Noi Sardi, dopo le grandi promesse fatte da uomini d’onore, stiamo riprendendo le valigie [di Franco Meloni]
Quasi sempre le promesse fatte in campagna elettorale hanno la consistenza di una folata di vento. Una, che prometteva lacrime e sangue, è stata rispettata. Mai tanto dolore ha accompagnato la difesa di un’idea di civiltà contro la barbarie nazista. Auschwitz, Hiroshima e Dresda hanno segnato indelebilmente il nostro sguardo sul futuro. Churchill ha mantenuto la promessa, e non è stato rieletto. Credo che neanche il Nobel per la letteratura abbia asciugato il suo sbigottito sgomento. Mosè parlava con Dio, ma portando la Legge, ha trovato la tribù che, mormorando, adorava vitelli d’oro. A Gerusalemme un assassino è stato preferito ad un uomo che predicava amore. Cesare ha definito Roma, quando Roma dominava il mondo. Bruto l’ha ucciso, anche se qualcuno dice che Bruto è un uomo d’onore. A Norimberga le parole sono state usate per indicare il bene e il male, e le immagini sono tremendamente attuali. Tutte le volte, e non solo quelle, la folla si esprimeva chiaramente. Ora sono preoccupato perché nelle scritte SPQR, sta per sparire la prima lettera. Non credo sia la cosa migliore, e la complessità del fare leggi può produrre la tentazione per rapide decisioni pericolosamente liberate da ponderate meditazioni. Il tempo deve essere usato per quello che può implicare per le future generazioni, non per una rapida soluzione di problemi contingenti. Che fare leggi e quindi fare politica non sia semplice, dovrebbe essere ricordato ogni giorno. Ma è la seconda lettera P del simbolo scolpito non solo sulla pietra, che permetteva che si potesse dire, dalla Iberia alla Lidia: Cives romanus sum, che mi mette problemi. Ora si lamenta l’esistenza del populismo, come se il Popolo, entità utilizzata da tanti uomini, e tutti sono uomini d’onore, fosse un prodotto platonicamente incorruttibile. Magari indifferente al degrado della cultura, e non quella che si occupa della materia oscura o dell’influenza della teoria della relatività sui primi pittori cubisti, ma piuttosto del meditare la propria umana identità, resa tale dalla presenza degli altri. Abbiamo conquistato il diritto di esprimere liberamente la nostra opinione. Ma questa deve essere costruita e continuamente verificata dall’impegno che proviene dallo studio. E una nazione non può permettere che la Scuola, a tutti i livelli, sia umiliata. Molti uomini, tutti d’onore, hanno parlato di innovazione, sviluppo, competitività e altre caratteristiche che non si possono realizzare se non con un sistema che privilegi la conoscenza, unico modo per ridurre l’indifferenza, e quindi il conseguente razzismo. Se tutti ricordassimo la fatica per affannarci sui gradini della vita, e noi Sardi, dopo grandi speranze, tutte fornite da uomini d’onore, stiamo riprendendo le valigie di cartone per ri-cominciare in terre dove saremo stranieri, forse la difesa della conoscenza, sarà un momento di verifica del nostro grado di umanità. E la conoscenza implica lacrime e sangue.
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