Ho visto Faber [di Fernanda Graziani]

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Ieri ho visto Faber in Sardegna & L’ultimo concerto di Fabrizio De André. Film – documentario dove la musica, stupenda e struggente, accompagna la narrazione del rapporto tra Fabrizio De André e quel luogo speciale, l’Agnata. Un’isola, nella sua amata isola di Sardegna. C’è voluta la notte per tornare a casa dopo aver percorso sentieri lussureggianti in compagnia di personaggi che conoscevo di fama.

La “nostalgia mobile“, come la definiva De Andrè, perchè peregrina nei posti amati, è venuta a prendermi e con lei ho attraversato la Gallura, le sue montagne vestite di verde abbagliante o di gelido bianco da cui spuntano inaspettate e maestose rocce dall’aspetto severo e cupo se il cielo è appannato, ridente e gioioso se il sole le accarezza.

La sua Sardegna amata a tal punto da non meritare l’abbandono neppure dopo i 4 mesi di sequestro; la terra dove aveva scelto di vivere cercando caparbiamente di diventare uno di loro imparando a parlare il dialetto stretto, poco avvezzo persino ai locali. Camminando con la musica ho incontrato nella città vecchia, in via del Campo e nelle creuze de mar le puttane del porto di Genova, la moglie di Anselmo, le donne bambine, il pescatore assopito, gli indiani del fiume, Andrea e tutti i derelitti che, grazie all’ amore che De Andrè nutre per loro, assurgono finalmente al ruolo di protagonisti; abitanti di un mondo dove i parametri sociali e le convenzioni precostituite vengono finalmente rovesciati.

Racconto e canto si alternano e quella voce unica, penetrante che arriva a scovare e far emergere le particelle più celate dell’animo spesso anestetizzato dalla più becera e subdola quotidianità. E gli occhi che spillano lacrime a getto inarrestabile, e il silenzio tangibile della sala e l’applauso che, alla fine, ha liberato le emozioni accumulate in due ore di film.

 

 

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