Non basta piangere [di Raffaele Deidda]
17 aprile 2015, le agenzie di stampa diramano una notizia: Gli ambasciatori dei Paesi membri del Consiglio di Sicurezza dell’Onu hanno pianto. Non sono riusciti a trattanere le lacrime mentre visionavano un video di un attacco al cloro nel nord-ovest della Siria presso la città di Sarmin, regione di Idlib. L’attacco è avvenuto il 16 marzo scorso. I testimoni, riferisce Medici Senza Frontiere, avevano visto elicotteri sganciare dei barili contenenti un gas asfissiante. I medici siriani avevano poi riferito della morte di 6 persone e di altre 70 rimaste avvelenate. Il video mostra i disperati tentativi dei medici di rianimare tre bambini e i loro familiari. Tentativi generosi quanto vani. I tre bambini di uno, due e tre anni sono morti, così pure i loro genitori. La nonna è invece morta asfissiata prima di poter essere soccorsa. I sanitari non hanno avuto dubbi sull’avvelenamento da cloro: I sintomi erano evidenti e le vittime avevano i vestiti impregnati dal carattestico odore della sostanza contenuta nelle barrel bomb (bombe barile), armi vietate dalla risoluzione Onu 2139 del febbraio 2014. Hanno pianto gli ambasciatori, tutti. Nessuno, nel vedere quelle immagini, è riuscito a restare con gli occhi asciutti, ha riferito Samantha Power, ambasciatrice Usa all’Onu. Secondo l’opposizione siriana non sarebbe la prima volta che l’aviazione militare del regime ricorre ad attacchi con armi illegali contro i territori ribelli. La OPCW (Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche) conferma che negli ultimi 4 anni sono state usate armi chimiche in diverse occasioni. La più tragica quella dell’attacco su Al Ghouta il 21 agosto 2013. Morirono circa mille civili, oltre metà dei quali bambini, uccisi nel sonno dalle esalazioni. Le stime parlano di 210mila persone rimaste uccise dall’inizio del conflitto, tutti cittadini siriani. Sono 4mila le scuole distrutte, il 36% degli ospedali bombardati. Il Nord della Siria è, di fatto, uno spazio aereo utilizzato per lo sgancio di bombe al cloro che uccidono adulti e bambini. Vittime innocenti di un disumano e criminoso disegno che sembra non debba avere fine. La popolazione siriana è chiusa in una drammatica morsa, con le truppe di Assad impegnate ad arginare l’offensiva dei cosiddetti ribelli le cui fila sono ingrossate da un variegato insieme di jiadisti assoldati da forze straniere, che hanno certamente motivazioni diverse dall’affrancamento dalla dittatura che era alla base dei moti della “Primavera siriana”. Questi fanno uso di autobombe e di razzi che hanno causato la morte di centinaia di persone. Sulla coscienza di entrambe le parti pesano terribili crimini. A fronte di queste immani tragedie la Comunità Internazionale sembra manifestare indifferenza, anche in presenza di palesi violazione delle risoluzioni ONU che vietano l’uso delle bombe al cloro, consentendo al governo siriano di proseguire con il suo piano distruttivo. Non risponde neppure alla pressante richiesta di creare una “No Fly Zone”, la chiusura dello spazio aereo da cui Assad è libero di lanciare barili di cloro contro il suo stesso popolo. Non basta piangere e provare strazio per le vittime innocenti di un conflitto disumano. Non basta dichiarare, come ha fatto l’ambasciatrice Power, che i responsabili verranno giudicati. Bisogna agire. La Comunità Internazionale deve intervenire in Siria, subito. Non può restare inerte dinnanzi ai massacri che quotidianamente vengono perpetrati in quella terra bellissima e martoriata. Se fosse intervenuta da subito, allo scoppio del conflitto, forse oggi in Siria non ci sarebbe l’ISIS. E’ intervenuta prontamente a sostegno dei ribelli anti-Gheddafi con la missione ufficiale di proteggere la popolazione civile, perché non ha fatto altrettanto in Siria? Forse perché, a differenza della Libia, la Siria non è dotata di una quantità di petrolio sufficiente da suscitare interesse? Se questa è la motivazione, i decisori internazionali avranno sulla coscienza la responsabilità di aver tollerato con ignavia il massacro di un popolo in nome di squallidi calcoli economici. Non basterà piangere per essere perdonati. |