I bambini siriani di Gaziantep (I) [di Maria Vittoria Pericu]
Focus on Syrya – Racconti dal campo. I bambini siriani sono di una meraviglia senza confini. Sono davvero i più bei bimbi che io abbia mai incontrato. A Gaziantep, vicino all’associazione, ne circola un gruppo che ha dai 5 ai 9 anni, quasi certamente, fratelli o parenti stretti. Molto probabilmente vivono tutti insieme, nella stessa casa, visto che molte famiglie, scappate dalla Siria a causa della guerra, prendono in affitto un unico appartamento che poi viene abitato da 3, 4 famiglie o anche di più. I bambini indossano abiti poveri, leggeri, a brandelli. Sono molto sporchi e trasportano dei grandi sacchi in spalla. Ho avuto la fortuna di passare alcune giornate con loro. Siamo andati al parco per girare un video e loro si sono dimostrati degli ottimi attori-protagonisti. Per me è stata una serata davvero magnifica perché i bambini siriani sanno insegnare cosa sia la generosità, la dignità, l’attenzione per il prossimo e la delicatezza dei gesti. Giocano con la stessa gioia dei bambini liberi, giocano con tutta la fame di divertimento che hanno, con tutta l’energia che hanno in corpo. Corrono come trottole, ma si fermano per allacciare con premura le scarpe della sorellina e per infilargliele correttamente se nella velocità di rialzarsi da un capitombolo le ha invertite. C’è una bimba deliziosa, che sembra uscita da un film di Fellini, vestita con calzamaglie a righe bianche e nere che mettono in evidenza un simpaticissimo corpo paffutello, porta ai piedi due zoccoletti colorati, uno diverso dall’altro e ha uno sguardo che “se ne frega di tutto”. Ha una sorellina più grande, di una bellezza rara con capelli così arruffati che sono impossibili da pettinare. Li porta sempre legati. Indossa una felpina color melanzana e un paio di pantaloni grigi. Ha la pelle ambrata, con le guance rosee e un sorriso magnifico. Senza dubbio, è lei il capobanda. Complice non solo l’età, ma anche un carattere di ferro e una grande sensibilità, che rivela quando le si ricorda la sua situazione, come è successo nel baretto del parco. C’è anche il “bambino alternativo” che porta sempre un pesante cappellino beige che lo distingue dal resto del gruppo. E poi c’è il mio preferito, il mio dolcissimo piccolo uomo, che appena mi vede corre da me e non mi lascia più nemmeno per un secondo. E’ come se, con me, si sentisse al sicuro, pieno di attenzioni. Si guarda nelle immagini che ci scattiamo per gioco e si vergogna della macchia grigia che gli riempie la guancia. La copre con la mano, perchè non venga cristallizzata nell’eternità di una foto. I bambini di Siria sono generosi. Se tu gli doni un pane, un dolce o un qualsiasi altro regalo, loro sono pronti a privarsene per condividerlo con chi sta loro vicino. Non si tratta di educazione, ma di un modo di essere, di vivere, di aiutarsi a vicenda, sono sentimenti spontanei. I bambini di Siria, perle scampate alla guerra, sono quanto di meglio questo mondo abbia avuto la fortuna di ospitare. Mi è stato raccontato che le famiglie siriane non sono benvolute in città perché, a seguito del loro arrivo, gli affitti delle case sono fortemente lievitati anche per i turchi. Però tra la popolazione turca c’è chi con generosità e amore dona cibo e aiuti ai piccoli siriani affamati. Ma rimane ancora molta paura. Mentre ero al parco ho visto che molti bambini turchi erano distaccati e diffidenti nei confronti dei loro coetanei siriani, e che non hanno voluto unirsi al gruppo nemmeno per scattare una foto tutti insieme. Ho visto un bambino turco che confrontava le sue scarpe di marca all’ultima moda con quelle luride e distrutte di un bimbo siriano che non ha emesso una sillaba. Allah protegga i nostri bambini di Siria. Per il momento, questo è quanto posso dire.
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Molto poetico. E purtroppo realistico. Complimenti per il racconto, ma anche per aver voluto testimoniare di persona.