Crisi greca e fondamentali [di Giuseppe Pulina]

Nel profluvio di commenti che hanno seguito il referendum greco, la maggior parte dei quali non ho letto per ovvie ragioni di tempo, mi pare sia mancata la ricerca dei fondamentali intesi, in questo contesto, come quegli elementi del discorso primitivi e incontestabili rispetto al ragionamento che si intende sviluppare.

Premetto che la logica, strumento principe della dialettica, ci dice che soltanto nel caso si
adoperino premesse corrette e operatori altrettanto corretti si ottengono conclusioni corrette, essendo gli altri tre casi (operatori sbagliati con premesse giuste o sbagliate, operatori corretti con premesse sbagliate) forieri di errore. Purtroppo nei pareri, nel migliore dei casi, e nelle opinioni più frequenti e molto meno interessanti, questo principio aureo viene spesso ignorato.

Di cosa parliamo quando ci addentriamo nei fondamentali delle crisi greca? Di soldi, ovviamente. Cosa sono i soldi? Il corrispettivo della fiducia reciproca degli attori di un mercato. Che cosa é un mercato? É un luogo virtuale in cui i soggetti economici operano secondo delle regole. Chi fa le regole? I governi o gli accordi fra i governi. É possibile un mercato senza accordi fra i governi che lo popolano? No. E può esistere una moneta senza un governo nazionale o sovranazionale? No.

Ergo. Se la fiducia nella Grecia non c’é nel sovragoverno della BCE, la Grecia é di fatto fuori dalla moneta. Se si vuole un mercato con regole ad hoc per ciascuno degli operatori, questo non é un mercato. Se ci chiediamo perché in Europa manca un sovragoverno, la risposta é che Regno Unito (che non é nell’euro,ma ci guadagna) e Francia hanno interessi strategici sovranazionali di carattere militare a cui non rinunceranno per una cessione di sovranità ad un sovragoverno che includa la Germania.