Anche in Sardegna l’energia é essenziale [di Raffaele Deidda]
In virtù della delibera dell’Autorità per l’Energia, le centrali elettriche sarde sono “essenziali”, almeno fino al 31 dicembre del 2015 per la proroga dei termini scaduti il 30 aprile. L’ha comunicato l’assessora regionale dell’Industria, esprimendo “soddisfazione” per il risultato “che premia il lavoro svolto dalla Regione e dall’assessorato in questi mesi nelle interlocuzioni con Roma”. Parrebbe quindi che la Regione sia riuscita a sventare, almeno fino al 31 dicembre, il disegno romano di escludere la Sardegna dal requisito di disporre di centrali essenziali per la rete elettrica nazionale, privandole della certezza di produrre energia da vendere alla società Terna. Alle centrali siciliane, al contrario, lo status di “essenziali” era stato garantito, con la conseguente certezza che la società di distribuzione Terna avrebbe continuato ad acquistare gran parte della produzione ai prezzi, vantaggiosi, stabiliti dall’Autorità Nazionale per L’Energia. Pericolo scampato, per ora, per le centrali E.On di Porto Torres, Enel Portovesme e Ottana Energia che altrimenti avrebbero prodotto energia elettrica senza la certezza di poterla vendere a Terna. La quale non sarebbe più stata obbligata ad acquistarla, oppure l’avrebbe potuta acquistare a prezzi più bassi e non garantiti come quelli riconosciuti alle centrali siciliane. Era stata la Confindustria sarda a denunciare il rischio corso dal sistema industriale sardo per l’eventuale perdita dell’essenzialità, aggravato dallo svantaggio competitivo derivante dall’essere la Sardegna l’unica regione d’Italia e d’Europa a non avere accesso alle forniture di gas naturale. L’attuale assessore regionale dei Lavori Pubblici Maninchedda, già presidente della Commissione Bilancio – in quota sardista – con la Giunta Cappellacci, aveva rappresentato ad inizio 2013 il pericolo corso, in particolare, da Ottana Energia: “[…] le menti sopraffine che nei momenti difficili pensano a fare affari e affari truccati, hanno messo giù un bel piano in tre mosse per far chiudere la centrale di Ottana. Chi è l’epicentro del complotto contro il nostro piccolo e disastrato centro industriale? Ovviamente Terna. Aiutata da chi? Ma ovviamente dal solito governo italiano nella persona del Sottosegretario Pinocchio De Vincenti. Perché? Perché in Sardegna stanno per giocarsi delle partite importanti nelle quali non si vuole in campo un player indipendente e finanziariamente solido come il gruppo Clivati-Indorama. Perché ora? Perché il governo della Sardegna è debole e il Governo italiano inesistente”. Maninchedda si era spinto persino a parlare di “un capolavoro di perfidia”, e di “marcato odio evidente verso la Sardegna centrale”, attribuendo al Ministero dello Sviluppo Economico e a Terna la qualifica di “miserabili”. Oggi, rispetto all’ignavia della sua giunta in merito non ha nulla da dire? O anche lui è trionfante per il risultato (?) raggiunto dall’assessorato regionale dell’Industria attraverso le “interlocuzioni con Roma” ora che “Pinocchio De Vincenti” non è più Sottosegretario allo Sviluppo Economico ma ricopre l’autorevole incarico di Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri? Basteranno questi mesi alla Giunta Pigliaru per definire le modalità di approvvigionamento di gas naturale per la Sardegna, visto che con una delibera del maggio 2014 aveva dichiarato la volontà di difendere l’essenzialità delle termocentrali sarde fino all’arrivo nell’isola del metano? A proposito, a che punto è il gas? Sempre a proposito, a che punto è la predisposizione del Piano Energetico Ambientale Regionale? Fino a che punto la proroga della essenzialità, che tanta “soddisfazione” fa esprimere all’assessora dell’Industria, riuscirà a coprire i ritardi dei decisori politici nell’elaborazione di un programma di sviluppo energetico utile ai sardi e non solo alle società produttrici di energia elettrica? Dovremo aspettare la fine dell’anno per avere le risposte a queste domande? Chissà se ci dovremo accontentare di una nuova proroga dell’essenzialità delle termocentrali sarde che, si suppone, ci verrà comunicata con grande “soddisfazione”. L’accesso ai servizi energetici e a un’adeguata disponibilità di energia sono requisiti essenziali per lo sviluppo socio-economico, per l’industria, per migliorare la qualità della vita e per soddisfare i bisogni umani fondamentali. Secondo Agenda 21 “L’energia è essenziale per lo sviluppo economico e sociale e per il miglioramento della qualità della vita. Tuttavia gran parte dell’energia nel mondo viene prodotta e consumata con modalità che non potranno essere sostenibili se la tecnologia rimarrà immutata e se le quantità globali cresceranno senza controllo“. Per chiudere in bellezza che risposte ha da dare a Landini il presidente Pigliaru a proposito del destino industriale della Sardegna? Nel suo tour ha denunciato ovunque l’assenza di un qualsiasi progetto di sviluppo industriale dell’isola. Da quel che si capisce, al netto di cassintegrati e disoccupati ormai fuori controllo e delle “soddisfazioni” assessoriali, è di evidenza che non c’è la più pallida idea se l’industria in Sardegna abbia ancora qualche spazio. Tanto vale, come sostiene qualcuno, iniziare ad interrogarsi sul ruolo di alcuni assessorati. Senza, risparmieremo soldi e soprattutto non rimedieremo figuracce a Roma e a Cagliari.
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