarpa sinistra, la macchina che non ci sono autisti per guidare….

Scusate il tanto di insofferenza che c’è in queste righe. Scusate l’irriverenza. Ho visto l’assessore Elisabetta Falchi realmente preoccupata di questo stallo. Ma il mio comune non riesce a fare il bilancio. Eravamo pronti a portarlo in consiglio due giorni fa, quando è arrivato un taglio di altri 100mila euro dai trasferimenti dello Stato, in aggiunta a 102mila euro sottratti in anticipo per quell’altro imbroglio dell’Imu agricola. Così niente consiglio, niente bilancio.

E dalla presidenza della giunta arriva improvvisa la disposizione che anche le economie realizzate con i ribassi d’asta non si possono utilizzare, per noi 50mila euro del centro di raccolta del latte. Si possono dormire sonni tranquilli?

Sindaco di Sedilo

 

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