Il problema è quello delle regole [di Romano Cannas]
Una parte del PD è diventata, ormai da tempo, un partito di piazza e di governo. È naturale? Secondo me no ma la risposta non può essere banalmente liquidatoria rispetto ad un problema complesso e importante non solo per il PD ma per l’intero Paese. Tento allora di riprendere la bella analisi di Walter Piludu – pubblicata in queste pagine – sul renzismo e più in generale sul ruolo della sinistra oggi in Italia. Da vecchio dirigente del PCI, protagonista non pentito della scissione che portò alla nascita della rifondazione comunista, Piludu – da esterno al PD, come si definisce – critica Renzi (“non mi piace“) ma non condivide la tesi di chi ritiene il PD un partito non più di centrosinistra. Cito ancora Piludu nella parte in cui sostiene che il Partito democratico è potenzialmente scalabile e quindi è la “minoranza interna” che mostra un vistoso deficit di leadership rispetto a Renzi. Vero. Ma il problema, a mio giudizio, è più complesso e ci costringe a ragionare sulle regole che devono garantire la coabitazione sotto lo stesso tetto di esperienze diverse. Questa era la grande sfida di chi voleva mettere insieme, in un nuovo soggetto politico, il meglio della tradizione cattolica , del riformismo socialdemocratico e della cultura laica e liberale. La nuova legge elettorale, appena approvata dal parlamento, a Walter Piludu piace, a me meno. Non mi piace perché credo non basti il doppio turno (“vecchio cavallo di battaglia della sinistra“) per garantire una governabilità rispettosa anche delle minoranze. Questa legge ci consegnerà una Camera di nominati. Sarà verosimilmente Renzi a scegliere i capilista (i garantiti) e i candidati che dovranno essere eletti con le preferenze. Il segretario del PD sarà disposto a garantire la presenza di un’opposizione interna come sempre è stato nella tradizione democratica del nostro Paese? Giorgio Napolitano è stato un avversario di Berlinguer ma il suo ruolo all’interno del PCI non è mai stato marginale. Così come non sono mai stati marginali nella Dc Moro e Andreotti, diversi e distanti, nonostante il loro esiguo peso congressuale. Certo, tutto è cambiato e deve cambiare anche la selezione della classe politica. Il problema, lo ripeto, è quello delle regole, a cominciare da quelle che riguardano le Primarie che sono un vecchio cavallo di battaglia del PD ma che, obiettivamente, si sono rivelate in questi anni uno strumento insufficiente a garantire pari opportunità ai competitori, trasparenza per evitare trucchi e inquinamenti, interferenze da parte di altri partiti se non addirittura da parte della criminalità organizzata, come è accaduto in Campania, in Calabria e persino in Liguria e in altre regioni. “Non basta fare il bene, bisogna anche farlo bene“. Il famoso aforisma di Diderot è stato rispolverato da tanti nei giorni del dibattito sulla legge elettorale. La riforma della scuola e del senato sono ora due banchi di prova importanti sulle intenzioni di Renzi anche rispetto al modello del suo partito. Partito democratico o Partito della nazione? Due modelli molto diversi. Il premier – segretario dialogherà con la sinistra interna e con i sindacati? Un senato di consiglieri regionali, senza poteri veri, privo di contrappesi che limiti il grande potere che la legge elettorale assegnerà al partito vincitore al secondo turno, pone obiettivamente un problema di agibilità democratica. Chi vince governerà e questo va bene. Va meno bene che da solo potrà eleggere il presidente della Repubblica, i giudici costituzionali, i componenti del Consiglio superiore della magistratura. Tutto questo in un panorama politico privo di forze laiche e libertarie capaci, anche da posizioni di estrema minoranza, di condurre battaglie di civiltà. Senza i radicali, i liberali, i socialisti, questo Paese non avrebbe due leggi come il divorzio e l’aborto. Lo sa bene Walter Piludu, malato di Sla, che sta conducendo la sua ultima battaglia politica per una legge sul fine vita che garantisca a chi non ha più prospettive di una vita dignitosa la libertà e la responsabilità di scrivere le ultime pagine della propria vita. Ecco un altro tema sul quale Renzi potrebbe dare un valore aggiunto di sinistra al Pd. Senza dimenticare che al secondo turno dovrà competere o con i 5 stelle di Grillo o con la Lega di Salvini. Due forze antisistema. Anti euro e anti Europa, con toni drammaticamente razzisti e xenofobi.
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